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La critica ha smarrito la memoria. Aiutiamola

  • Pubblicato il: 24/02/2012 - 09:40
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Guglielmo Gigliotti, da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012
Stefano Chiodi

Rivoluzionando la struttura operativa del Macro, il direttore Bartolomeo Pietromarchi ha chiamato Stefano Chiodi a occuparsi, in qualità di curatore interno, di ricerca e progetti editoriali.

Come orienterà l’attività di ricerca?
Il fine è di riavvicinare lo studio scientifico a questa strana cosa che è l’arte contemporanea. C’è bisogno di riaprire i canali tra attualità e storia dell’arte, di risaldare una frattura avvenuta, a partire dalla metà degli anni ’60, tra la storia dell’arte e la critica. La critica, occupandosi unicamente di curatela, ha smarrito la memoria lunga. Il nostro lavoro vorrà essere quindi un contributo al recupero della perduta consapevolezza storica, ma anche della lentezza dello sguardo. Per far ciò coinvolgeremo filosofi, letterati, sociologi, scienziati. Il Macro è un museo giovane, in fondo sta ancora definendo una sua identità.
A quali progetti editoriali sta pensando?
Con il direttore siamo d’accordo che il museo debba iniziare a progettare i propri libri, debba farsi editore. Avremo una linea grafica comune per tutte le nostre pubblicazioni, ad opera della milanese Salotto buono, e un accordo con l’editore Quodlibet per la realizzazione dei libri. Rivoluzioneremo anche il sito web del museo, che non sarà più solo vetrina informativa ma diventerà anche luogo di scambio e riflessione, dove saranno consultabili tutti i contenuti dei cataloghi. Il sito contribuirà a fare del museo un luogo di formazione permanente. La cultura è come l’acqua, un bene pubblico e inalienabile. Il Macro deve diventare un centro propulsore di questo bene.
Lei è un vecchio amico di Pietromarchi, vero?
Le nostre affinità elettive risalgono al 2000, quando curai con Pietromarchi, presso la Fondazione Olivetti da lui diretta, il progetto pluriennale di «Prototipi», una lunga serie di incontri e mostre. Poi ci siamo ritrovati al MaXXI dove, con altri, abbiamo lavorato alla grande mostra inaugurale del museo.
Che cosa c’è nel suo futuro oltre al Macro?
Un libro su Ai Weiwei e uno su Harald Szeemann, la continuazione della co-direzione con Marco Bel- politi della rivista web «Doppiozero» e il mio lavoro di docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università Roma Tre.

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da Il Giornale dell'Arte numero 317, febbraio 2012