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La sfida del digitale. Le iniziative di DiCultHer nell’Anno Europeo del Patrimonio

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:00
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Emanuela Gasca

Il Giornale delle Fondazioni da febbraio del 2015 è partner del progetto DiCultHer - The Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities School - che si occupa di sviluppare network tra realtà pubbliche, private e scolastiche al fine di rafforzare le competenze digitali per la valorizzazione del nostro patrimonio. Conversiamo con Carmine Marinucci, Segretario Generale della Rete, che ci ha illustrato i principali terreni di azione sui quali DiCultHer nell’ambito dell’Anno Europeo del Patrimonio.

 


 
Il progetto DiCultHer nasce formalmente a febbraio 2015 e si sviluppa attraverso attività di networking tra enti pubblici e privati italiani che hanno condiviso priorità ed obiettivi all’interno di un Accordo di Rete che individua nel medio - lungo periodo linee guida per possibili progettualità di ricerca e per iniziative relative alla formazione.
Nello specifico, attraverso questo accordo, DiCultHer ha l’obiettivo di creare un Campus Virtuale che aggreghi centri di eccellenza pubblici e privati, nazionali e internazionali in poli formativi che rispondano alle esigenze formative del Mercato Unico Digitale.
In questo contesto il progetto si articola in cinque principali filoni di interesse - scienze umane e digitali, beni culturali digitali, arte e comunicazione digitale, economia e management dell’arte e della cultura digitale, design di sistema del cultural heritage – che si incontrano in momenti di divulgazione, formazione e promozione legati al rapporto tra digitale e patrimonio.
 
A tal proposito DiCultHer sta lavorando molto a livello di sviluppo della rete nell’ambito dell’Anno Europeo del Patrimonio. Com’è nato questo percorso?
«Con la presentazione della Proposta di mozione “Safeguarding and enhancing Europe’s intangible cultural heritage” da parte del Sen. Paolo Corsini, il 22 Aprile 2016, all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (CoE), e il successivo avvio a cura del nostro Network in Italia l’11 luglio 2016 presso l’Istituto della Enciclopedia Treccani di una consultazione pubblica  per la definizione di una strategia europea per la salvaguardia e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale immateriale che attesta la pluralità delle Culture europee, apparve subito evidente l’occasione per offrire un contributo all’anno europeo dedicato alla cultura (2018). Un messaggio che intercetta e identifica le istanze che hanno portato all’elaborazione e realizzazione del progetto #DiCultHer, estendendo all’Europa gli obiettivi che fin dal principio ne hanno sotteso la programmazione e le azioni nel nostro Paese: garantire contesto e sviluppi attuativi al ‘diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione nel patrimonio culturale e dei luoghi della cultura’».
 
Quali sono i valori che DiCultHer sposa in questo anno dedicato al patrimonio culturale?
«Preservare, promuovere e condividere il patrimonio culturale intangibile per riaffermare la ricchezza, la varietà e la molteplicità delle culture e dei “paesaggi sociali e culturali” europei nello sforzo – forse, nell’utopia – di realizzare/edificare davvero uno spazio pubblico, sociale e comunicativo, in grado di riaffermare con chiarezza il valore dell'essere Persone, il valore dell'essere Cittadini, il valore di essere e far parte di quell’importante visione che si chiama Europa[1] sono alcune riflessioni conseguenti la richiamata consultazione. Obiettivi che si sostanziano nella convinzione che il patrimonio culturale possa rappresentare occasione di dialogo in spazi fisici e virtuali che favoriscono coesione sociale nel coinvolgimento di diverse tipologie di pubblico».
 
Come sono state progettate le iniziative previste per questo 2018?
«Le attività previste per il 2018 riguardano principalmente il patrimonio nell'era digitale che all’interno del nostro Network ha dato origine a un confronto vivace tra scuole, musei, associazioni, singoli individui. Abbiamo coinvolto quattrocento giovani in varie parti d’Italia permettendo loro di immaginare strumenti concreti per vivere il patrimonio culturale nel loro tempo. I risultati di questo percorso sono stati i presupposti per programmare il palinsesto di attività previste per il 2018 che hanno già coinvolto e stanno coinvolgendo  sempre di più in prima istanza le comunità scientifiche e le comunità educative nei vari territori italiani.
Nello specifico la consultazione pubblica nell’estate 2016 aveva come principale focus proprio l’invito "Ripartire dalla cultura come bene comune e come condivisione (inclusione)" anche in linea con il messaggio che arriva dalla mozione per la risoluzione “Safeguarding and enhancing Europe’s Intangible Cultural Heritage”. Obiettivo era a tal proposito di sviluppare la co-creation di un sistema di azioni per la conservazione e la valorizzazione dell’ingente patrimonio culturale intangibile europeo, rimettendo al centro quel suo essere «bene comune» e dispositivo fondamentale di coesione sociale che, per avere qualche possibilità di concretizzarsi, deve incontrare le condizioni culturali e di contesto che modifichino la percezione individuale e collettiva rispetto al valore assoluto della cultura.
Ripartire dalla cultura come bene comune e come condivisione è stato il messaggio guida, arrivato dai risultati della Consultazione, che intercetta e identifica le istanze che hanno portato all’elaborazione e realizzazione del progetto DiCultHer ».
 
La Rete DiCultHer ha sempre valorizzato tra i suoi obiettivi principali il ruolo del digitale come elemento trasversale per la promozione di competenze e sensibilità legate al tema dei beni culturali. Questa visione è stata espressa nel tempo attraverso documenti strategici di posizionamento?
«L’elaborazione poi del “Manifesto Ventotene Digitale” nel 2017 ha segnato un ulteriore momento di riflessione in vista del 2018, segnalando tutta una serie di sfide ed azioni che pongono la cultura al centro di quel “progetto d’Europa” – anche rispetto al suo essere “bene comune” e dispositivo fondamentale di coesione sociale, quali le questioni legate alla Ricerca e all’Alta formazione nel dominio del Digital Cultural Heritage (DGH) (è in corso di approvazione un Dottorato di ricerca innovativo sulla valutazione degli investimenti in cultura); la co-creazione di un insieme di competenze digitali abilitato ad assicurare la conservazione, sostenibilità, valorizzazione e promozione di un digital cultural heritage, ma anche e soprattutto la definizione della Cultura Digitale come Patrimonio Culturale in forma digitale intangibile e immateriale. In questo senso il Digital Cultural Heritage identifica entità, processi e fenomeni la cui essenza, manifestazione ed espressione risiede nella trasferibilità e replicabilità nello spazio e nel tempo dei patrimoni che categorizzano, identificano e qualificano la storia e l’esistenza delle comunità con il loro contesto sociale e culturale.
Per DiCultHer pertanto il 2018 rappresenta la naturale continuità di un percorso di riflessione avviato sin dalla sua costituzione nel 2015, per segnalare l'importanza sociale ed economica del patrimonio oggi e per il futuro, e ridisegnare la prospettiva degli interventi per il rafforzamento dell’identità europea e il suo sviluppo sociale nella vita, nel lavoro, nella condivisione dei valori comuni».
 
Quali sono i target specifici coinvolti nelle progettualità implementate da DiCultHer?
«Per queste prospettive la Scuola a Rete DiCultHer ha raccolto la sfida sottesa al 2018,  ritenendo assolutamente fondamentale per i propri obiettivi offrire al Paese, e al mondo dell’istruzione in particolare, le proprie riflessioni nella consapevolezza che il coinvolgimento consapevole dei giovani e dei loro docenti sia prioritario per renderli protagonisti nei processi di costruzione identitaria e di cittadinanza attiva europea. Al riguardo, basta citare alcuni obiettivi già raggiunti, quali la Costituzione del Polo DiCultHer On The Road con l’Ufficio Scolastico della Calabria il mese di gennaio u.s.; il Laboratorio Scuola Matera 2019, con l’Ufficio Scolastico della Basilicata; la prospettiva della realizzazione del Distretto Scolastico sulle DCH Mezzogiorno con gli Uffici Scolastici della Calabria, Basilicata, Puglia, Molise che verrà presentato nei prossimi mesi.
Nel far proprie quindi le ragioni e le istanze del Consiglio e del Parlamento europeo  che ha individuato il 2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale, il Network DiCultHer ha avviato e sostanziato la programmazione di una serie di iniziative per riflettere insieme sulle culture digitali quali identità culturali della contemporaneità, mobilitando tutte le energie intellettuali del Paese per co-creare e consolidare una cultura digitale omogenea e condivisa, fondata sulla conoscenza dell’ecosistema digitale e delle criticità e le opportunità connesse all’uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura.
In questa direzione, le principali iniziative-contenitori promosse dal Network DiCultHer per il 2018 sono: 1) SCUD2018: Terza edizione della Settimana delle culture digitali “Antonio Ruberti” (9-14 aprile 2018);  2) Terza edizione del Concorso "Crowd-dreaming: i giovani co-creano culture digitali”; 3) #HackCultura: L’hackathon degli studenti per la ‘titolarità culturale’»
 
Ci auspichiamo dunque che questo florido terreno di iniziative e progettualità sia volano per una sempre maggiore consapevolezza relativa al tema del patrimonio culturale che, come sottolineano i valori fondanti dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, è in perenne evoluzione e riflette in modo complesso e sottile i cambiamenti sociali, economici e tecnologici. Proprio in relazione a quest’ultimo tema il cultural heritage può diventare florido terreno di sperimentazione, non soltanto come strumento di comunicazione, ma anche per quanto riguarda le politiche di accesso e fruizione.
 
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[1] P. Dominici (2016), Cultura come bene comune e come condivisione per un’Europa realmente aperta e inclusiva, in «Il Sole 24Ore».