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In viaggio col Nobel

  • Pubblicato il: 06/08/2015 - 00:09
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Articolo a cura di: 
Alice Pellegatta

Al termine del Social Enterprise World Forum, che quest'anno si è tenuto a Milano, il Nobel che inventò il microcredito, Muhammad Yunus, si è messo a disposizione di giovani desiderosi di scoprire i segreti del successo del social business. Il viaggio Milano - Napoli, ultima tappa del SEWF, è stato un’ottima occasione di conversazione.

Tra i giovani ‎ci sono imprenditori, studenti, tutti aspiranti change-maker, appassionati e curiosi di condividere idee su come utilizzare gli strumenti imprenditoriali per risolvere i problemi che affliggono la nostra società, a livello locale e globale.

Il concetto di social business coniato da Yunus consiste, infatti, nella creazione di vere e proprie imprese che commercializzano prodotti o servizi in grado di risolvere un problema umano.‎ Il profitto è dunque perseguito, ma interamente reinvestito nell'attività. La sola differenza resta dunque legata alla redistribuzione degli utili, che, nella sua visione, non è permessa (ma che in altre versioni del social business è invece contemplata con appositi limiti). Questo con lo scopo di preservare il fine sociale ed evitare che venga cannibalizzato dal perseguimento dell'interesse personale.

L'esempio di Yunus è incoraggiante‎, da quando iniziò negli anni '70 a prestare pochi spiccioli alle persone povere ma volenterose ai molteplici e giganteschi social business avviati in tutto il mondo in partnership con le maggiori corporations attive su questi temi. É incoraggiante anche per il suo evidente carisma, la sua forte energia contagiosa che resta però sempre giocosa e umile, come un nonno saggio che ti indica la via con determinazione e generosità.

Yunus possiede indubbiamente alcune qualità che lo rendono un uomo in grado, alla sua età, di ispirare migliaia di giovani. Ne vediamo alcune.

É un sorprendente problem solver, che a domande inaspettate riesce sempre a rispondere con estrema chiarezza, lucidità e semplicità: visionario e sintetico allo stesso tempo. Il coraggio di fare il primo passo traspare dalle sue parole con tutta l'energia che un po' di sana incoscienza richiede, che non è altro se non un’immensa determinazione a raggiungere il proprio obiettivo. No matter what.

A questo proposito, ad una domanda sui fallimenti risponde che fare business significa fallire molte volte prima di vincere. Ed é proprio in questo che consiste il rischio che il vero imprenditore si prende in carico. Tuttavia, noi giovani abbiamo la forza per non abbatterci al primo ostacolo, per provare e riprovare, e i problemi della nostra società e del nostro pianeta oggi sono grandi abbastanza per garantirci forti motivazioni a non mollare. No matter what.

Yunus è a volte anche provocatore‎: ad un suo amico che si lamentava della mancanza di lavoro rispose di smetterla di essere un cercatore di lavoro, bensì di diventare un creatore di lavoro. A partire dall'identificazione di un bisogno, dove c'è un prodotto o servizio‎ che qualcuno non può permettersi, lì si apre un intero mercato per le imprese (sociali) che sapranno coglierne l'opportunità. E in questo modo creeranno anche nuovi posti di lavoro. In un momento in cui le imprese tradizionali faticano a offrire posti di lavoro, Yunus, ripensando al sistema di allocazione dei talenti oggi, sprona i giovani a recuperare l’entusiasmo dell’imprenditorialità.

Per raccogliere la sfida è necessario lanciare il cuore al di là dell’ostacolo, con perseveranza e una chiara visione dell’obiettivo da raggiungere. Ai giovani serve dunque una esemplare creatività, coraggio ed energia per non mollare quando, per citare l’Enciclica papale, i loro tentativi saranno visti come “disturbi provocati da sognatori romantici”. *

Gli stessi giovani avranno però bisogno anche del supporto di due elementi: la tecnologia e i capitali. I cosiddetti “nativi digitali” sono arrivati in un’epoca in cui gli strumenti tecnologici sono in dotazione ed in cui il modo di ragionare già include le potenzialità tecnologiche: basterà loro avere una buona idea e troveranno sicuramente qualcuno che saprà aiutarli nell’implementazione tecnica. Per quanto riguarda i capitali, invece, siamo agli albori dell’era della “nuova finanza”, quella dei “capitali pazienti”, dell’impact investing con i suoi potenziali venti miliardi di euro come potenziale giro d’affari in Europa, ma anche dei social (impact) bond, del crowdfunding, etc.

Ma, soprattutto, Yunus si è dimostrato un “ispiratore”.
Più di tutto, infatti, abbiamo bisogno di credere: credere che sia sempre possibile, soprattutto in questo mondo che, col suo cinismo, non crede più a nulla, nemmeno ai suoi giovani.
Abbiamo bisogno di sognatori e problem solver, come lui.

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* «Laudato si’»n. 54

http://angtv.mtv.it/2015/07/09/un-viaggio-unico-con-il-premio-nobel-yunus/

Alice Pellegatta
Lavora nell’ambito della CSR, sia in Italia sia all’estero, con un particolare interesse per le forme ibride tra mondo corporate e terzo settore. Fin dai tempi dell’università è affascinata dal tema delle imprese sociali: le idee innovative per risolvere problemi umani e la loro incubazione, i meccanismi di funzionamento e le figure professionali che ne costituiscono il primo motore.
Passione: “prendersi cura del mondo”, attraverso la diffusione di pratiche di consapevolezza (e bellezza), di cui le imprese sociali sono un valido esempio.