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Strategia Nazionale Aree interne e terremoto: da disastro a opportunità?

  • Pubblicato il: 15/11/2016 - 02:10
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Rosaria Mencarelli

SPECIALE AREE INTERNE. Dal 24 agosto scorso una larga parte dell’Italia centrale tra Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio si trova a dover ripensare la propria esistenza e a riprogettarne la ricostruzione. Sono le aree colpite dal sisma, quelle dentro il “cratere”, in molti casi parti di territori dove è (o era?) in corso la partecipazione alla Strategia Nazionale Aree Interne.

L’eco mediatica che fin dall’inizio delle sciame sismico ha fornito la cronaca quotidiana della devastazione in atto si sta ora sempre più focalizzando sugli aspetti della ricostruzione e ripresa delle attività produttive e dei servizi.
Ma riflettere sulla SNAI non può prescindere da questo evento, che interessa sostanzialmente un’unica, grande, area interna. Se la Strategia, al suo nascere e nei primi anni di applicazione, ha riportato al centro delle politiche nazionali e regionali il valore di una parte tanto ampia del territorio nazionale, offrendo una possibilità concreta di riattivazione di processi di sviluppo, oggi rileggendo le dichiarazioni di cittadini che questi luoghi abitano e quelle dei politici e amministratori locali, si può notare una reale coincidenza tra i presupposti della Strategia e le volontà che vengono dichiarate:

- tutti concordano nel non abbandonare queste aree;
- tutti vogliono che il patrimonio edilizio abitativo venga ripristinato quanto prima “dove’era, come’era”;
i residenti impegnati in attività produttive del settore agricolo e zootecnico non vogliono perdere i risultati di anni di lenta ma costante risalita, guadagnata anche grazie ad una crescente attenzione alla qualità della produzione;
appare drammaticamente evidente come la devastazione operata dal terremoto sul patrimonio culturale e ambientale abbia messo in ginocchio tutta la filiera del turismo culturale e naturalistico.

Le disposizioni urgenti emanate già all’indomani delle prime scosse e ulteriormente dettagliate con il d.l 11 novembre 2016 n. 205 vanno in questa direzione: fornire presidi e agevolazioni, nell’urgenza, utili a salvaguardare/ripristinare il sistema sociale e produttivo del territorio.

E’ pur certo che superato il momento emergenziale, si dovrà fare fronte alla complessità di una ricostruzione che non dovrebbe fermarsi al solo ripristino dei luoghi ma che potrebbe aprirsi anche ad una riflessione sui modelli di sviluppo da mettere in atto per un nuovo futuro a medio termine e sul ruolo che le comunità locali dovranno avere in questo processo: quali strumenti porre in essere per garantire una pianificazione strategica e una qualità progettale adeguata? Come procedere per garantire l’integrazione tra filiere formative e produttive che riconoscano nei valori del territorio in comune denominatore dello sviluppo locale?

Se, come afferma Filippo Tantillo, è necessario partire dal presupposto che le aree interne oggi rappresentino una riserva di futuro del nostro paese, di risorse materiali, ambientali, energetiche, economiche e culturali, che in virtù dei loro “vuoti” si configurino come spazi di rigenerazione e sperimentazione, di libertà altrove non praticabili, e che proprio per queste ragioni meritino una riflessione specifica e delle politiche dedicate, non solo assistenziali o tutt’al più compensative, allora questa grande area interna che si è creata al centro del Paese, è lo spazio “vuoto” sul quale concentrare le potenzialità che la SNAI ha già dimostrato di poter attivare.

Inoltre, non va sottovaluto uno dei principi da cui muove la Strategia: l’attivazione di metodi di governance partecipativa, in grado di individuare approcci innovativi di governance multilivello che coinvolga il settore pubblico, gli stakeholders privati e la società civile. Per vocazione antica queste aree sono caratterizzate da modelli di sviluppo basati su attività agricole e zootecniche, valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio culturale, con accentuate ricadute sul turismo culturale e naturalistico. Ci sono tutti gli elementi per raccogliere la sfida di una rinascita basata sulla progettazione integrata condivisa che abbia come obiettivo una ricostruzione che garantisce coesione, senso di appartenenza alla società, fiducia e rispetto per l'ambiente e dei propri valori identitari.

© Riproduzione riservata

Rosaria Mencarelli. Storico dell'arte, è direttore della Rocca Albornoz-Museo nazionale del Ducato di Spoleto. Ha svolto attività connesse ai principali aspetti della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, con particolare riferimento alle attività di tutela territoriale, attività scientifiche museali e di pianificazione e progettazione della gestione dei luoghi della cultura anche a livello integrato territoriale. Ha coordinato il servizio programmazione, progetti e monitoraggio dei piani di spesa per i fondi ordinari e le leggi speciali della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio (2005-2009). Ha inoltre partecipato alla definizione e gestione di accordi interistituzionali territoriali finalizzati alla valorizzazione del patrimonio (AdPQ Mibac – Regione Lazio, 2007). Per diverse direzioni generali del MiBACT si è occupata di progetti finalizzati alla individuazione di nuove strategie di gestione e di sistemi evidence based di valutazione dei servizi culturali nei luoghi della cultura. Per il Segretariato generale del MiBACT è componente del “Gruppo di lavoro per le Aree interne” (asse strategico Aree interne dell’accordo di partenariato europeo 2014-2020). È membro, in qualità di esperto italiano, del Gruppo di lavoro OMC della Commissione Europea per la governance partecipativa del patrimonio culturale (Piano di lavoro 2015-2018).

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