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A Palazzo Reale, con Cartier-Bresson, la storia del Novecento in 130 scatti

  • Pubblicato il: 30/03/2012 - 09:44
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Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Anna Follo
USA. New Jersey. Model prison of Leesburg. Solitary confinement. 1975. © Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos

Torino. Dal 21 marzo al 24 giugno le sale del Palazzo Reale ospitano una densa mostra antologica dedicata a uno dei fotografi più importanti del XX secolo, Henri Cartier-Bresson. «Henri Cartier-Bresson. Photographe» presenta oltre 130 fotografie in bianco e nero, scattate fra i primi anni Trenta e la fine degli anni Settanta che raccontano non solo cruciali eventi storici, ma anche le vite  di persone comuni ritratte nella propria quotidianità, nel tentativo di offrire al visitatore un punto di vista esauriente sui lunghi anni di carriera del fotografo.
Le fotografie di Cartier-Bresson testimoniano l'hic et nunc di grandi eventi storici: dalla Cina alla fine del Kuomintang, al funerale di Mahatma Gandhi in India fino agli scatti del campo di deportazione di Dessau nel 1945. Con la sua macchina Leica, definita dal fotografo come «il prolungamento del mio occhio», l’autore ha formulato la sua poetica del momento opportuno, il kairòs. Con il termine kairòs i greci indicavano quello che oggi definiremmo l'occasione, che negli scatti di Cartier-Bresson si condensa in immagini colte al momento giusto grazie alla capacità  di accordarsi al tempo degli altri, dei soggetti delle sue immagini.
Nel 1947 fonda insieme agli amici David Seymour e Robert Capa  l'agenzia fotografica Magnum, destinata a divenire una delle più grandi al mondo. Nel 2000, quattro anni prima di morire, fonda con la moglie la Fondation Henri Cartier-Bresson. Queste due realtà hanno lavorato in collaborazione su invito di Silvana Editoriale, organizzatore della mostra, per selezionare le immagini in mostra a Palazzo Reale e costruire il percorso espositivo.
Lorenza Bravetta, Head of Continental Europe dell'agenzia Magnum, ha raccontato al Giornale delle Fondazioni  la genesi dell’operazione.
 
Quali le fasi del progetto e come hanno interagito le tre realtà coinvolte nell'organizzazione?
 
La proposta di portare la mostra a Torino ci è stata fatta da Silvana editoriale, incaricata della programmazione dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali e come per ogni mostra di HCB, la produzione è gestita in collaborazione da Magnum e la Fondazione - la cui presidente è Martine Frank, vedova di HCB e membro di Magnum -, il direttore Agnès Sire, che è stata responsabile delle attività culturali di Magnum in Europa per quasi 20 anni. I rapporti tra le due realtà sono molto stretti. Portare per la prima volta a Torino una retrospettiva di Henri Cartier Bresson ci è parsa una splendida occasione per la città e così è nata la mostra.
 
Le mostre antologiche rischiano la tensione tra costruzione narrativa e completezza storico-critica, come sono state selezione le 130 in mostra per raccontare tutta la carriera di Henri Cartier-Bresson?
 
La particolarità di questa mostra è che si tratta della prima retrospettiva di HCB, da lui voluta e prodotta negli anni 80. Tutte le fotografie sono state non solo scelte da lui, ma stampate sotto il suo controllo diretto.
 
Palazzo Reale è una sede prestigiosa ma che pone molti vincoli in fatto di esposizione, ci sono state difficoltà specifiche per questa mostra?
 
No, la struttura utilizzata era già allestita e lo Studio Trucco ha fatto un ottimo lavoro.
 
Dopo «L'Italia e gli Italiani» la Magnum Photos apre la seconda mostra del 2012 a Palazzo Reale; sono in vista altri progetti espositivi?
 
È la terza mostra del 2012, avendo inaugurato a febbraio Traces di Josée koudelka alla Fondazione Merz (fino al 22 aprile). Il prossimo sarà un progetto diverso che vedrà le fotografie di Magnum accostate all'arte contemporanea su un tema specifico e inaugurerà a settembre alla Fondazione Sandretto. Parallelamente a questo programma di mostre l'obiettivo è di organizzare dibattiti e incontri con esponenti autorevoli del mondo della fotografia. E che Magnum, attraverso il suo prestigio e la sua fama mondiale, si faccia veicolo per rendere consuetudine l'appuntamento della fotografia con Torino.
 
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