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Una mostra per taglie forti

  • Pubblicato il: 29/07/2011 - 11:01
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
Mimmo Rotella

Milano. Appena chiusa la mostra «Man Ray. The Fifty Faces of Juliet», che esibiva la raccolta di cinquanta fotografie scattate tra il 1941 e il 1955 da Man Ray alla splendida moglie, Juliet Browner, alla Fondazione Marconi si sta preparando la rassegna con cui si aprirà la nuova stagione: dal 22 settembre al 9 novembre andrà in scena una selezione di lavori degli artisti da sempre rappresentati da Giorgio Marconi, scelti e accostati in virtù delle sole loro dimensioni, sempre oversize. La mostra si intitola «Grandi opere... Grandi» ed è stata voluta da Giorgio Marconi per soddisfare una sua passione. Lo spiega lui stesso: «Sono sempre stato affascinato dalle opere di grande formato, e talvolta di grandissimo. È come entrare nell'opera. Pensavo di fare un “museo di Grandi opere”. Sono passati cinquant'anni... chissà. “Grandi opere”, ma anche opere di qualità».

Il percorso occuperà tutti e quattro i piani della palazzina di via Tadino e i lavori esposti non misureranno meno di due metri, ma saranno scelti anche per il significato che hanno rivestito o rivestono nel itinerario del loro autore. A contendersi la scena saranno Valerio Adami, Enrico Baj, Gianni Colombo, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Antonio Dias, Lucio Fontana, Hsiao Chin, Louise Nevelson, Giulio Paolini, Gianfranco Pardi, Arnaldo e Giò Pomodoro, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Tadini, Giuseppe Uncini, Franco Vaccari, William Wiley... ma anche Davide Benati, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Bruno Ceccobelli, Piero Dorazio, Marcello Jori, Gianfranco Maraniello, Michelangelo Pistoletto, Aldo Spoldi, Joe Tilson e Lee Ufan.

Un elenco di nomi di punta dell'arte, non solo italiana, dell'ultimo cinquantennio, che da solo denuncia la vera forza di questa fondazione: essere l'emanazione diretta del lavoro di una personalità di prim'ordine come Giorgio Marconi, vero trend setter della nostra arte a partire dagli anni Sessanta, e poter contare quindi sulle opere, tutte sceltissime, che possiede e sulla collaborazione costante degli artisti o delle loro famiglie.

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