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Impresa culturale, come comunichi?

  • Pubblicato il: 11/07/2016 - 15:42
Autore/i: 
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Simone Pacini

SPECIALE HANGAR LAB. Prosegue Hangar Lab Festival, il percorso di capacity building diffuso sul territorio per le imprese culturali, varato dalla Regione Piemonte.  Simone Pacini, professionista delle performing arts, autore del blog #fattiditeatro, parla nel corso del Mirabilia Festival di Fossano,  di un nuovo modello di comunicazione per le imprese culturali che si nutre di storytelling e social media.
 
 
 
Fare comunicazione social per le imprese culturali è molto diverso dal farlo per le imprese tradizionali. Il motivo è dovuto alla sensibilità e alla sostanza della materia trattata. Gli elementi comunicativi relativi alla trasmissione del sapere e della cultura, compongono oggetti complessi e come tali essi vanno trattati evitando semplificazioni.
 
La narrazione della propria impresa attraverso i social deve diventare così un racconto che parta dall’interno, che sia strutturale all’impresa stessa. Nessuno conosce meglio i segreti, le specificità, le peculiarità, i punti di forza dell’”oggetto spettacolo” o dell’”oggetto rassegna”, come coloro che operano all’interno del meccanismo creativo. Curare, dunque, l’aspetto della comunicazione social dall’interno, diventa l’unico modo possibile per essere autentici e interessanti.
 
L’assenza di un vero e proprio dibattito tra esperti di social media, di storytelling e di comunicazione, all’interno del mondo dello spettacolo dal vivo, come invece accade per la critica, il sistema delle residenze e altro, rallenta lo sviluppo di nuovi formati e nasconde le criticità della questione, facendola scivolare in un'istituzionalità stantia.
 
Raccontare i processi che rendono possibile la messa in scena di uno spettacolo,  il suo processo creativo, disvelarne i retroscena,  andare a narrare la propria realtà dall’interno del sistema, renderebbe tutto più accessibile – più smart – e favorirebbe quel processo di svecchiamento indispensabile ad avvicinare nuovi pubblici.
 
In quest'ottica, va bene la foto di scena pubblicata su Facebook, ma è chiaro che non si può costruire su questo una nuova grammatica di una buona comunicazione. Cercare invece tra gli scatti interessanti, la foto di un tecnico luci all’opera nel settare uno spot, di un archivio teatrale, di un pubblico in attesa trepidante dell’inizio di uno spettacolo, ecco, questo potrebbe diventare un modo alternativo di guardare alla comunicazione. Una comunicazione che smette di diventare solo informazione, ma che si interfaccia con un pubblico originale che ha voglia di partecipare attivamente a tutte le fasi dello spettacolo.
 
I social media devono coinvolgere, stuzzicare, emozionare, raccontare e far raccontare. L’informazione può essere demandata ai canali tradizionali – giornali, televisione, radio – indispensabili, ma con un potenziale comunicativo rivolto a grandi masse più pigre, meno desiderose di essere “attivate”.
 
Durante i miei workshop teorico-pratici e tramite il mio blog (http://fattiditeatro.it/) cerco di sottolineare l’importanza di strumenti all’apparenza semplici e di immediata applicazione che però, se usati con criterio e consapevolezza, possono avere effetti virtuosi. L’hashtag, così tanto di moda in Twitter e Instagram, non ha solo un’importanza relativa alla ricerca incrociata di un determinato post o di una foto, ma, se usato in modo intelligente, trasforma informazioni isolate e caotiche in una conversazione. Costruire quindi un hashtag con il quale caratterizzare il proprio festival, i propri eventi, è un modo per coinvolgere il pubblico. Un pubblico che si sentirà parte del processo creativo di costruzione di una conversazione su uno specifico tema legato a doppio filo con la manifestazione in atto, diventa promotore del festival, dell'evento, della rassegna. Dinamiche di commenti e feedback arricchiscono la conversazione, che si autoalimenta producendo hype e acquistando potere comunicativo  e promozionale nella rete. In questo modo si passa dal comunicare “a” al comunicare “con”.
 
Negli ultimi anni, c’è stato un miglioramento notevole del legame tra performing arts e social media. Questo ha fatto sì che il processo di avvicinamento di un nuovo pubblico a discipline che spesso lambiscono la sperimentazione, sia stato tanto ricercato quanto graduale.
 
I teatri lirici, rispetto a quelli di prosa, hanno costruito una narrazione delle loro attività, paradossalmente più interessante ed efficace dal punto di vista comunicativo. Denunciare una mancanza di un pubblico a teatro tra i 18 e i 25 anni, deve farci interrogare su quanto sia fondamentale usare gli strumenti dell’oggi per poter raccontare la contemporaneità.
 
La formazione in questo campo è indispensabile. Usare il proprio smartphone in modo stimolante è possibile e auspicabile. Far capire ai ragazzi che raccontare la propria esperienza all’interno di una rassegna teatrale, oppure commentare l’esperienza degli altri, in alternativa alla propria, nell’esperire uno spettacolo, non solo è formativo, – come si scrive un tweet efficace? Come si scelgono gli hashtag? Come si fa un post utile a ricevere like? – ma innesca un processo esponenzialmente creativo. Lo spettatore diventa attivo, genera un contenuto. La possibilità di avere uno smartphone sempre sotto mano, garantisce la presenza costante di un pubblico attivo. Se questo è meno vero per un certo tipo di teatro, dove la rappresentazione diventa un momento di sacralità e in cui l’uso dello smartphone è limitato, per spettacoli legati al circo, al teatro di strada, alla sperimentazione, l’uso dello smartphone come dispositivo di documentazione e di partecipazione attiva,  diventa elemento chiave, parte integrante di rappresentazioni dove sono gli stessi artisti che, coinvolgendo il pubblico in prima persona, vogliono essere fotografati e taggati in modo da creare una realtà aumentata oltre quella contingente. Da qui siamo partiti con i ragazzi di “#comunicacirco”, il workshop che sto tenendo in questi giorni al festival Mirabilia nel quadro delle attività di “Quinta Parete – Progetto di sviluppo e coinvolgimento del pubblico di circo contemporaneo” in collaborazione con il progetto “Hangar – Re-inventare il futuro” dell’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte coordinato da Fondazione Live Piemonte dal Vivo.
 
Laboratori come questi diventano un momento di baratto. Da una parte la formazione, dall’altra il racconto. La complessità di cui si parlava all’inizio, viene garantita proprio dall’interscambio, mai confusionario, di spettacolo e spettatore, in una dinamica interattiva che non è più accessoria, ma assurge a essere modello fondante e ricostitutivo di una nuova politica del trasmettere.
 
In tempi dove le risorse economiche destinate alla cultura, sono rare, le medie e le piccole imprese devono cercare qui, in questo territorio vergine, la loro chiave del successo. Un pubblico che è attivo e partecipa grazie a un coinvolgimento indotto dal prodotto culturale che si promuove, è il miglior veicolo per poter far conoscere la propria realtà in modo dinamico e allo stesso tempo generare un ritorno economico. Il pubblico stesso può e deve diventare parte di un processo: si troverà chiamato a raccontare il prima e il dopo di uno spettacolo, incuriosendo dall’interno coloro che ne ascolteranno la narrazione.
 
 
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Simone Pacini, Master in Management dello spettacolo alla SDA Bocconi, si occupa come consulente free lance di comunicazione, formazione e organizzazione in ambito teatrale e 
culturale. Nel 2008 concepisce il brand fattiditeatro che si sviluppa trasversalmente imponendosi come forma di comunicazione teatrale 2.0. #comunicateatro, il primo workshop che mette in 
relazione performing arts e web 2.0 da lui ideato, ha avuto fino a adesso ventisette edizioni in dieci regioni differenti. Da maggio 2014 compare nella lista dei 100 esperti di social media più influenti 
di Twitter stilata dal blogger e consulente 2.0 americano Evan Carmichael. Da circa un anno ha iniziato a realizzare progetti e tenere lezioni e workshop di Social Media Storytelling. Gestisce il b&b Giorni felici a Roma.