Una pakistana tra Giacometti e Alien
Reggio Emilia. Huma Bhabha, artista nata nel 1962 nella città di Karachi, espone dal 12 febbraio al 15 aprile nella rassegna «Players» alla Collezione Maramotti: la pakistana è l’erede di autori che praticarono l’assemblage, quali Guston, Alberto Giacometti o Picasso, ma guarda con interesse anche all’antichità preclassica e agli anonimi autori dei Kouroi greci. Bhabha porta a Reggio sei sculture (nella foto, «Count», 2006) realizzate nella metà degli anni Novanta insieme ad altrettanti disegni realizzati per questo appuntamento. La figurazione che i lavori propongono ha al centro la testa umana, decostruita e in qualche caso idealmente scarnificata. Per questo tra i suoi modelli si possono citare l’arte etnografica, la fantascienza (soprattutto il tanto amato Philip K. Dick), le maschere carnevalesche e quelle del teatro indiano, la figurazione espressionista e alcuni fumettisti della Marvel. È la stessa artista a ricordare da dove derivano le sue teste dipinte e disegnate: «Ho visto “Star Trek” da bambina e dopo sono stata influenzata da “2001: Odissea nello spazio”. Poi, mano a mano che il mio lavoro si sviluppava e mi rendevo conto che esso aveva affinità con i film di David Cronenberg o quelli della serie “Alien”». I disegni realizzati a inchiostro evidenziano inoltre la scelta di realizzare ritratti tecnologici di creature percepibili come preumani.
Alla Maramotti, a partire dal 26 febbraio, è esposta anche l’installazione di Kaarina Kaikkonen «Are We Still Going On?» appositamente pensata per l’ex fabbrica di Max Mara oggi sede della Collezione: si compone di due strutture simmetriche che evocano lo scheletro di una grande barca.
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