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Arte fuori dall'arte

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:00
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CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe

Edito da Postmedia books, esito di un omonimo convegno promosso da tre atenei - Cattolica, Università di Parma e Sapienza -  il libro “Arte fuori dall'arte” riporta gli incontri e gli scambi tra arte e società degli anni settanta, evidenziando processi, evoluzioni e fallimenti di una militanza che mise in discussione le strutture profonde della società. Resta una questione: cosa rimane di quella visione utopica e di quella tensione conoscitrice e creatrice che dell'utopia è propria?


Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo. Se questo vale come postulato, oltre che per luoghi, anche per tempi differenti, il ricco contributo critico offerto da “Arte fuori dall'arte”, ci aiuta a rileggere il passato alla luce delle emergenze contemporanee, a capire cosa resta di quella eredità e, tra corsi e ricorsi, a comprendere alcune tendenze della pratica artistica contemporanea, nella sua indagine sul sociale, nello spazio urbano e nella sfera pubblica, nella sperimentazioni collaborative e nell'attitudine – reale o strumentale – partecipativa.

Il libro “Arte fuori dall'arte” - a cura di Cristina Casero, Elena Di Raddo, Francesca Gallo - è una raccolta di saggi che nasce dall' omonimo convegno del 2016 promosso da Università Cattolica, Università di Parma e Università Sapienza con l'associazione ArtCity Lab e che ci porta ad attraversare la penisola, con qualche digressione internazionale, e ad esplorare le molteplici sfaccettature delle pratiche che caratterizzano le ricerche artistiche degli anni Settanta, che escono “fuori” invadendo lo spazio urbano.

Attraverso convergenze e intrecci tra mondo dell'arte e società, gli anni '70 sono il periodo in cui gli artisti sentono la necessità di capovolgere il tradizionale modo di porsi dell'arte in rapprto alla collettività, ove raffrontarsi con la società significava mettere in discussione sia le struture insite al processo stesso, sia le problematiche interne (il mercato, il sistema) ed esterne al campo dell'arte.
Si sviluppa una riflessione critica da parte di artisti, critici, curatori, attivisti sui ruoli, i processi le funzioni dell'arte nella società. Uno sforzo collettivo – che assume una pluralità di declinazioni e sfumature – che da una parte tenta di individuare un linguaggio adatto a ripensare l'agire artistico nella lettura delle istanze emergenti dal contesto sociale, e dall'altro ne è spinta trasformativa e propulsiva stessa, motore realizzativo.
La fusione arte e vita, di memoria futurista, si arricchisce di una connotazione radicale che porta l'artista ad agire come «operatore estetico», riprendendo la fortunata definizione di Enrico Crispolti.
Un sollecitatore, un provocatore di partecipazione, “una partecipazione entro la quale si realizza il processo (ed eventualmente anche l’oggetto) dell’operatività estetica, superando l’antitesi tra creazione (e ricerca) e mediazione”.
Una figura ibrida tra artista, operatore culturale, intellettuale che concepisce l’arte come un sistema di relazioni sociali, operando nella terra del quotidiano, che non è più appannaggio della tecnica (o della teoria) bensì della tattica.
Un concetto che richiama quell’idea di mètis cantata da Omero e incarnata dal prode Odìsseo e che gli artisti praticano in risposta alle tendenze riformatrici del tempo e per la creazioni di soggettività critiche, per una controrisposta.
Un aspetto che il libro affronta mettendo in rassegna una molteplicità di casi che, in più direzioni, rivelano l'attitudine collaborativa di quegli anni in cui azione collettiva, partecipazione sociale dal basso e contestazione erano parte di un vocabolario comune per la creazione di un nuovo immaginario sociale.

Dall'occupazione dello spazio pubblico all'utilizzo di nuove forme espressive e performative, dall'editori radicale all'utilizzo della scrittura come immagine  - dalle affissioni all'arte postale - per una controinformazione, dalla critica ai sistemi educativi e culturali istituzionali, le pratiche artistiche e le azioni narrate nel testo incarnano un pensiero alternativo rispetto al sistema ufficiale che faceva della militanza artistica uno strumento di lettura e trasformazione dei rapporti socio-spaziali dominanti. Una forte volontà di protagonismo sociale che muove dalla contestazione di un principio autoritario e dal desiderio di partecipazione nelle dinamiche di trasformazione del reale dove estetico e politico si intrecciano.
Un'arte politica dunque – nel suo senso etimologico – che destabilizza i criteri del linguaggio artistico stesso, destruttura e si riappropria, tra secolarizzazione e rivoluzione come ricorda il testo di Marco Rizzi, dell'ambiente come sociale per la costruzione di una socialità attraverso l’arte, come richiama alla memoria la Biennale di Venezia 1976. Un desiderio di autogestione culturale e di protagonismo creativo che lascia presagire un moto di rinnovamento, di rivoluzione.

“Arte fuori dall'arte”, riportando gli incontri e gli scambi tra arte e società degli anni settanta ed evidenziando processi, evoluzioni e fallimenti di una militanza che metteva in discussione le strutture profonde della società, ci invita ad una riflessione: cosa rimane di quella visione utopica e di quella tensione conoscitrice e creatrice che dell'utopia è propria? Come quelle esperienze dalla spinta rivoluzionaria hanno influenzato l'arte di oggi?

Dopo un repentino abbandono e l’inizio di una nuova stagione edonistica negli anni ’80, il rapporto tra arte e sfera pubblica e società torna con vigore negli anni ’90, per riposizionarsi oggi al centro di un dibattito in cui la relazione con il p/Pubblico sembra essere conditio sine qua non.
Il rapporto arte-spazio pubblico-territorio sembra essere al centro della produzione culturale attuale, soprattutto quella legata ai centri di produzione indipendente e che solo di rimbalzo – se va bene - entra nel sistema dell'arte. Sperimentazioni che nascono da artisti, da operatori culturali, da operatori territoriali e dall'interazione tra tutti questi in risposta – tra l'altro – ad un sempre crescente numero di opportunità – anche economiche  – offerte dal terzo settore non profit. Proliferano bandi e concorsi in cui imperano le parole audience engagement, partecipazione, co-progettazione, rigenerazione di spazi urbani, rigorosamente condivisi, per città sempre più smart, che stimolano ed impongono una progettualità da monitorare, valutare, rendicontare. Progettualità che però troppo spesso mancano di una continuità e che troppo poco incontrano le politiche.

Se è indubbio che le esperienze nate tra la fine dei '60 e i '70 hanno avuto una grande influenza sull'attuale modo di pensare e praticare l'arte, rispetto alla vocazione politica e sociale di quegli anni, caratterizzata da esperienze provocatorie ed estemporanee dalla natura fortemente utopica, le pratiche artistiche attuali sembrano percorrere utopie più praticabili e, forse, vie pacatamente più rassicuranti e sicure.
Un ridimensionamento ideologico che alla provocazione sembra preferire una costruzione costante e ibrida che, situandosi e agendo nei territori e interagendo con le comunità, concorrono ad attivare processi di costruzione territoriale. Alla tensione utopica e immaginifica sembrano sostituirsi solide realtà.
Il tempo ci dirà quanto. Fra qualche anno forse un nuovo libro racconterà gli incontri e gli scambi tra arte e società negli anni duemilaventi. Ma il battito d'ali dell'arte di oggi sarà in grado di provocare un uragano nel 2070?

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Arte fuori dall’arte
Incontri e scambi fra arti visive e società negli anni Settanta
a cura di Cristina Casero, Elena Di Raddo, Francesca Gallo
postmedia books 2017
300 pp. 106 ill. bn
euro 26

Il libro “Arte fuori dall'arte” contiene i contributi critici di: Ginevra Addis, Luca Avanzini, Federica Boragina, Anna Caputi, Cristina Casero, Sara Catenacci, Elena Di Raddo, Elena Drovandini, Matteo Fochessati, Sara Fontana, Francesca Gallo, Laura Iamurri, Caterina Iaquinta, Katharina Jesberger, Elisabetta Longari, Jennifer Malvezzi, Chiara Mari, Gianluca Marinelli, Vittoria Martini, Paola Nicolin, Luca Palermo, Raffaella Perna, Lidia Piccioni, Alessandra Pioselli, Francesco Poli, Marco Rizzi, Marco Scotini, Marta Seravalli, Carla Subrizi, Carlotta Sylos Calò, Stefano Taccone, Bianca Trevisan, Christian Uva, Daniela Voso, Anna Zinelli.