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Gli oggetti, la loro memoria e il legame con le opere

  • Pubblicato il: 31/05/2013 - 10:09
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ARTISTA
Articolo a cura di: 
Anna Follo
E.Benassi

Torino. La programmazione estiva della Fondazione Merz è dedicata a Elisabetta Benassi, tra i protagonisti del Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia, con una spettacolare installazione di senso, in tandem con Baruchello.
Fino al 9 settembre è visitabile «Voglio fare subito una mostra», progetto espositivo in cui l’artista romana, intervenendo nello spazio con le sue installazioni, dialoga con le opere e con gli oggetti di Mario Merz.
La ricerca della Benassi, connotata dalla messa in scena di situazioni di evidente forza simbolica, è sottolineata da un’apparenza fantasmatica riferita al continuo tentativo di recupero della memoria delle cose, dei luoghi e delle persone.
Proprio in questa logica il centro del lavoro per la Fondazione Merz, oltre alle opere del Maestro, sono gli oggetti personali dell’artista, incrociando la vicenda artistica a quella biografica.
I lavori di Mario Merz selezionati sono stati realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta. Elisabetta Benassi  li commenta con installazioni, scritte al neon e libri. L’allestimento è dominato da «MareoMerz», installazione composta da una barca da pesca di oltre 10 metri che a prua ha issato all’interno della rete l’ultima auto appartenuta a Mario Merz.
Una modalità che dà forza alla memoria della quotidianità, degli oggetti più comuni che riportano a galla i legami del suo possessore con altre cose, spazi e persone. E’ un’archeologia del quotidiano, fornisce spunto per re-interpretarne il corpus artistico di Merz alla luce di una nostalgica visione delle sue cose, semplici  su cui i poveristi lavorarono a lungo.

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