Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Una pakistana tra Giacometti e Alien

  • Pubblicato il: 17/02/2012 - 09:44
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi, da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012
Huma Bhabha

Reggio Emilia. Huma Bhabha, artista nata nel 1962 nella città di Karachi, espone dal 12 febbraio al 15 aprile nella rassegna «Players» alla Collezione Maramotti: la pakistana è l’erede di autori che praticarono l’assemblage, quali Guston, Alberto Giacometti o Picasso, ma guarda con interesse anche all’antichità preclassica e agli anonimi autori dei Kouroi greci. Bhabha porta a Reggio sei sculture (nella foto, «Count», 2006) realizzate nella metà degli anni Novanta insieme ad altrettanti disegni realizzati per questo appuntamento. La figurazione che i lavori propongono ha al centro la testa umana, decostruita e in qualche caso idealmente scarnificata. Per questo tra i suoi modelli si possono citare l’arte etnografica, la fantascienza (soprattutto il tanto amato Philip K. Dick), le maschere carnevalesche e quelle del teatro indiano, la figurazione espressionista e alcuni fumettisti della Marvel. È la stessa artista a ricordare da dove derivano le sue teste dipinte e disegnate: «Ho visto “Star Trek” da bambina e dopo sono stata influenzata da “2001: Odissea nello spazio”. Poi, mano a mano che il mio lavoro si sviluppava e mi rendevo conto che esso aveva affinità con i film di David Cronenberg o quelli della serie “Alien”». I disegni realizzati a inchiostro evidenziano inoltre la scelta di realizzare ritratti tecnologici di creature percepibili come preumani.
Alla Maramotti, a partire dal 26 febbraio, è esposta anche l’installazione di Kaarina Kaikkonen «Are We Still Going On?» appositamente pensata per l’ex fabbrica di Max Mara oggi sede della Collezione: si compone di due strutture simmetriche che evocano lo scheletro di una grande barca.

© Riproduzione Riservata

da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012