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La bellezza nella mente

  • Pubblicato il: 16/12/2018 - 09:53
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Una conversazione con Viviana Kasam, ideatrice di BrainCircle Italia, un progetto di divulgazione del sapere specialistico degli studi sul cervello votato all’accessibilità della materia sulle nuove frontiere delle neuroscienze alla portata di tutti. I contenuti del Brain Forum 2019 e un progetto di recupero di memoria musicale tutto al femminile in collaborazione con Fondazione Accademia di Santa Cecilia e la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria.

Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo


 
Milano. «Il corpo non importa, ciò che conta è la mente» diceva Rita Levi Montalcini, neurologa e Premio Nobel per la medicina nel 1986 per aver scoperto e identificato il fattore di accrescimento della fibra nervosa (NGF). Lasciato alle spalle il Novecento, secolo d’indagine sulla psiche, il nuovo millennio si è aperto all’insegna dello studio del cervello e le frontiere delle neuroscienze svelano continuamente nuovi scenari di comprensione dell’organo più affascinante del corpo umano, capace di governare i nostri corpi, comprese le potenzialità di cura e rigenerazione.
 
Dal 2010 nel nostro Paese esiste BrainCircle Italia,un progetto di divulgazione del sapere specialistico degli studi sul cervello votato all’accessibilità della materia. Ideato da Viviana Kasam, giornalista e governatore dal 2009 dell’Università Ebraica di Gerusalemme che vanta uno dei centri di ricerca sul cervello più avanzati al mondo – l’ELSC–, ogni anno BrainCircle Italia promuove i Brain Forum, appuntamenti gratuiti con i più prestigiosi scienziati di tutto il mondo.
A questo Viviana Kasam affianca un’intensa attività nel settore dell’arte e della cultura, come a rimarcare ciò che oltreoceano è già una consapevolezza: l’arte e la bellezza aiutano i nostri cervelli a rinnovarsi, progredire, guarire. Così dal 2014, in collaborazione con la Fondazione Accademia di Santa Cecilia e la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria, promuove il concerto inaugurale delle celebrazioni per il Giorno della Memoria all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
 
Viviana, qual è stata la genesi di BrainCircle Italia e che cosa offre oggi l’associazione al panorama italiano delle neuroscienze?
Come giornalista ho sempre lavorato per divulgare in modo comprensibile fatti scientifici, di attualità e culturali. Quando nel 2008 mi sono trovata a partecipare a un convegno di neuroscienziati a porte chiuse, rapita da questi temi che stanno aprendo prospettive straordinarie nella vita dell’umanità, ho capito che dovevo trovare il modo di diffonderli presso il pubblico più ampio possibile. Ho trovato un grande alleato in Rita Levi Montalcini e nel suo braccio destro, Pietro Calissano, oggi Presidente dell’European Brain Research Institute Rita Levi Montalcini, con cui abbiamo realizzato il primo Brain Forum a Roma intitolato «La rivoluzione del cervello», in occasione del 101mo compleanno di Rita. Lei stessa si impegnò in prima persona a invitare i protagonisti delle più significative ricerche cutting-edge nelle neuroscienze: parteciparono al Forum 180 atenei da tutto il mondo, collegati a Roma tramite i social media. Fu un appuntamento talmente potente da scatenare l’interesse della stampa non solo per l’evento in sé, ma per la disciplina e per la sua straordinaria portata. Ogni anno a seguire, abbiamo organizzato un Forum dedicato a differenti tematiche e aspetti degli studi sul cervello, coinvolgendo le personalità scientifiche più interessanti da tutto il mondo, invitandoli a sostenere la nostra missione divulgativa e quindi a misurarsi anche con i linguaggi del cinema, della letteratura, dello spettacolo.
 
BrainCircle Italia fa parte della rete internazionale dei BrainCircles dell’Università Ebraica di Gerusalemme, che oggi supportano l’attività dell’ELSC – l’Edmond and Lily Safra Center for Brain Sciences – inaugurato nel 2017 con una donazione di 50 milioni di dollari da parte della Edmond J. Safra Foundation. Qual è il modello di finanziamento di BrainCircle Italia e che tipo di benefici derivano dall’affiliazione all’Università Ebraica di Gerusalemme?
L’Università Ebraica di Gerusalemme è la principale università israeliana, fondata nel 1918 sul Monte Scopus da Albert Einstein, Sigmund Freud, Martin Buber e Chaim Weizmann, e negli ultimi anni ha acquisito una straordinaria leadership negli studi sul cervello.
I BrainCircles che promuove sono formule associative che riuniscono gruppi di persone interessate alle neuroscienze, che si impegnano a versare una precisa quota annuale per un periodo di dieci anni, a fronte della possibilità di partecipare a convegni e lectures a porte chiuse con i più importanti scienziati che operano sia all’Università sia in altri prestigiosi atenei del mondo.
In Italia questo modello non è replicabile per diverse ragioni, prima fra tutte le assenti o ridotte agevolazioni fiscali per questo tipo di elargizioni. Lo scopo di BrainCircle Italia, comunque, è sempre stato, ed è ancora oggi, creare occasioni di apprendimento per il pubblico generico, non specialistico, e in particolar modo per i giovani. Abbiamo sostenitori istituzionali che ci seguono negli anni e, a fronte dell’impossibilità di accedere a fondi pubblici, ogni anno adottiamo un piano di fundraising rivolgendoci al sostegno dei privati. Abbiamo beneficiato del programma di alternanza scuola-lavoro per coinvolgere i giovanissimi e diamo grande rilevanza alla comunicazione digitale.
In questo modo riusciamo a garantire la gratuità dell’ingresso ai Forum e ci tengo a sottolineare che gli scienziati che invitiamo sono entusiasti di partecipare e lo fanno gratuitamente.
 
Qualche esempio?
In questi otto anni di attività abbiamo lavorato con moltissimi scienziati italiani e internazionali. Tra gli italiani, oltre a Pietro Calissano che mi affianca dall’inizio, cito Giancarlo Comi, fondatore e direttore del Dipartimento di Neurologia e dell’Istituto di Neurologia Sperimentale all’Ospedale San Raffaele di Milano considerato uno dei massimi esperti mondiali di Sclerosi Multipla; Andrea Moro, linguista e neuroscienziato fondatore e direttore del Centro di Ricerca in Neuroscienze, Epistemologia e Sintassi Teorica alla Scuola Universitaria Superiore di Pavia, tra i più importanti scienziati della teoria della sintassi delle lingue umane e del rapporto tra linguaggio e cervello; il pluripremiato neurologo Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio, fondamentali nei processi di apprendimento e il fisico Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, famoso in tutto il mondo per il progetto open-source ICub, un robot androide bambino che si sviluppa apprendendo.
A livello internazionale, Henry Markram dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna, vincitore del Flagship Prize, grazie a cui beneficia di 1 miliardo di euro in 10 anni per la sua ricerca sulla ricostruzione e simulazione digitale del cervello umano; Edward Boyden, a capo del gruppo di ricerca di Neurobiologia Sintetica al Boston MIT Media Lab, che sviluppa strumenti per analizzare e riparare sistemi biologici complessi come il cervello, tra cui tecnologie per l’imaging e strumenti optogenetici che consentono l’attivazione e il silenziamento dell’attività neurale con la luce; Mitsuo Kawato, direttore della ATR Computational Neuroscience Laboratories (CNS) di Kyoto, che negli ultimi 20 anni ha lavorato nel campo della neuroscienza computazionale illustrando come anche i robot si muovano sotto il controllo dell’attività del cervello. Tra le molte donne cito Daphna Joel,designata da Forbes come una delle «50 most influencial women»nel 2017, professore alla School of Psychological Sciences della Tel-Aviv University, dove studia le differenze di genere nel cervello.
 
Su cosa verterà l’edizione Brain Forum 2019?
Per il terzo anno consecutivo, nel 2019 continuerà il programma «La scienza e noi» al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, dove esploreremo ricerche nel campo delle stem, della fisica, dell’epigenetica. Parleremo di block-chain non solo relativamente ai bitcoin, ma anche rispetto ad altri campi applicativi; saranno protagoniste l’intelligenza delle piante e la robotica, oltre ad affrontare questioni fondanti come la percezione del tempo.
Nel 2019 lanceremo anche una nuova edizione di«Cervello e Cinema» all’Anteo Spazio Cinema di Milano, che prenderà il titolo di «CuriosaMente» e ci permetterà di conoscere più da vicino le patologie borderline, le dipendenze, i comportamenti degenerativo-ossessivi attraverso alcuni capolavori cult del cinema.
Vorrei anche sottolineare il nostro impegno e partecipazione in altri appuntamenti rilevanti nel panorama scientifico e culturale nazionale, come il Festival della Scienza di Genova, il Festival Pordenone legge e il Festival Poiesis a Fabriano.
 
L’arte e la cultura sono sempre state al centro dei tuoi interessi e da sei anni sei anche promotrice del concerto nazionale per il Giorno della Memoria, che quest’anno è interamente dedicato alla musica femminile. Che cosa puoi anticiparci?
La mia progettualità nella musica è iniziata nel 1998 con la Festa della Musica di Milano, che ho curato per cinque anni. Nell’arco di una settimana si alternavano in città duecento concerti di grandi musicisti provenienti da tutto il mondo e rappresentativi di una comunità etnica presente a Milano: l’idea era dunque utilizzare il linguaggio della musica come potente veicolo d’integrazione. In questa occasione conobbi Hammond Weinstein, un liutaio israeliano che recuperava violini che erano stati nei campi di prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale e nacque immediatamente l’idea di dare loro nuova vita in un grande concerto nazionale. Con UCEI – l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, inventammo il format innovativo di Memoria in Scena: inaugurare le celebrazioni per il Giorno della Memoria con un concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per raccontare e salvare le musiche, le storie spesso commoventi e gli strumenti suonati nei campi di prigionia; un concerto votato alla fratellanza e all’unione spirituale, con una componente narrativa molto spiccata e sempre eseguita da un attore d’eccezione.
Il 16 gennaio 2019 inaugureremo la sesta edizione con il concerto «Libero è il mio canto. Musiche di donne deportate», una pagina inedita della storia della musica che testimonia la straordinaria vena artistica femminile nell’ambito della composizione musicale, in cui le donne sono praticamente assenti.
In questo momento storico in cui viviamo una forte muscolarità della politica, dove si parla di donne di nuovo solo come oggetto sessuale, vittime di stupri e di violenza, noi vogliamo ribadire una visione diversa: mostrare la donna come soggetto creativo e non oggetto passivo.
 
Per supportare il concerto avete lanciato l’iniziativa «Adotta una canzone» con cui donne e uomini di oggi possono scegliere una delle canzoni in programma e supportare la manifestazione associandosi al nome della donna che l’ha composta o eseguita in un campo di prigionia.
Il concerto è una storia dolcissima e commovente in cui si alternano sogni d’amore, incitazioni alla resistenza, ninne nanne per bambini, brani dedicati alla natura e all’arrivo della primavera, parodie di celebri canzonette. Il repertorio di «Libero è il mio canto» copre il periodo fra il 1933 e il 1953 raccogliendo musiche provenienti da ghetti, campi nazisti, gulag russi, campi italiani e giapponesi, Zigeunerblock per i Rom. Un impressionante documento della sofferenza di esseri umani di diversa provenienza, religione, cultura, accomunati dal desiderio di creare ed esprimere bellezza anche nell’orrore e nella tragedia.
È possibile adottare una delle canzoni in programma affiancando il proprio nome al testo e alla vicenda biografica dell’autrice, supportando il concerto ma soprattutto il lavoro di ricerca, composizione e digitalizzazione di queste opere da parte della Fondazione Istituto di Letteratura Musicale di Barletta.
Significa infine tenere in vita donne eroiche che, anche se internate in condizioni drammatiche, hanno creduto nella forza dell’arte e della bellezza per trasmettere il loro anelito di libertà e speranza.
Tutte le informazioni disponibili sul dedicato all’iniziativa Memoria in Scena
 
 
 
Formatasi alla Columbia di New York e alla Mc Gill a Montréal, Viviana Kasam è stata giornalista del Corriere della Sera dal 1975 al 2007 occupandosi di consumerismo, condizione femminile, cooperazione internazionale e cultura. Ha contribuito a fondare Canale 5, conducendo programmi di grande successo come Tabù. Come giornalista e autrice ha collaborato con la Rai(televisione e radio) e teatri a Milano e in Italia. Ha ricevuto numerosi premi ed è stata insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Nel 2009 è stata nominata Governatore dell’Università Ebraica di Gerusalemme e dal 2014 idea e organizza i concerti di apertura delle celebrazioni per il Giorno della Memoria presso l’Auditorium Parco della musica di Roma.
 
 
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