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Le vie dell’Innovazione Sociale sono... infinite

  • Pubblicato il: 06/04/2014 - 22:24
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Francesca Guida

Nell’immaginario comune il concetto di innovazione è sempre di più connesso alla crescente necessità di rispondere ai bisogni sociali emergenti. Questo ha portato ad attribuire all’innovazione sociale un ruolo fondamentale nel cambio di paradigma che caratterizza l’attuale scenario socio-economico per soddisfare in maniera nuova e creativa bisogni sociali attualmente insoddisfatti.
Il proliferare dei contribuiti sul tema dell’innovazione sociale ha sicuramente fatto emergere un bisogno di chiarificazione concettuale volto ad identificare quali sono i fattori di input che possono contribuire a generarla. Di qui la nascita del primo rapporto sull’Innovazione Sociale prodotto dal CeRIIS, Centro di Ricerca Internazionale per l’innovazione sociale dell’Università LUISS Guido Carli, promosso dalla Fondazione ItaliaCamp.
Il lavoro è in linea con quanto evidenziato dalla Commissione Europea con il programma Horizon 2020, il programma europeo di innovazione e ricerca che coglie le sfide di costruire società inclusive, innovative e sicure per ridurre la diseguaglianza e l’esclusione sociale. È ormai evidente che è necessario produrre idee, processi e strumenti innovativi che possano superare anche la dicotomia tra fini economici e fini sociali, e trovare nuove soluzioni ai fabbisogni delle comunità. Senza una comunità di riferimento, senza capitale umano e sociale non si possono, infatti, generare fenomeni di innovazione sociale. Gli approcci più recenti considerano il contesto valoriale e relazionale al tempo stesso come input e output dello scambio dei processi di sviluppo territoriale e di coesione sociale. Il mercato, i territori, le comunità si nutrono, dunque, di relazioni e valori e contemporaneamente modificano quelli esistenti e ne producono di nuovi.
Ma quali sono i fattori materiali e immateriali che contribuisco a generare innovazione sociale? Lo studio ha fornito un nuovo approccio nel determinare i fattori abilitanti su base regionale e ha individuato nel fattore C il principale enzima che la genera.
I fattori C che contribuiscono a creare l’Indice sintetico di Social Innovation (ISI), sono raggruppati in 8 dimensioni: cultura dell’innovazione, capitale verde, capitale umano, connettività, competitività territoriale, competitività internazionale, cura e benessere, capitale sociale.
Sono 56 gli indicatori dell’ISI che permettono di misurare la propensione di un territorio a generare processi, progetti, idee di innovazione sociale. La novità del modello chiama in causa componenti della complementarità tra economia di mercato ed economia civile in un punto di equilibrio in cui si può misurare la capacità di un territorio di generare innovazione sociale.
Le regioni in cui le due economie trovano maggiori punti di contatto sono: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Campania, Puglia. Invece, nelle regioni come Marche, Liguria, Piemonte, Sicilia e Lazio c’è un buon potenziale visto che le distanze tra economia di mercato ed economia civile sono molto ridotte.
In questo quadro emerge che i fattori di input di innovazione sociale sono territorializzati e mettono a sistema una serie di fattori complementari che compongono l’ecosistema innovativo della regione. Quello che fa la differenza è la ricchezza e il tessuto sociale di un territorio, quindi è possibile affermare che l’innovazione sociale è un processo collettivo che si può sviluppare solo in presenza di una comunità di riferimento. A differenza di quello che ci racconta Spike Jonze nel suo ultimo film, Lei, le comunità e le relazioni non saranno completamente sostituite da una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale anche se apparentemente perfetti.



Maria Francesca Guida Sociologa, dottore di ricerca in Pianificazione territoriale e urbana presso l’Università di Roma «Sapienza». Dal 2005 lavora presso ECCOM (Centro Europeo per l’Organizzazione e il Management Culturale), di cui è vicepresidente e dove si occupa di progettazione, gestione, monitoraggio e valutazione di progetti complessi legati al settore culturale e allo sviluppo urbano. Insegna progettazione e marketing della cultura in corsi di formazione post lauream, presso l’Accademia di belle arti di Roma e coordina il master allo IED in Marketing e Management per la cultura. Fa parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione ItaliaCamp con cui ha sviluppato progetti e ricerche sul tema dell’innovazione sociale.

Il Rapporto, è stato presentato in anteprima nel corso della missione internazionale USACamp: il 27 febbraio 2014 presso il Centre for Social Innovation di New York e il 1 marzo 2014 presso la George Washington University. Nel corso dei prossimi mesi anche in Italia sono previste diverse presentazioni (per aggiornamenti consultare il sito ItaliaCamp).

Guida M. F. e Maiolini R., (a cura di), Il Fattore C per l’Innovazione Sociale, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ).

Disponibile su Rubbettino Store e su Book Republic.