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Il censimento degli innovatori sociali per il patrimonio culturale a Napoli

  • Pubblicato il: 16/12/2018 - 09:56
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Stefano Consiglio
Il Laboratorio dell'impresa culturale dell'Università Federico II con la collaborazione degli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Management del Patrimonio Culturale ha condotto un censimento degli innovatori sociali e culturali che operano sul territorio partenopeo: NapoliAttiva. In questo articolo sono anticipati alcuni dei risultati dell'indagine che sarà presentata nella sua interezza a TourismA a Firenze nel febbraio del 2019. Anteprima il 18 dicembre a Napoli, alla Fondazione De Felice.
L’Italia vanta un immenso patrimonio culturale materiale, immateriale e ambientale. La numerosità dei beni, dei siti e delle tradizioni è tale che la loro tutela e gestione è spesso approssimativa o del tutto assente. Lo Stato italiano, le Istituzioni locali, la Chiesa, spesso, non hanno le risorse finanziarie e le competenze per tenere vivi questi luoghi ricchi di storia, soprattutto se ci riferiamo al cosiddetto patrimonio minore. Nonostante queste difficoltà, o forse proprio a causa di questa, nascono nuove iniziative orientate all’uso di questo patrimonio attraverso nuovi modelli di gestione che vedono come protagonisti iniziative di cittadini e di professionisti che in modo attivo e collaborativo impegnano risorse e avviano processi virtuosi di rigenerazione, recupero e riqualificazione. La social innovation può rispondere così al bisogno sociale di promuovere e tutelare le iniziative in ambito culturale e creativo, colmando un gap del sistema di welfare.
Il Laboratorio dell'impresa culturale dell'Università Federico II con la collaborazione degli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Management del Patrimonio Culturale ha condotto un censimento degli innovatori sociali e culturali che operano sul territorio partenopeo. In questo articolo sono anticipati alcuni dei risultati dell'indagine che sarà presentata nella sua interezza a TourismA a Firenze nel febbraio del 2019.
Grazie al censimento realizzato sono state identificate 48 organizzazioni che, nel corso dell’ultimo decennio sono nate a Napoli, con una logica bottom-up, e che sono riuscite a recuperare più di 50 siti culturali abbandonati e portarli a una nuova vita, rigenerandoli garantendo una fruizione pubblica. Si tratta di esperienze inedite, promosse e portate avanti da cittadini appassionati e competenti che hanno ri-funzionalizzato siti, luoghi fatti di saperi e tradizioni, riorganizzando le relazioni comunitarie e il lavoro, secondo un approccio organizzativo e strategico di innovazione sociale. Delle 48 realtà selezionate 40 sono state coinvolte nell'indagine, mentre le 8 realtà rimanenti saranno intervistate nel corso del 2019.
 
Le motivazioni degli innovatori sociali
Il 30% degli intervistati ha identificato nella voglia di contribuire alla riqualificazione territoriale una delle principali motivazioni che li ha spinti a promuovere l'iniziativa; il 18% è stato sollecitato dalla volontà di contribuire a processi di promozione culturale. Il 12% ha intrapreso il progetto spinto dalla volontà di portare avanti un progetto di carattere sociale ed il 7% dall'intenzione di intraprendere un processo di formazione ed educazione della collettività.
Meno rilevanti sono, invece, le motivazioni di tipo individuale come la volontà di assecondare le proprie passioni e la realizzazione di propri sogni  (12%), la voglia di innovare (7%), la volontà di trovare un'occupazione (3,5%) e di sperimentare un proprio impegno di matrice politica /3,5%).
 
Le problematiche ricorrenti
Il processo di avvio di queste realtà è sempre stato molto problematico in particolare quattro sono le problematiche ricorrenti evidenziate:
1. l’identificazione e l'interlocuzione con il soggetto proprietario;
2. il complesso  iter burocratico necessario per acquisire la gestione dei siti;
3. la difficoltà di reperire le ingenti risorse finanziarie necessarie per mettere in sicurezza i siti;
4. la difficoltà nel fare emergere dall'oblio questi siti culturali.
 
I luoghi dell'innovazione sociale culturale
Le iniziative di valorizzazione del patrimonio tendono a collocarsi in ex strutture lasciate libere da funzioni di carattere religioso o di grandi attrezzature urbane. Come prima tipologia, infatti, troviamo le chiese che costituiscono un terzo del patrimonio riutilizzato (30%). Subito dopo ritroviamo gli edifici storici (23%), spesso palazzi nobiliari che conservano al loro interno saloni e teatri. Le aree archeologiche sono sei (pari al 14%) dei siti valorizzati, si tratta in particolare di aree archeologiche site nel sottosuolo della città.
 
Le attività degli innovatori sociali
L'analisi sulle attività svolte consente di evidenziare la prevalente funzione turistico culturale delle realtà oggetto di indagine (62%), ma quello che emerge con forza e che tale caratteristica non è assolutamente esclusiva. I luoghi rivitalizzati dagli innovatori sociali sono anche ed in modo significativo luoghi in cui si erogano servizi di natura sociale (nel 55% dei casi) ed in cui si produce cultura e si realizzano attività di performing arts (40%). Molti di questi luoghi si prestano ad incubare ed ospitare attività di coworking o per la nascita di nuove iniziative imprenditoriali.
 
Il processo di valorizzazione del patrimonio culturale diffuso e minore messo in atto dalle realtà indagate analizzando le attività indagate si concretizza in tre principali modelli:
1. Il modello della valorizzazione culturale e turistica: (16 casi su 40) che si basa prevalentemente sulla realizzazione di attività di tipo turistico culturale e quindi prevalentemente nell'organizzazione di visite guidate ed eventi culturali. Queste realtà nel corso del 2018 hanno ospitato circa mezzo milione di visitatori.
2. Il modello della valorizzazione attraverso la produzione culturale e le performing arts (14 casi), che consiste nel trasformare siti abbandonati in luoghi di produzione culturale ed in luoghi di spettacolo dal vivo (teatro, musica jazz, musica barocca, laboratori e scuole di musica e teatro).
3. Il modello della valorizzazione attraverso l'erogazione di servizi per il territorio (10 casi) è quello utilizzato per valorizzare spazi di maggiore dimensione, che per essere sostenibili hanno bisogno di includere una pluralità di soggetti, organizzazioni e di funzioni d'uso.
 
Le forme giuridiche ed i modelli di affidamento
La forma giuridica prevalente degli innovatori sociali è l'associazione, sulle 36 realtà che hanno una forma giuridica ben 26 hanno scelto questa forma e di queste solo 2 sono riconosciute e 3 onlus. Sei realtà presentano una forma giuridica più strutturata come la Fondazione ed una sola è una cooperativa. Quattro realtà invece non hanno una forma giuridica e gestiscono i siti attraverso una peculiare gestione ed di tipo comunitario (Scugnizzo Liberato, Giardino Materdei, Santa Fede Liberata, Ex Asilo Filangieri).
Il modello di affidamento più frequentemente utilizzato per acquisire la gestione del sito è il comodato d'uso utilizzata in ben 11 casi su 40. Il secondo strumento più frequente è il fitto agevolato (8 casi su 35), per gli altri casi invece si utilizza il fitto, la convenzione e la convenzione. In cinque casi i siti sono di proprietà del gestore, mentre in quattro casi l'affidamento è il frutto di una scelta del Comune di Napoli che ha affidato ad uso civico quei luoghi.
 
Il modello di sostenibilità e l'impatto occupazionale
La sostenibilità economica delle iniziative di innovazione sociale per il patrimonio e l'impatto occupazionale sono le due questioni più critiche e delicate del fenomeno di NapoliAttiva.
I proventi realizzati da queste realtà nel 2017 sono stati pari a circa 8 milioni di euro. Si tratta di una stima prudenziale che non considera il significativo fatturato informale prodotto da alcune di queste realtà e da quelle "incubate" all'interno di quelli che abbiamo definito hub culturali e sociali.
Un primo fattore interessante che emerge dall'analisi dei ricavi delle realtà indagate è legata al fatto che essi sono il frutto prevalentemente di una capacità "commerciale" degli innovatori sociali. Siamo in presenza di iniziative che si reggono sugli introiti da bigliettazione, in particolare per quanto attiene alle iniziative di valorizzazione turistica culturale e di performing arts.
L'altra gamba dei proventi è legata alla capacità di fare un fundraising differenziato, ed in particolare attraverso la partecipazione a bandi, donazioni, crowdfunding.
 
Per quanto attiene, invece, all'impatto occupazionale grazie all'indagine svolta è possibile stimare L'occupazione diretta generata dalla 40 realtà analizzate è pari a circa 260 addetti (dipendenti e collaboratori). Tale dato non include gli occupati delle realtà incubate negli hub (ma esclusivamente i dipendenti e collaboratori delle strutture che governano l'hub stesso) e gli artisti e collaboratori coinvolti dalle realtà che svolgono attività di valorizzazione attraverso le perfoming art.
Un ruolo importante nell'implementazione delle attività degli innovatori sociali per il patrimonio è anche svolto da volontari e tirocinanti. Le 33 organizzazioni che hanno scelto di rispondere alla sezione del questionario sul lavoro emerge un dato che mostra una significativa presenza sia di volontari pari a 334, che di tirocinanti pari a 112.
 
La rete delle collaborazioni
La rete collaborativa rappresenta per le realtà di NapoliAttiva una risorsa e un’opportunità imprescindibile; è proprio a partire dal rinnovamento delle gestioni in forma associata, dalle loro modalità di funzionamento interno e dalla qualità delle relazioni che queste instaurano con l’ambiente di riferimento, che ci si potrà attendere una durevole rinascita del patrimonio culturale cosiddetto minore e/o abbandonato. Un elemento importante che è emerso dalla rilevazione e da sottolineare fa riferimento alla componente sociale, che in questi casi è di estrema importanza: non è solo lo scambio o la condivisione di risorse a dare peso alle collaborazioni attivate con “alleati”, ma anche la fiducia, la sedimentazione dei rapporti tra persone, nonché le affinità stilistiche e il desiderio di realizzare insieme e dar vita a progetti riconoscibili, diventati veri motori attivi di comunità.
Nell’indagine, quasi tutte le realtà (solo 5 dichiarano di non avere partnership né di far parte di network culturali formali o informali) coinvolte hanno attivato, sebbene con diverse modalità e differenti gradi di intensità e frequenza, collaborazioni con altri attori pubblici e privati principalmente per qualificare e valorizzare le proprie attività e per realizzare nuovi progetti di ampio respiro, eventi, mostre, tour tematici, per obiettivi di audience development, promuovendo, attraverso convenzioni, biglietti integrati e sconti.
 
ExtraMann è sicuramente il progetto di rete che vede coinvolte in maniera trasversale il numero maggiore di realtà di NapoliAttiva (Associazione Respiriamo Arte, Associazione Borgo Vergini Sanità, Cooperativa La Paranza, Associazione SMMAVE, Complesso Museale Santa Maria delle Anime di Purgatorio ad Arco, Galleria Borbonica, Associazione Le Scalze, Associazione ad Alta Voce, Progetto Museo). Con queste e altre realtà, il MANN ha infatti attivato una serie di partnership per valorizzare il patrimonio culturale della città, presentando insieme un’offerta integrata e sconti ai visitatori. È evidente quanto ciò abbia un impatto positivo non solo sui cittadini e i turisti che visitano il MANN, che possono disporre di un’offerta variegata, ampia e agevolata nel prezzo, ma anche e soprattutto sulle organizzazioni culturali minori aderenti, ampliando il loro flusso di visitatori e quindi la loro visibilità.
 
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