Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

La grande bellezza di Gianmaria Buccellati

  • Pubblicato il: 14/05/2015 - 17:22
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Elisa Fulco
Gianmaria Buccellati, 2001 Spilla Panda con corpo formato da grande perla barocca , prevalentemente in oro bianco, incassato in brillanti, con germoglio di bambu’ tra le zampe, in oro giallo inciso.

La mostra L’Arte della Bellezza» dedicata all’arte orafa di Gianmaria Buccellati, in corso alla Venaria Reale di Torino, ripercorre le tappe creative della sua carriera in cui gioielli e pezzi unici, racconti autobiografici e fotografie ricostruiscono l’originalità della sua ricerca. Ne parliamo con Chiara Tinonin, curatrice della mostra prodotta dalla Fondazione Buccellati che, dopo la morte del fondatore, ne raccoglierà l’eredità culturale
 
 
 
L’Arte della bellezza raccoglie settant’anni di ricerca di Gianmaria Buccellati, in che modo è stata costruita?

La mostra è composta da tre sezioni che hanno come filo conduttore gli oggetti, la narrazione autobiografica attraverso la voce di Gianmaria Buccellati e le fotografie dei gioielli di Giò Martorana. Si parte dall’l’infanzia, dal rapporto con il padre, Mario Buccellati, mostrando parte del lavoro svolto insieme a cavallo delle due guerre a Milano e gli influssi della lezione paterna, basata sul recupero delle antiche tecniche orafe, dalla classicità al Rinascimento, al Rococò; la seconda parte è dedicata al successo internazionale di Gianmaria, dal 1965 al 2015, e alla sua capacità di conquistare con la sua arte un posto di rilievo nel mondo della gioielleria: dall’apertura di negozi in Estremo oriente, in particolare a Hong Kong e in Giappone, al coronamento del successo con l’inaugurazione nel 1979 della Boutique di Parigi in Place Vendome; l’ultima sezione è invece dedicata all’esposizione dei suoi pezzi unici, tra cui le Coppe di Boscoreale, che Mario e Gianmaria hanno eseguito
ispirandosi al Tesoro di Boscoreale rinvenuto nel 1895 nella villa romana della Pisanella e gli
Oggetti Preziosi, coppe di grande pregio, nate dallo studio e dalla passione per le collezioni orafe
rinascimentali fiorentine.
 
 
La creazione del marchio Gianmaria Buccellati è frutto di una scissione familiare avvenuta alla morte del padre, nel 1965. Tra i figli è stato a tutti gli effetti l’erede del grande gioielliere. In che modo ha portato avanti la tradizione paterna?
Ha seguito le orme paterne attraverso una scelta precisa: quella di tenere per sé i laboratori e gli artigiani, la vera eredità dal punto di vista della ricerca, lasciando ai fratelli il marchio e i negozi. Ha scommesso su se stesso, sull’eccellenza orafa e sulla visione rinascimentale della bottega in cui ciascuno sviluppa delle specifiche competenze a servizio del progetto. Pur essendo un disegnatore straordinario, ha sempre dichiarato che senza un lavoro di squadra il disegno non potrà mai farsi prodotto. Gli artigiani hanno sempre lavorato al suo fianco, in anticipo sui tempi, in un grande openspace. La creatività nella sua lezione è frutto di una polifonia. Nulla a che vedere con la visione individualisti di oggi.
 
 
Che tipo di impresa aveva in mente?
Gianmaria Buccellati ha plasmato un’azienda a sua immagine e somiglianza, concependo un preciso progetto estetico attraverso cui ha espresso un nuovo umanesimo dell’alta oreficeria, capace di catalizzare l’ammirazione o la critica, ma sempre all’insegna della libertà e del piacere, quasi infantile, del fare, in cui si percepisce perfettamente la dimensione del divertimento; è un lavoro che parla di passione e di sperimentazione, di sfida, che parte dalla conoscenza approfondita dell’arte orafa, in cui il recupero di antiche ed elaborate tecniche si coniuga con un uso rivoluzionario delle pietre, rese preziose dalla loro rarità ed enfatizzate dal taglio. I suoi gioielli sono architetture, castelli, in cui la pietra risiede. Credo che il racconto autobiografico dello stesso fondatore sia la migliore testimonianza della sua visione personale e artistica, le sue parole in mostra ci guidano nella scoperta di una persona che ha guardato al suo lavoro con umiltà e stupore.
 
 
Quali sono i pezzi che hanno reso famoso e riconoscibile il suo stile?
Sono tante le lavorazioni che portano la sua firma, in cui il tratto comune è dato dalla leggerezza, dalla modulazione dei riflessi, per rendere il gioiello come un tessuto, un impalpabile filato, elegante e mai urlato. Un effetto ricercato e ottenuto attraverso  il perfezionamento e il rinnovamento di antiche tecniche di lavorazione («a tulle», ad incatenatura), o piuttosto dal recupero di vecchi tagli, come quello a rosetta,  che toglie brillantezza  al diamante privilegiandone la sfaccettatura. Tra le sue invenzioni un posto speciale occupa la collezione animalier, in cui è la varietà di forme delle perle barocche a suggerire  in maniera giocosa il repertorio di animali. Animali  che  prendono dimensioni reali nella produzione di oggetti “a pelo”, vere e proprie sculture,  realizzate tagliando la lastra in argento a rappresentare di volta in volta la tensione di un cervo in ascolto o  piuttosto il piumaggio di un airone pronto ad alzarsi in volo.
 
 
Dal punto di vista delle strategie commerciali Gianmaria Buccellati rappresenta un imprenditore fuori dagli schemi. Quali erano i suoi punti di forza?
Il gioiello, per usare le parole di Gianmaria Buccellati, trattiene la memoria e acquista valore con il tempo. E’ un oggetto d’affezione che parla di costruzione e di investimento personale. Il suo è un progetto di vita, in cui sfera privata e lavorativa coincidono perfettamente. In questa logica le sue boutiques sono state una casa, i suoi artigiani una famiglia, i clienti degli amici e i suoi gioielli gli eterni compagni di viaggio. Era una visione accentratrice in cui tutto era gestito in maniera personale da Gianmaria e dalla moglie Rosi Buccellati, anche attraverso le visite annuali di tutte le sedi internazionali dei negozi. Dovendo scegliere su cosa investire hanno sempre preferito l’organizzazione di un cocktail, di una cena, all’acquisto di pagine pubblicitarie, privilegiando la relazione diretta rispetto alla comunicazione del prodotto.Sono rimasti famosi i cookies di natale, la collezione di oggetti disegnati per l’occasione che loro stessi consegnavano in giro per il mondo in occasione delle festività.
 
 
L’attuale mostra della Venaria Reale e l’entrata degli oggetti di Gianmaria Buccellati nella Galleria degli Argenti di Pitti, sembrano simbolicamente chiudere il cerchio di una perfetta parabola costruita sulla ricerca «dell’utilità dell’inutile», che ha decretato il ruolo di artista.
Gianmaria ha sempre riservato uno spazio continuativo alla progettazione di oggetti liberi dalla pressione del mercato, scevri da valutazioni  in termini di costo e di benefici nell’uso dei materiali e delle lavorazioni, ma sempre con l’idea di interpretare e superare la sapienza secolare della tradizione orafa italiana. In particolare, la collezione di Argenti del Pitti ha rappresentato il modello ideale con cui competere internamente, nel tentativo di interpretare gli archetipi del gioiello. Lo scrigno, esposto in mostra, è il primo oggetto che ha dato vita alla collezione di oggetti preziosi  e di coppe in cui sfilano tutte le mitologie, gli archetipi di bellezza e i materiali più preziosi: cristalli di rocca, malachiti, quarzi, e gemme incastonate dall’aura rinascimentale. I musei americani sono stati i primi ad accorgersi della sua ricerca mineralogica e artistica. La mostra del 2000  allo Smithsonian Institution di Washington ha segnato il riconoscimento in vita della sua arte, seguita dalla personale nel 2008 presso il Museo del Cremlino di Mosca  e dalla mostra al Palazzo Pitti nel 2014. Solo oggi, tuttavia, era maturata in Gianmaria la consapevolezza di aver portato a termine ciò che aveva intrapreso quel giorno di tanti anni fa in cui camminando nelle stanze che furono la residenza estiva dei Medici si era dato il compito di far rivivere e dare nuova vita all’arte orafa.
 
 
In che modo la Fondazione Gianmaria Buccellati porterà avanti la visione del fondatore?
Gianmaria Buccellati ha in qualche modo predisposto in vita tutto quello che sarebbe stato necessario per conservare e valorizzare la sua collezione, che è stata messa al sicuro attraverso la creazione della Fondazione nel 2008. Nel 2013 il marchio Gianmaria Buccellati è stato acquistato dal fondo di  investimento Clessidra, ma di fatto avendo patrimonializzato la Fondazione, il lavoro e di divulgazione e di approfondimento portato avanti dalle mostre proseguirà anche nel futuro.
 
 
Nel 2014 è stata creata anche la Orafa e dei Fondazione di Studi dell’Arte suoi Protagonisti, in che rapporto si pone con la Fondazione Buccellati?
Quest’ultima Fondazione è complementare alla Fondazione Buccellati, in linea con la visione del fondatore e di sua moglie è focalizzata sul recupero della storia dell’oreficeria nelle diverse civiltà con uno sguardo aperto e trasversale sul ruolo e il valore sociale e culturale del gioiello nel mondo. Di fondo, l’idea è quella di sfatare il mito negativo dell’oreficeria come arte decorativa e minore restituendone la centralità nella cultura antica e contemporanea attraverso l’organizzazione di mostre e l’erogazione di borse di studio su questi specifici argomenti.
 
Fondazione Gianmaria Buccellati
 
© Riproduzione riservata