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Maurizio Bottarelli: il disagio della civiltà è nei volti senza identità

  • Pubblicato il: 21/09/2012 - 00:39
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Paola Bracke

Bologna. La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna inaugura la nuova stagione espositiva e culturale con una mostra su Maurizio Bottarelli. Si interrompe dunque il ciclo di retrospettive dedicato agli artisti del secondo dopoguerra, per esporre una trentina di opere di un artista emiliano contemporaneo, tra i più apprezzati dalla critica internazionale.
L’esposizione mette a confronto i due temi prevalenti in tutta l’opera del maestro: quello del paesaggio – presente in mostra con un corpo di opere che testimoniano gli ultimi dieci anni della sua produzione – e quello delle “teste”, affrontato già all’inizio degli anni '60 e al quale l’artista è voluto tornare, realizzando quindici nuovi lavori, offerti alla visione per la prima volta negli spazi della Fondazione.
La mostra, curata da Michela Scolaro, è incentrata sul senso di smarrimento che prova l’uomo di fronte alla propria condizione. La paura, la rabbia, la tensione caratterizzano le tele di Bottarelli e raccontano dell'inquietudine e della drammaticità che caratterizzano il lavoro dell'artista, il cui linguaggio si contraddistingue proprio per l'incessante dialogo, che attraversa tutta la sua produzione, tra due elementi: materia e colore, veri protagonisti delle sue tele. L’artista gioca sulla sperimentazione, la ricerca, la stratificazione della materia – pigmenti, carta, colla, vernice, solvente – realizzando pitture a tecnica mista su tela o legno.
È la curatrice stessa che ci rivela l’essenza di queste opere enigmatiche e spiazzanti: «i volti di Bottarelli, pur senza nome, pur senza identità, si configurano esattamente per quel che sono sempre stati, fin dall’antichità dell’uomo, spingendolo a raffigurare a dispetto delle difficoltà e delle urgenze del vivere: ritratti, cioè fragili baluardi contro la morte. Fisionomie che giungono a diventare presenze per sopperire all’assenza. Nella modalità precaria e deperibile della creazione umana, che rimane, comunque, insieme alla memoria, l’unica consolazione concessa».
Bottarelli, fidentino di nascita ma bolognese di adozione, si è formato presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo emiliano, a confronto con la grande personalità di Francesco Arcangeli e con il clima artistico da lui creato. Tuttavia, durante un’esposizione del 1969, lo stesso Arcangeli si trovò spiazzato davanti all’opera di Bottarelli, preferendo lasciare il commento critico al più giovane Andrea Emiliani.
La mostra è visitabile tutti i giorni sino al 17 novembre 2012, ore 10.00 alle ore 19.00. Ingresso gratuito.

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