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Viaggio nella Puglia dai «Bollenti spiriti»

  • Pubblicato il: 15/07/2015 - 18:33
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CONSIGLI DI LETTURA
Articolo a cura di: 
Andrea Archinà

Un libro racconta 100 storie di giovani pugliesi che hanno avviato le loro attività attraverso le azioni del programma che ha puntato sull’innovazione sociale come grande motore di sviluppo

 
 
 
Giovani e innovazione: un binomio troppo spesso considerato inscindibile e scontato, ma non ancora adeguatamente supportato da politiche adeguate. Un’esperienza in controntendenza è quella di «Bollenti Spiriti», il programma per le politiche giovanili nato in Puglia nel 2005 e diventato in dieci anni un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di startup e innovazione sociale. L'iniziativa è nata dall’Assessorato regionale alla Trasparenza e Cittadinanza attiva, con il proposito trasformare i giovani da problema da «sistemare» a grande risorsa sociale su cui investire. Si tratta del primo intervento di politiche giovanili nella storia della Regione, che fino ad allora non aveva alcuna tradizione in materia. Si tratta di un investimento complessivo di 70 milioni di Euro suddivisi in due iniziative: Laboratori Urbani destinato al recupero di 148 edifici abbandonati e Principi Attivi che ha avviato 780 progetti giovanili. Un programma di infrastrutturazione socioculturale, premiato in Europa come politica d’avanguardia in grado di generare nuova economia e ricaduta occupazionale.
Oggi un libro e otto cortometraggi raccontano 100 testimonianze di giovani che hanno realizzato il loro sogno attraverso il programma. Due strumenti tangibili che si affiancano alla piattaforma web creata ad hoc per comunicare e promuovere i progetti.
Ne parliamo con Annibale D'Elia, dirigente dell'Ufficio Politiche Giovanili della Regione Puglia e promotore del programma.
 
 
 
Come nasce l'idea del progetto di storytelling del programma Bollenti Spiriti?  Un bel modo per celebrare i 10 anni di operatività restituendo testimonianze dirette di chi ne ha fatto parte.
Realizzare Generazione Bollenti Spiriti è stata una scelta naturale. Abbiamo passato 10 anni immersi nelle storie e nei progetti di migliaia di ragazze e ragazzi pugliesi. Abbiamo pensato fosse arrivato il momento di far conoscere queste storie a quante più persone possibile.
L’idea di dare voce ai protagonisti, invece, non è una novità. Per comunicare Bollenti Spiriti abbiamo sempre raccolto le testimonianze dei giovani che stavano materialmente realizzando i progetti. Ma, fino ad oggi, avevamo usato quasi esclusivamente il web e i BarCamp.
Sul sito del programma (http://bollentispiriti.regione.puglia.it) c’è una mappa interattiva e un blog collettivo con oltre 8.000 post. A marzo 2015 abbiamo realizzato la settima edizione del Bollenti Spiriti Camp a cui hanno partecipato più di 170 espositori e oltre 10.000 visitatori.
Questa strategia ci ha permesso da un lato di entrare in contatto a basso costo con una grande quantità di persone; dall’altro di diventare una piattaforma a disposizione di tutti i giovani pugliesi in cerca di ispirazioni e collaborazioni. Ma non basta.
Sono ancora in molti, sia giovani che amministratori che cittadini in genere, a pensare che Bollenti Spiriti sia un finanziamento per startup o ad un sussidio per l’imprenditorialità giovanile. Per questo abbiamo deciso di realizzare 8 piccoli documentari e un libro per raggiungere un fetta più ampia di opinione pubblica. Volevamo comunicare le politiche giovanili della Puglia non come un finanziamento ma come un motore di cambiamento. Attraverso le storie, i volti e le voci dei protagonisti proviamo a raccontare che impatto ha avuto Bollenti Spiriti sulla vita dei giovani coinvolti, ma anche sui luoghi e nelle comunità dove i progetti sono stati realizzati.
 
L’unica difficoltà è stata decidere quando smettere di scrivere e mandare il libro in stampa. Ogni volta che pensavamo di aver finito, succedeva sempre qualcosa di nuovo da aggiungere al racconto: un premio internazionale, un brevetto, un cambio di rotta improvviso, un progetto che ne generava un altro. Anche adesso, pochi giorni dopo l’uscita della pubblicazione, ci sono nuove bellissime storie che meriterebbero di essere raccontate.

 
Per esempio?
Proprio in questi giorni i ragazzi di Cime (www.facebook.com/cimedirave.puglia), nati con Principi Attivi 2008, hanno portato a Bari World Press Photo (www.worldpressphotobari.it), la mostra di fotogiornalismo più importante del mondo. Non solo è stata interamente organizzata a spese loro, senza contributi pubblici, ma nell’allestimento sono state coinvolte altre realtà nate con Bollenti Spiriti come Pigment Workroom (www.pigment-wr.com) per gli interventi di arte pubblica, BiGood (www.bigood.it) per il catering bio e Inuit (www.progettoinuit.it) per il multimedia. Un vera alleanza tra giovani realtà che, unita al talento del bravissimo designer barese Vittorio Palumbo, ha prodotto risultati straordinari.
 
Sempre questa settimana, quattro giovani cooperative pugliesi tra cui gli ex principi attivi di Reharwareing (www.rhw.coop) hanno presentato Quda (www.quda3d.it). Si tratta di una stampante 3D con un ottimo rapporto tra qualità e prezzo che sarà distribuita nel circuito Ipercoop. Il dato più interessante è che si tratta del primo prodotto hardware open source ad approdare sugli scaffali della grande distribuzione organizzata.
Ancora: i ragazzi di Get Easy Bike (www.geteasybike.it) con Principi Attivi hanno sperimentato un bike sharing peer to peer al Politecnico di Bari. In queste ore sono a Milano tra i 10 finalisti del premio Edison Pulse, selezionati tra le migliori startup d’Italia in tema di sviluppo del territorio ed energia.
Di storie così ne raccogliamo ogni giorno. Piccoli o grandi successi che le realtà nate con Bollenti Spiriti raggiungono da soli, senza alcun sussidio pubblico. Il nostro unico merito è stato sostenere questi progetti nel momento più difficile, quando erano solo idee sulla carta proposte da gruppi informali di giovani senza garanzie e senza fatturato.
È una barriera che frena moltissime energie. Tutti chiedono qualità ed esperienza, ma se nessuno consente ai giovani di iniziare, come possono maturare l’esperienza che gli viene richiesta? Un paradosso tipico delle nuove generazioni, soprattutto nel nostro Paese.
 
 
L'articolazione del racconto è scandita da tappe in 50 città e lungo i 900 km di una Puglia che non ti aspetti cosi lunga. Avete scelto di raccontare un territorio a partire dai progetti che l’hanno vista cambiare e crescere in questi anni? È anche un modo per rimarcare che non si possono attuare politiche innovative senza partire dalle caratteristiche proprie del territorio destinato ad ospitarle?
Assolutamente sì. Da un lato raccontiamo “una generazione che cerca alternative”. Dall’altro, “una regione che cambia”. Questa è l’essenza di Bollenti Spiriti.
 
Anche la metafora del viaggio è stata una scelta abbastanza ovvia, partendo proprio dalla nostra esperienza diretta. Siamo uno staff di 10 persone e, per quanto possibile, cerchiamo di seguire l’evoluzione del progetti lì dove si svolgono.
L’abbiamo percorsa più e più volte, la nostra lunghissima Puglia. Questo ci ha consentito di vedere i problemi, le difficoltà, ma anche il cambiamento con i nostri occhi: i ruderi che diventano spazi per i giovani, i ragazzi che prendono consapevolezza delle proprie capacità, le idee che diventano imprese, i progetti che trasformano la vita di un quartiere o di una piccola comunità.
 
Abbiamo immaginato un viaggio attraverso i luoghi, invece che un catalogo per tipologia di progetti, per rappresentare anche un’altra caratteristica peculiare di Bollenti Spiriti: l’assenza di rigide suddivisioni tra settori di intervento o forme giuridiche. Molte politiche per i giovani ripropongono ancora un mondo segmentato: profit da una parte e non profit dall’altra; startup per gli “smanettoni”; laboratori artistici, concerti e graffiti per tutti gli altri. Come se la capacità d’azione dei giovani dovesse sempre limitarsi ai siti web o al rock’n’roll.
Con Generazione Bollenti Spiriti abbiamo cercato di raccontare la grande biodiversità di questo giovane ecosistema. Non solo arte e cultura, non solo startup digitali ma anche agricoltura, solidarietà, architettura, mobilità, ristorazione, design.
Spesso i progetti propongono mix originali tra settori tradizionalmente separati e scelgono forme organizzative ibride e leggere, un po’ associazione e un po’ impresa for profit.
Altri due tratti comuni a molte esperienze sono la sensibilità spiccatissima verso il tema della sostenibilità ambientale, e il rapporto forte e consapevole con il contesto nel quale operano.
I giovani della Generazione BS non vorrebbero essere in California, a Londra o a Berlino, anzi talvolta è proprio da lì che tornano. Conoscono il mondo, un po’ se lo portano dietro, cercando di trasformare le peculiarità e anche i problemi del proprio territorio in una risorsa strategica. Siamo lontani dal nomadismo dei giovani startupper che cercano, ovunque nel globo, il posto più interessante e connesso dove far crescere il proprio business.
 
Pochi giorni fa Albo Bonomi sul Sole 24 Ore (http://goo.gl/i1rprx ) ha parlato delle peculiarità del Modello Puglia: una giovane economia leggera, basata su innovazione sociale, creatività e turismo, che non si concentra nelle città ma è diffusa sul territorio; connessa alle grandi reti della conoscenza globale ma ben radicata nel proprio passato contadino. È una osservazione che mi ha molto colpito. Sono andato a riascoltare le interviste raccolte negli 8 cortometraggi di Generazione Bollenti Spiriti. Una delle parole più ricorrenti è “terra”. I ragazzi dicono: “voglio investire nella mia terra”, “ho deciso di restare o di tornare nella mia terra”.
Certo, questi talenti con le radici rappresentano un regalo ma anche una sfida per gli anni a venire. Abbiamo avviato un processo ma ora bisogna creare le condizioni perché queste energie possano emergere, moltiplicarsi e dare frutti.
 
 
100 storie su 780 progetti nati con Principi Attivi e oltre 100 Laboratori Urbani. Scelta non casuale immagino. Sulla base di quali criteri è stata fatta la selezione e la costruzione degli otto itinerari?
Come abbiamo scritto nel libro, queste 100 storie non sono necessariamente le migliori, né le più famose. Uno degli obiettivi che ci siamo posti era sfatare alcuni miti sui progetti nati con Bollenti Spiriti.
 
Per prima cosa, abbiamo scelto di andare oltre la dimensione “straordinaria”. In questi anni, dopo molta diffidenza, Bollenti Spiriti ha fatto breccia nell’opinione pubblica grazie a avventure davvero fuori dal comune come quella degli ex principi attivi di Blackshape Aircraft (www.blackshapeaircraft.com), che a Monopoli costruiscono aeroplani in carbonio venduti in tutto il mondo, o del Laboratorio Urbano Ex Fadda di San Vito dei Normanni (www.facebook.com/exfadda), uno dei centri di innovazione sociale più famosi d’Italia nato dal recupero di un ex stabilimento vitivinicolo abbandonato. Storie di così grande successo hanno contribuito a far passare l’idea di un programma che serve solo ai più bravi, ai fuoriclasse, quelli con un’idea geniale.
Attraverso Generazione Bollenti Spiriti, invece, volevamo raccontare anche storie normali di ragazzi pugliesi che partecipano in molti modi allo sviluppo della propria regione: portando innovazione, brevettando prototipi ma anche prendendosi cura di una piazza, riaprendo un museo chiuso, immaginando nuovi servizi per i disabili, ridando vita ad un capannone abbandonato in periferia o aprendo uno spazio sociale in un piccolo paese dove non c’era né un cinema e né un teatro.
 
Seconda cosa: abbiamo scelto solo progetti che hanno superato la fase di avvio, sostenuta dal nostro piccolo contributo economico, e oggi camminano sulle proprie gambe. I dati sul monitoraggio a cinque anni dal finanziamento mostrano come solo una piccola parte delle esperienze si interrompa dopo che i soldi pubblici sono finiti. Tutte le altre continuano in varie forme, per prove ed errori, a volte diventando imprese vere e proprie capaci di creare lavoro e attrarre investimenti. Penso alla giovane casa editrice Liberaria (www.liberaria.it), nata come associazione e poi diventata impresa dopo un “giro di prova” finanziato con Principi Attivi, al ristorante narrativo Fourquette (forkinprogress.it/fourquette) che lavora sul rapporto tra generazioni nel centro storico di Foggia o alla cooperativa Nobili Pasticci (www.nobilipasticci.it) di Lecce che propone un connubio tra gastronomia, storia e cultura. Tutte realtà nate nel pieno della crisi e che stanno mostrando una grande capacità di resistenza e adattamento.
Raccontando da dove sono partite e dove stanno andando, spieghiamo come può avvenire in concreto il passaggio dalla prima sperimentazione ad una fase più matura.
 
Terzo criterio: siamo andati in cerca di storie di trasformazione. Progetti nati da un’idea che, strada facendo, ne hanno elaborate altre cento. Come i giovani architetti di Parco Paduli (www.parcopaduli.it), che hanno iniziato da studenti a lavorare su un territorio del sud Salento e a breve saranno a Strasburgo a rappresentare tutta l’Italia nel Premio sul Paesaggio del Consiglio d’Europa. O i giovani attivisti di Canapuglia (www.canapuglia.it ) che nel 2011 hanno piantato il primo seme di Canapa Sativa in un campo dimostrativo a Conversano. Oggi possono dire di aver contribuito a rendere la Puglia la prima regione per coltivazione di Canapa in Italia.
 
Tutte queste storie dimostrano che dei giovani normali posso realizzare cose eccezionali. L’importante è incoraggiarli invece che tenerli, come al solito, fuori dalla porta.
 
 
Due parole sui sette film maker, anche loro nati con Bollenti Spiriti. Un valore aggiunto non da poco nella narrazione delle storie.
Quando abbiamo immaginato una campagna di storytelling su Bollenti Spiriti, la cosa a cui più tenevamo è che venisse fuori un racconto sincero. Il rischio stereotipo - giovani talenti dalle idee geniali - era dietro l’angolo. Nello stesso modo, volevamo evitare ogni rappresentazione del territorio in versione cartolina. Le storie della Generazione Bollenti Spiriti sono anzitutto storie di passione ma anche di rapporti difficili con i contesti e di grande, grandissima fatica. Abbiamo pensato che gli unici narratori in grado di raccontare tutto questo fossero giovani pugliesi che avevano fatto parte in prima persona di questa stagione e di questa generazione. Per questo non solo i video maker, ma anche i grafici, i fotografi e i web designer che hanno realizzato il libro e il sito Generazionebs.it, hanno fondato le loro organizzazioni con Bollenti Spiriti. E, dopo qualche dubbio iniziale, abbiamo deciso di lasciare loro totale libertà creativa. Crediamo sia stata una scelta vincente, molto lontana dai dogmi della comunicazione pubblicitaria tradizionale in stile “immagine coordinata”.
Bollenti Spiriti è fatto di tante persone e tante cose differenti. Sarebbe stato impossibile scegliere un unico registro per rappresentarle tutte. Per questo ci piace molto che ogni singolo cortometraggio racconti un territorio e le sue storie con uno stile completamente diverso dagli altri. La vita dei bollenti spiriti pugliesi non è rose e fiori, così come in Puglia non c’è sempre il sole. Per dire: uno dei corti più intensi si chiama “L’arte delle idee” ed è ambientato in Salento durante un giorno di pioggia.
 
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