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Quando la Regione è “Speciale”: focus Friuli Venezia Giulia

  • Pubblicato il: 09/03/2012 - 08:52
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Melania Lunazzi
Elio De Anna

Un focus sulle linee della politica culturale in Friuli Venezia Giulia, regione a statuto speciale, un tempo estremo confine nord orientale d'Italia, oggi naturale perno della Mitteleuropa. Ne parliamo con Elio De Anna, Assessore regionale alla cultura, sport, relazioni internazionali e comunitarie dal 16 ottobre 2010. Medico chirurgo, ex rugbista di serie A, dal 1997 in politica, oggi nelle liste del PDL, De Anna racconta le tappe del percorso inaugurato un anno e mezzo fa, che a breve - entro qualche settimana - condurrà all’emanazione della nuova legge studiata ad hoc per la cultura, un testo unico che ambisce a diventare un modello di riferimento anche per altre realtà regionali.


Perché una nuova legge sulla cultura?

L’attuale configurazione non consente, a chi si occupa di cultura, l’accesso in trasparenza al servizio pubblico: ci sono infatti delle risorse che vengono messe direttamente in finanziaria, con beneficiari che godono di uno status particolare, mentre tutti gli altri fino ad oggi dovevano fare domanda alla legge 68/1981 oppure alla legge 3/1998 oltre ad altre leggine. Una simile situazione ha privilegiato nell'accesso ai finanziamenti soprattutto chi sa giocare alla roulette. Si sentiva quindi l’urgenza di mettere un po’ di ordine: il testo ora è pronto e deve solo essere approvato: sarà la legge delle leggi.


Quale percorso avete seguito?

C’è stata una lunga fase di consultazione, dei veri e propri Stati generali della cultura, che ho inaugurato un anno fa. Dopo una prima fase di ricognizione, dove ho seguito in un giorno circa 100 interventi di professionisti e associazioni culturali e a cui si sono aggiunti circa 80 interventi scritti, sono passato all’istituzione di quattro giornate di ascolto dedicate ciascuna ad un settore: abbiamo discusso di cinema, poi di letteratura, biblioteche e musei. Ho avuto contatti diretti e indiretti con più di 10000 persone e ho raccolto gli elementi per procedere.


Quindi come procede l’ente, il museo o l’associazione interessati a ricevere fondi regionali?

Abbiamo elaborato un percorso dell’accredito, così come già esiste in altri settori, come, ad esempio, la sanità. Così come un ospedale deve avere certe dotazioni e caratteristiche per accedere ai finanziamenti, così la cultura. Nella domanda vengono richiesti alcuni attributi, come dimostrare di avere una sede, svolgere quell’attività culturale da un certo numero di anni, essere dotati di una struttura organizzativa. Il secondo passaggio sarà quello del bando di stile europeo - pronto ad ottobre - che permetterà di aggredire risorse per una progettualità dilazionata nel tempo (2014). Questo obbliga gli organismi culturali a mettersi in rete, passando da un livello individuale ad un livello collettivo di progettualità. Naturalmente per gli eventi straordinari, non prevedibili, non inseribili in una periodicità ma caratterizzati da una irripetibilità, c’è un borsino di risorse di riserva.


Ci sarà anche un organismo di controllo e valutazione?

Certamente. Stiamo lavorando alla creazione di un osservatorio esterno, indipendente sia dalla regione, sia da chi è parte in causa. Ho individuato questo interlocutore nelle due università della regione, ma questa mia idea deve passare al vaglio degli altri interlocutori politici.


Fondazione Aquileia, Azienda speciale di Villa Manin (Codroipo), Mittelfest di Cividale. Tre centri di cultura privilegiati, emanazione della regione, che da soli vantano una dotazione di 5 milioni di euro: perché questa scelta?

La regione non organizza eventi in prima persona, ma lo fa attraverso queste tre partecipate, che hanno però l’obiettivo di creare cultura, da un lato esportandola fuori dai confini regionali, dall’altro attirandola dall’esterno. La nostra regione oggi non è più una regione di Nord Est ma, nel contesto dell'Europa che si è allargata verso il sud del Mediterraneo e verso l'Est, diventa un nuovo baricentro, dove insistono, proprio per la storicità della seppur piccola nostra regione, elementi di cultura mitteleuropea che sono molto distanti dalla romanità. Se io dovessi giudicare Aquileia, essa ha certamente nella sua storia la romanità, il mosaico, la presenza di Roma, ma Aquileia ha soprattutto l'incontro di due chiese, la chiesa d'Oriente e quella d'Occidente Queste realtà, che sono in connessione con la penisola balcanica, con la Slovenia, con la Carinzia, per non parlare della Cechia e arrivare fino all'Ungheria e alla Romania, sono realtà che storicamente fanno parte del nostro DNA: tra 1890 e 1910 noi avevamo 95.000 friulani emigrati per lavori in Romania. E' evidente che la nostra cultura è stata fortemente arricchita anche da questi lavori. Ecco allora che oggi, nel momento in cui siamo impegnati a costruire il GECT (Gruppo europeo di cooperazione territoriale), quella che era un po' l'idea dell'Euroregione di Illy, Haider, Galan ora traghettata da Tondo, Doerfler e Zaia, l’ipotesi che anche la cultura diventi elemento fondamentale, opportunità di investimento, soggetto giuridico di collaborazione sovraregionale e internazionale è importantissima, perché accresce la qualità della vita dei cittadini.

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