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LA FONDAZIONE BOTTARI LATTES, DUE SEDI, ARTE E LETTERATURA NEL NOME DI MARIO LATTES

  • Pubblicato il: 14/04/2017 - 23:39
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Paola Stroppiana

Prosegue l’esplorazione del mondo delle fondazioni culturali torinesi  esplorando la Fondazione Bottari Lattes, voluta da Caterina Bottari, compagna di vita dell’editore, collezionista e artista Mario Lattes che alla sua scomparsa ha raccolto il testimone del suo impegno. Tra i risultati il Premio Letterario Internazionale Bottari Lattes Grinzane, nato sulle ceneri del Premio Grinzane Cavour.  Paola Stroppiana de La Gazzetta di Torino incontra il Presidente, Adolfo Ivaldi.
 


 
Incontriamo il presidente della Fondazione Bottari Lattes, Adolfo Ivaldi, nello spazio Don Chisciotte di Via della Rocca 37, polo torinese della Fondazione che,  fondata nel 2009, ha inaugurato la propria sede nel 2010 a Monforte d’Alba nelle sale dell’ex municipio.  Qui, da tre anni, si alternano mostre d’arte e incontri culturali molto seguiti dal pubblico cittadino. Nel nome Bottari Lattes è racchiusa la storia di due vite straordinarie, quella di Mario Lattes, editore, collezionista, scrittore e pittore originale e anticonformista, (Torino,1923-2001) e Caterina Bottari, sua compagna di vita, che ha condiviso l’amore per le arti e la letteratura e, alla sua scomparsa, ne ha raccolto il testimone con iniziative culturali di rilievo. Iniziative che hanno poi preso corpo in una Fondazione, il cui scopo primario è la promozione della cultura e dell’arte attraverso l’ampliamento della conoscenza del nome e della figura di Mario, a cui va riconosciuto il merito della diffusione in Italia di pittori e autori stranieri di grande valore. Tra le principali attività rientra l’organizzazione di mostre, convegni tematici, progetti per le scuole e concerti, e del Premio Letterario Internazionale Bottari Lattes Grinzane, nato sulle ceneri del Premio Grinzane Cavour. Quest’ultimo è stato acquistato all’asta fallimentare (in seguito alle noti vicende giudiziarie) da un’indomita Caterina e riportato, con costanza e passione, alla dignità della scena internazionale. Partiamo da questa impresa, che sarebbe piaciuta anche a Don Chisciotte, ma che Caterina, contrariamente all’eroe di Cervantes, ha trasformato in una realtà vincente.
 
Come sono andate e come stanno procedendo le vicende del Premio?
Il recupero del vecchio premio Grinzane Cavour coinvolge grande parte dell’attività della Fondazione, anche se è quest’ultima è nata dal desiderio di ricordare l’attività di Mario Lattes.
Il Premio Grinzane Cavour è stato uno dei premi letterari più importanti fino al 2009; qualcuno ha “sbandato” e il premio ha avuto una crisi molto forte di identità, a cui si sono legati problemi anche economici perché era una struttura molto dispendiosa. Dopo il fallimento nel 2009 è stato messo in liquidazione all’asta.
Caterina è intervenuta in prima persona a difesa della cultura piemontese nel mondo: nessuno voleva prendere il premio, solo un editore di Capalbio si è presentato all’asta: alla fine siamo riusciti a vincere, con sacrifici e investimenti non indifferenti, acquisendo beni materiali (libri, documenti d'archivio e attrezzature varie d'ufficio, cespiti, etc) e immateriali (il nome e il marchio del Premio).
All’inizio, al momento di rilanciare il premio, ci siamo trovati molte porte chiuse da parte degli enti che lo avevano sempre sostenuto, inclusi ovviamente quelli istituzionali, ormai spaventati da quello che era successo, per i contributi pubblici sono stati molto limitati. Piano piano, negli anni, riacquistando quella credibilità che era andata persa, c’è stato un avvicinamento anche delle istituzioni, oltre a sponsor e sostenitori.
Oggi abbiamo un accordo con la Fondazione CRC di Cuneo che sostiene una parte del premio con un contributo triennale di 105.000 euro. Anche la Regione Piemonte si è posta più o meno su questi livelli.
Fatti tutti i risparmi possibili ogni edizione del premio viene a costare circa 120.000 euro, per cui l’investimento in proprio della Fondazione è comunque sempre necessario, in buona misura.
 
I fatti oggi stanno dando ragione alla costanza e al coraggio di Caterina Bottari Lattes…
Sì, la volontà di Caterina si è dimostrata indispensabile per la sopravvivenza del premio, che altrimenti sarebbe andato perduto. E’ raro incontrare oggi persone che decidono di investire il proprio patrimonio personale in un’impresa di questo tipo: per me che sono sempre stato un “volontario della cultura” la venuta di Caterina Bottari Lattes a Monforte è stata un miracolo.
Oggi siamo al settimo anno del Premio Bottari Lattes Grinzane, con la presidenza del professor Gian Luigi Beccaria, presidenza che si rinnova ogni tre anni così come la giuria, che ricordiamo essere composta anche dagli studenti delle superiori, una delle caratteristiche che più lo contraddistingue. Il Premio, che in origine era organizzato in molte sezioni, ha ridotto le categorie a due: il Germoglio, per i libri pubblicati anche da autori neofiti nell’anno che precede il bando, e la Quercia, per autori che negli ultimi anni abbiano lasciato un segno importante nel panorama letterario mondiale. In occasione della premiazione il vincitore della sezione Quercia tiene una lectio magistralis ai centinaia di studenti che hanno la possibilità di ascoltarlo.
 
La Fondazione ha tre sedi indipendenti ma dialoganti, due a Monforte e questa di Torino, nata nel 2013.
Era inevitabile che la Fondazione avesse anche un luogo di riferimento a Torino, dove Caterina e Mario hanno sempre abitato, non distante da qui, in via Calandra, mentre la casa editrice Lattes, oggi diretta dalla figlia di Mario, ha sede in Via Po.
Caterina desiderava fortemente uno spazio dove proporre mostre d’arte, disegno, pittura e affiancare un momento di confronto con gli artisti e curatori: nel corso di questi tre anni ci sono susseguite circa una decina di mostre. L’idea di partenza è che qui si facessero solo mostra su carta, poi sono stati affrontati anche altri media: l’obbiettivo era comunque quello di creare momenti di confronto e approfondimento sugli artisti del territorio, e non solo, in modo da coinvolgere in prima battuta la città.
L’artista protagonista della mostra in corso, Jean-Pierre Velly, fine incisore, è stato scoperto molti anni fa proprio da Mario a Roma presso lo spazio Don Chisciotte, storica galleria romana diretta da Giuliano De Marsanich, inaugurata con una mostra personale di Mario Lattes nel 1962 e presentata da Alberto Moravia.
Lo spazio ha inaugurato nel 2013 con Pittoriscrittori, curata da Vincenzo Gatti: una ventina di opere di alcuni protagonisti culturali del Novecento, che hanno dedicato la loro vita alla pittura e alla letteratura, alle immagini e alle parole: Luigi Bartolini, Dino Buzzati, Italo Cremona, Filippo de Pisis, Albino Galvano, Mario Lattes, Carlo Levi, Alberto Savinio, Emilio Tadini.
Sempre a Monforte nel 2015 Martin Schulz, allora presidente del Parlamento Europeo, ha inaugurato la Bibliotecaca-pinacoteca Mario Lattes che contiene la maggior parte delle sue opere pittoriche e i libri del premio Grinzane dal 1982 a oggi. È aperta al pubblico per il prestito dei libri, per la lettura, o per visite.
 
Quindi Don Chisciotte non nasce in relazione allo spirito ribelle di Mario?
No, nasce in un altro contesto ma senz’altro gli si adatta bene, Don Chisciotte significa rischio ma anche speranza.
 
Mario Lattes è stato un artista e intellettuale certamente eclettico, più pittore o scrittore?
Direi entrambi. A Mario è stata dedicata una bellissima mostra all’Archivio di Stato nel 2008, curata dal Marco Vallora su iniziativa di Caterina, un’antologica della sua pittura (dall’informale al figurativo), della sua collezione e dei suoi scritti. La pittura di Mario è complessa, a volte misteriosa, densa di richiami surrealisti e simbolisti. Lo stesso Sgarbi diversi anni fa disse che stilisticamente rimaneva difficilissimo da collocare, poiché non si è mai allineato a nessuna corrente, nonostante abbia avuto occasione di confrontarsi con molti artisti a lui contemporanei. Questo avviene anche da un punto di vista letterario: i romanzi, Il borghese di ventura, L’incendio del Regio, L’amore è niente…Mario scrive per immagini, la trama è pressoché inesistente, sono spesso flashback: una scrittura celebrale, dovuta ad una personalità molto forte. La riscoperta della sua produzione è la principale mission della Fondazione, Caterina ha fatto inserire nello Statuto che lo scopo principale delle attività culturali è proprio far riscoprire la figura di Mario per restituire ad essa il ruolo che merita nel panorama culturale italiano. Siamo molto contenti, a questo proposito, di annunciare che la città di Torino, il prossimo 11 maggio, intitolerà i giardini di piazza Maria Teresa con una cerimonia ufficiale e il posizionamento di una targa con la dicitura che riporterà tutti i suoi campi d’azione: Mario Lattes, editore pittore, scrittore. Per la Fondazione è un momento davvero importante.
Contestualmente, nella mattinata, la Fondazione organizza il convegno al Circolo dei Lettori su Mario Lattes come operatore culturale.
 
Oggi è Lei presidente delle Fondazione. Come ha conosciuto Caterina Bottari Lattes?
Prima della Fondazione mi occupavo del Festival di jazz di Monforte che si svolge presso il bellissimo auditorium all’aperto, dedicato al pianista polacco Horszowski che nel 1986 tenne proprio lì un memorabile concerto. Quando Caterina dieci anni fa ha scoperto associazione Monforte Arte, di cui facevo parte, ci ha subito chiamati, coinvolti e sostenuti. Insieme abbiamo organizzato a Monforte le prime mostre di Mario Lattes.
 
E, oltre le mostre, quali invece le prossime iniziative?
A Monforte organizzeremo Vivolibro, iniziativa espressamente pensata per i ragazzi delle scuole: si svolge nel centro storico di Monforte d’Alba, con cadenza biennale, ed è realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Onlus di Torino, l’Associazione Mus-e (di Torino, Savona e Genova) e col sostegno della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Nella prima edizione del 2011 è stato realizzato per le vie del paese Il villaggio di Marco Polo, un grande palcoscenico teatrale per rappresentare le avventure del celebre viaggiatore e mercante veneziano. La seconda edizione 2013 ha ricreato Il giro del mondo in ottanta giorni in otto giornate di teatro, musica, giochi e clownerie, per fare ripercorrere ai partecipanti le tappe, le vicende e le atmosfere narrate nel romanzo di Jules Verne. Con il Don Chisciotte nel 2015, l’iniziativa Vivolibro è giunta alla sua terza edizione, ricostruendo in Langa le avventure del cavaliere e del suo scudiero. La prossima edizione sarà dedicata a Pinocchio e si svolgerà dal 22 al 28 maggio.
 
Quali le prossime mostre?
A breve inaugureremo una mostra sulla produzione pittorica di Mario Lattes in modo tale che le sue opere siano presenti nello spazio in concomitanza con la cerimonia di intitolazione dei giardini.
A ottobre ad Alba, nell'ambito della Fiera Internazionale del Tartufo, ripresenteremo la mostra  Pittoriscrittori, “riveduta e corretta”, in cui Mario Lattes con la sua pittura dialogherà con artisti, tra cui Giorgio De Chirico e Lalla Romano, Buzzati e Carlo Levi.
A Monforte in estate, e poi qui a Torino per Novembre, in occasione di Artissima, esporremo con “Wall of Sound 10” i ritratti fotografici di Guido Harari, fotografo e giornalista musicale, che in quarant’anni di attività ha fotografato e collaborato con i più grandi autori della musica contemporanea internazionale,  da Fabrizio De André, di cui è stato fotografo personale, a Paolo Conte, da Lou Reed, Laurie Anderson, da Bob Dylan a Patti Smith, da Ute Lemper a Kate Bush, da Bob Marley a Peter Gabriel, da Keith Jarrett a Wayne Shorter e Jan Garbarek, da Giorgio Gaber a Enzo Iannacci.
A Monforte a settembre ci sarà la mostra di Renato Brazzani, con installazioni di anamorfosi dal titolo “Prospettive variabili”, perché l'opera cambia a seconda del punto di vista; mentre a Torino esporremmo opere del pittore ligure Chianese.
 
Paola Stroppiana, dalla Gazzetta di Torino
 
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