Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Non fate di tutta l’arte un Fascio

  • Pubblicato il: 21/09/2012 - 18:45
Autore/i: 
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Laura Lombardi

Firenze. «Anni Trenta. Arti in Italia oltre il Fascismo» a Palazzo Strozzi dal 22 settembre al 27 gennaio, curata da Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti e, per la sezione «Firenze», da Susanna Ragionieri, si distingue per l’impianto critico assai fedele alla prospettiva di chi scriveva in quei decenni cruciali dell’arte italiana, caratterizzata dalle specificità di alcune «scuole» (Milano, Firenze, Roma, Torino, Trieste), ma anche dal rapporto e dal confronto con l’arte di centri internazionali quali Parigi e Berlino.
Il percorso, suddiviso in sette sezioni, con una presenza notevole anche del design, del cinema e della fotografia, affronta diversi nodi essenziali di quel crogiuolo di movimenti, di influenze e di contrasti (esemplificate da premi di tendenza opposta, quello «Bergamo» e quello «Cremona»), grazie a ricchi prestiti da musei italiani e internazionali. I temi, centrali per quel periodo, del muralismo e dell’arte pubblica sono esemplificati da bozzetti e disegni preparatori, essendo le opere intrasportabili, ad eccezione della scultura di Lucio Fontana «Il fiocinatore», nella prima versione in gesso colorato, ideata per il mercato del pesce di Milano. La scelta dei curatori comprende opere quasi inedite, ma che influirono sul dibattito artistico, come «I quattro elementi» di Adolf Ziegler, consigliere artistico di Hitler, mai esposto in Italia, esempio dell’influenza del classicismo sull’«arte pura» a contrasto con quella definita dai nazisti «degenerata», un’accusa, quest’ultima, rivolta ad autori pur diversi tra loro, come Birolli, De Chirico o i pittori astrattisti, ben rappresentati in mostra.
L’ultima sezione mette in luce la situazione di Firenze, evocata dal dipinto di Guido Peyron, «Artisti nell’atelier», che con le riviste nate in città non deroga, anche negli anni del regime, al suo ruolo culturale. E dove, al sogno di classicità delle tele di Colacocchi e Martinelli, si contrappone l’umanità torpida, la cui bellezza è tutta interiore, delle sculture di Manzù.
La mostra della Fondazione Palazzo Strozzi, che ha come main sponsor la Banca CR Firenze, sarà affiancata nel mese di ottobre anche da quella al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina su «Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea». Qui alcune opere del pittore irlandese (1909-92) sono affiancate da una selezione di materiali provenienti dall’archivio a lui intitolato e dai lavori di cinque artisti contemporanei come Nathalie Djurberg, Adrian Ghenie, Arcangelo Sassolino, Chiharu Shiota e Annegret Soltau.

© Riproduzione riservata

da Il Giornale dell'Arte numero 323, settembre 2012