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Io vi controllo: avete speso il 99,24% dei fondi europei per la cultura

  • Pubblicato il: 18/05/2018 - 08:06
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Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Edek Osser da Il Giornale dell'Arte 386, maggio 2018
La commissaria Corina Cretu è ottimista, ma l’Italia rimane sotto osservazione

Bruxelles. Possiamo sperare che il disastro dei soldi europei per la cultura del Fesr, il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, perduti nel periodo 2007-2013 per non averli saputi spendere, non si ripeta? Ricordiamo quello che è successo in Sicilia, con 51 milioni persi, a cui si aggiungono 100 milioni perduti in Campania per il mancato risanamento del Centro storico di Napoli, sito Unesco.

Le polemiche sull’incapacità dell’Italia di spendere i fondi che l’Europa mette a disposizione delle nostre Regioni riguardano soprattutto i finanziamenti in altri settori, nei quali la situazione è davvero preoccupante: per esempio (conti di fine 2017), siamo ultimi in Europa per la spesa del Feasr, il fondo per l’agricoltura. Nel settennato in corso (2014-20), l’Italia è il secondo Paese per fondi strutturali europei a disposizione: ben 73,67 miliardi (dei quali 42 direttamente dal bilancio della Ue) che riguardano sviluppo rurale, coesione, pesca, fondo sociale e «sviluppo regionale», quello che contiene anche i finanziamenti alla cultura. Siamo a oltre metà del percorso (mancano meno di tre anni alla scadenza) e soltanto 6 Paesi sono piazzati finora peggio di noi: Austria, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Croazia e Romania.

Un primo allarme è arrivato da Corina Cretu, dal 2014 commissaria europea alle Politiche regionali. La Cretu, 50 anni, romena, è già stata vicepresidente del Parlamento Europeo: a lei fa capo anche la politica di aiuti alla cultura in Italia. Il sito archeologico di Terina (Lamezia Terme, Calabria), scavato e allestito con un milione di euro di fondi europei del precedente programma 2007-13, è pronto ma resta chiuso e in abbandono.

Lo scorso gennaio la commissaria Cretu ha dato tempo fino a marzo 2019 per aprirlo e farlo funzionare altrimenti «si potrà procedere al recupero dei finanziamenti concessi» (cfr. lo scorso numero, p. 38). Un episodio marginale ma anche un sintomo che non va trascurato. Se guardiamo ai dati dei fondi impegnati o già spesi ad oggi nel piano 2014-20 per il patrimonio culturale compresi nel Fesr ci si chiede: a che punto è l’Italia? Lo abbiamo domandato alla commissaria europea.

Commissaria Cretu, è cambiato qualcosa, soprattutto al Sud, assegnatario della maggior parte dei fondi europei per la cultura? Le risulta che la burocrazia del Mibact e delle amministrazioni locali sia stata più efficiente? 
Mi preme sottolineare subito un fatto molto importante: l’Italia è l’unico Stato membro con un programma operativo nazionale del Fesr specifico per la cultura, disponibile per le sue Regioni meridionali, la cui dotazione totale è di circa 491 milioni di euro. Credo che questo dimostri l’importanza che il vostro Paese attribuisce alla cultura. Quali saranno i suoi effetti concreti? Secondo le stime, gli investimenti attireranno oltre mezzo milione di visitatori in più ogni anno. Vi sono inoltre più di mezzo miliardo di euro disponibili per la promozione del patrimonio culturale provenienti da altri programmi regionali italiani. Questo riveste un’importanza particolare anche in considerazione del fatto che in tutta Europa si sta celebrando l’Anno europeo del patrimonio culturale. Anche il settennato precedente (2007-13) è stato estremamente positivo, dal momento che è stato utilizzato l’intero importo del finanziamento dell’Ue disponibile per il programma nazionale Attrattori Culturali. Tra i risultati principali mi preme sottolineare la creazione di 2.500 nuovi posti di lavoro e l’assistenza prestata a circa 600 nuove imprese. L’importantissimo progetto realizzato a Pompei è andato straordinariamente bene e ha portato circa mezzo milione di visitatori in più. Per questo motivo sono lieta di poter dire che per quanto riguarda la cultura e i fondi dell’Ue in Italia le cose sono andate, e stanno ancora andando, molto bene: alla fine di dicembre 2017 il tasso di selezione dei progetti si attestava all’86% della dotazione totale per il periodo 2014-20 e gli investimenti dichiarati erano l’11,4%: entrambe queste percentuali sono al di sopra della media italiana ed europea. Ciò è motivo di grande ottimismo riguardo ai risultati finali che si otterranno tra qualche anno.

Fin dal 2016 lei ha chiesto con forza che si insediassero le autorità di gestione per poter controllare la corretta attuazione dei programmi e del rendiconto delle spese: è stato fatto? 
Sì, le autorità italiane hanno dimostrato grande determinazione nel velocizzare l’attuazione dei programmi, e ciò non sarebbe stato possibile senza l’insediamento delle autorità di gestione. Tutte le autorità di gestione sono state designate e hanno avviato il processo di attuazione dei programmi nazionali e regionali.

La capacità di spendere correttamente i fondi europei resta in Italia molto diversa da Regione a Regione. Lei ha già messo in guardia su ritardi preoccupanti, per esempio a Lamezia Terme, in Calabria: si possono fare altri esempi, magari non soltanto al Sud? 
La capacità delle diverse Regioni in termini di utilizzo dei fondi dell’Ue è piuttosto varia: alcune Regioni sono al di sopra della media dell’Ue (Emilia-Romagna e Toscana, per esempio), mentre altre non fanno altrettanto bene. Riteniamo che sia di fondamentale importanza accelerare l’attuazione di tutti i programmi italiani che, nel complesso, stanno registrando un ritardo rispetto agli altri Stati membri. I miei servizi ed io monitoriamo attentamente la situazione e forniamo assistenza alle Regioni che incontrano difficoltà nell’attuazione.

Oltre un anno fa lei ha rilevato situazioni di gravi carenze di personale tecnico (ha citato Calabria, Puglia e Sicilia) destinato a dare attuazione ai programmi culturali concordati. È cambiato qualcosa? 
Stiamo parlando di una migliore attuazione e mi fa piacere che lei abbia menzionato la capacità amministrativa in questo contesto. Se vogliamo una migliore attuazione dobbiamo rafforzare la capacità amministrativa degli organismi coinvolti nella gestione dei fondi dell’Unione Europea, perché le due cose vanno di pari passo. Per questo motivo, all’inizio del periodo di programmazione 2014-20 ogni amministrazione italiana ha redatto un piano per il miglioramento della propria capacità amministrativa. Questi piani sono adesso in pieno svolgimento e dovrebbero contribuire a migliorare l’efficienza delle amministrazioni e a velocizzare l’attuazione dei fondi Sie-Strutturali e di investimento europei.

Siamo oltre la metà del periodo previsto per l’attuazione del piano 2014-20: è possibile capire se l’Italia riuscirà a fare meglio del periodo scaduto nel 2013? 
È un po’ presto per dire se l’Italia si comporterà meglio rispetto al periodo precedente: il termine per completare i progetti e dichiarare la spesa alla Commissione è l’ultimo giorno del 2023. Mancano ancora quasi sei anni e non possiamo prevedere se sarà possibile uguagliare i risultati della programmazione 2007-13. Vorrei però sottolineare che le prestazioni dell’Italia nel periodo 2007-13 sono state buone: è stato utilizzato il 99,24% delle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. La media dell’Ue è stata del 99,18%, con alcuni Paesi al di sotto del livello dell’Italia, come Svezia e Austria. Questo per dire che, nonostante sia sempre auspicabile utilizzare appieno le risorse, non si può affermare che l’Italia non abbia registrato buoni risultati. Ovviamente ho fiducia che il vostro Paese farà ancora meglio nel periodo in corso.

In generale, lei aveva fatto capire che la situazione critica delle Regioni del Sud era dovuta alla mancanza di una strategia nazionale per lo sviluppo e che i fondi europei venivano usati (male) in sostituzione delle risorse nazionali: questo giudizio va confermato? 
Sono state adottate molte misure per migliorare la situazione nel Sud. Prima di dare un giudizio definitivo credo che dovremmo aspettare di vedere come si svilupperanno le azioni in corso e attendere i primi risultati del periodo di programmazione 2014-20, in particolare quelli collegati al rendimento e agli obiettivi intermedi corrispondenti che devono essere raggiunti entro la fine di quest’anno.
 

da Il Giornale dell'Arte numero 386, maggio 2018