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Le installazioni polisensoriali di Jung Hee Choi in mostra alla Mela Foundation

  • Pubblicato il: 26/08/2011 - 08:04
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Jung Hee Choi

New York. Dal 25 agosto al 17 settembre la Mela Foundation di New York presenta l’ultimo lavoro dell’artista americana di origini coreane Jung Hee Choi dal titolo «Ahata Anahata, Manifest Unmanifest IV» che mostra diversi aspetti della sua ricerca più recente e l’interdisciplinarietà che caratterizza il suo utilizzo di media differenti.

Mela, acronimo di Music, Eternal Light and Art, è un'organizzazione culturale dedicata alla musica e all'arte visiva sperimentale, gestita con un occhio di riguardo per l'avvicinamento dell'arte orientale in terra statunitense.

Artista poliedrica e sperimentale, Jung Hee Choi lavora con la pittura, il disegno, il video, la scultura e le installazioni multimediali: opere che sono state esposte in tutto il mondo. Utilizzando al contempo tecniche tradizionali e sperimentali, Choi ha sviluppato un linguaggio artistico unico che le permette di esplorare temi universali come la percezione umana dell’essere e della coscienza e, in ultima analisi, come le idee che rappresentano l’interazione degli opposti interagiscono tra loro.

A partire dal 1999, Choi ha iniziato a lavorare con gli artisti-compositori La Monte Young e Marian Zazeela con cui ha realizzato diverse performance e documentari. In mostra non mancheranno, dunque, le loro performance dal vivo, come l’azione vocale «Tonecycle Base 65 Hz, 2:3:7», un lavoro di improvvisazione canora su un ronzio continuo per sviscerare il tono base 65 hz.
La Dream House della Mela Foundation sarà allestita con tre istallazioni multimediali di larga scala: una serie di disegni in costante movimento grazie a una proiezione video, completati da istallazioni sonore che trasformano la vista in un’esperienza euristica, perché, come descrive la stessa Choi, «questa sintesi espressiva crea uno spazio inter-soggettivo come un continuum unificato. Se rigettiamo il nostro modo di percepire le cose che stressa la nostra vista come modello primario di organizzazione dei sensi, questa serie di lavori enfatizza la totalità della nostra percezione sensoriale come un’unità singola per creare uno stato di immersione».

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