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Renoir è a Torino, dalle Collezioni del Musée d'Orsay alla GAM, una grande mostra in collaborazione con Skira.

  • Pubblicato il: 24/10/2013 - 20:47
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Enrica Melossi

L'accordo tra il Musée d'Orsay, il Musée de l'Orangerie e la GAM di Torino, realtà della Fondazione Torino Musei, rende possibile la visione di capolavori assoluti che si intrecciano con la letteratura (famoso racconto di Zola ispirato a L'altalena), così come i paesaggi il cui il fascino della «irregolarità» della natura è una trama sottile che li tiene insieme (vedi Il sentiero nell’erba alta). Il Ritratto di Bazille raffigurato nel suo studio di Rue Visconti mentre dipinge e nella cui parete si scorge un paesaggio invernale di Monet è ancora una testimonianza dell'importanza dell'amicizia.
La grande mostra di Renoir ha per me tra gli altri pregi quello di ospitare all'interno del suo percorso il Ritratto di Pierre Renoir, conservato alla Galleria d'Arte Moderna di Torino, luogo dove si tiene l’esposizione. La piccola tela, entrata in Galleria con il titolo di Ritratto di Cocò (soprannome di Claude, ultimogenito della famiglia) è in realtà il ritratto luminoso del figlio Pierre, nato nel 1885 dall'unione del pittore con la bella Aline Charigot, che ritroviamo in mostra ritratta in varie pose: ammiccante e sorridente nel Ballo in campagna, ad esempio. Padrino del piccolo un altro pittore legatissimo a Renoir, Gustave Caillebotte. L'opera costituisce un piccolo tassello di un certo gusto e collezionismo torinese: la provenienza è quella della collezione Accorsi e venne acquistato dalla GAM nel 1952 con il parere favorevole di Lionello Venturi, figura di spicco della cultura torinese, la cui importanza tra l'altro non va sottaciuta.
Anzi, alcuni dei suoi testi meriterebbero maggior circolazione editoriale!
Un altro Renoir è visibile a Torino, alla Pinacoteca Agnelli: La bagnante bionda in cui è raffigurata sempre Aline con lo sfondo del Vesuvio, opera del 1882. Questo per ribadire come questa esposizione abbia più di un aggancio nella realtà torinese.
Di Renoir mi ha sempre colpito il carattere, l'essere immune da "quella noia che è la vera malattia della società moderna" come racconterà il figlio Jean.
Così come l'amicizia è uno dei tratti significativi del carattere di Renoir tanto da confessare all'amico Monet nel 1911, all'indomani del conferimento della Legione d'Onore che in precedenza aveva rifiutato: «Mi sono lasciato decorare... che abbia fatto bene o no, io tengo alla tua amicizia... Mi chiedo cosa possa significare il fatto che io sia decorato e tu no. Tu hai una linea di condotta ammirevole, io non sono mai riuscito a sapere la sera ciò che avrei fatto l'indomani. Tu devi conoscermi bene, meglio di me, poiché io ti conosco meglio di te. Non parliamone più, e viva l'amore».
Rimangono nell’animo i bouquet di fiori dove la sperimentazione è maggiore, per arrivare all'accurata selezioni di nudi dei quali mi preme segnalare Nudo di donna vista di spalle e Le bagnanti. Di queste ultime lo stesso Renoir afferma "Lo stato di grazia viene dalla contemplazione della più bella creazione di Dio, il corpo umano" e a Matisse in visita al suo studio rivela "La sofferenza passa ma la bellezza resta. Io sono perfettamente felice e non morirò prima di aver finito il mio capolavoro".
Spero che il pubblico e soprattutto gli studenti sappiano accogliere appieno le potenzialità e le opportunità che questa mostra offre loro.