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Genius loci

  • Pubblicato il: 14/05/2015 - 17:24
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Simona Politini

La Fondazione Luigi Micheletti di Brescia ha festeggiato la XX edizione del suo Award, il prestigioso premio europeo dedicato ai musei della scienza, industria e storia contemporanea. Il 2015 laurea gli Archivi Nazionali dei Paesi Bassi
 

Brescia. Per tre giorni, dal 7 al 9 maggio, la città e la sua provincia si sono trasformate in un palcoscenico di importanti personalità internazionali del mondo della cultura, mostrando il proprio patrimonio in tutta la sua ricchezza e complessità: dal monastero longobardo oggi sede del Museo di Santa Giulia, al rinascimentale Palazzo della Loggia col suo splendido Salone Vanvitelliano, ma soprattutto due delle particolari sedi che costituiscono il MUSIL – Museo dell’Industria e del Lavoro, quella di Rodengo Saiano ed il Museo dell’energia elettrica di Cedegolo in Valle Camonica. Si, perché sono proprio i musei della scienza, dell’industria e dell’età contemporanea i protagonisti del Luigi Micheletti Award, il prestigioso premio europeo giunto alla sua XX edizione.
 
Il Premio è nato nel 1996 su impulso di Kenneth Hudson, considerato il “padre” dell’archeologia industriale, uno studioso non accademico geniale, divenuto amico della Fondazione e di Luigi Micheletti, ed a cui l’Ente ha voluto dedicarlo dopo la sua scomparsa nel 1994. Di impronta fortemente anglosassone, il Premio Micheletti è attualmente gestito da EMA – European Museum Academy, fondazione internazionale con sede in Olanda creata nel 2009 per diffondere l'eredità scientifica di Kenneth Hudson. Nel corso degli anni ha premiato musei, centri scientifici, ecomusei innovativi, spesso di grandissimo interesse. Il perimetro è stato sin dall’inizio il Consiglio d’Europa. Quasi sconosciuto in Italia a causa della mancanza di risorse adeguate per la sua pubblicizzazione, il Luigi Micheletti Award è diventato un appuntamento internazionale per i musei tecnico scientifici, con vincitori di assoluto rilievo, dal DASA di Dortmund, primo vincitore, sino al MUSE di Trento vincitore dell’edizione 2014.
 
Quest’anno, per festeggiare il suo ventesimo anniversario ed in occasione di Expo 2015, la Fondazione ha fortemente voluto celebrarlo nella città di Luigi Micheletti, Brescia, per la prima volta. Un appuntamento che va ben oltre l’evento della cerimonia, ma consta di un lavoro di analisi che si sviluppa nel corso di un anno.
L’edizione 2015 è stato assegnato agli Archivi Nazionali dei Paesi Bassi per il loro approccio innovativo nel trattare e valorizzare la documentazione raccolta come materiale culturale alla stregua di oggetti museali, «Ciò significa che, esattamente come in un museo, i fondi archivistici possono essere utilizzati per mostre e scopi educativi. Questo approccio, che è naturale per un museo, è del tutto innovativo per un archivio. Le mostre e i programmi educativi presentano uno standard qualitativo almeno pari a quello delle migliori istituzioni museali e l'Archivio Nazionale dei Paesi Bassi rappresenta un eccellente esempio per le altre istituzioni archivistiche», con queste parole la giuria ha motivato la scelta. Dal 2002, infatti, gli Archivi Nazionali hanno perseguito una nuova strategia nella gestione pubblica della memoria della Nazione, con l'intenzione di rendere maggiormente accessibile il proprio patrimonio documentale ad un pubblico più ampio, attraverso una maggiore democratizzazione e partecipazione. Un nuovo centro visitatori è stato inaugurato nel mese di ottobre 2013 dal Re Guglielmo Alessandro, con una grande mostra dal titolo 'Il Palazzo della Memoria'. Questo evento espositivo ha permesso di presentare la vasta raccolta archivistica in modo sorprendente ed innovativo. Undici artisti, sviluppatori di giochi e produttori di altri settori creativi sono stati invitati per interpretare altrettante storie, per condurre il pubblico attraverso un viaggio virtuale dei Paesi Bassi dal Medioevo al 1970.
 
 
Ma come nasce la Fondazione Luigi Micheletti? E di cosa si occupa?
Trae origine dall’imprenditore bresciano Luigi Micheletti che nel suo DNA portava i geni operosi della sua terra. Idraulico di formazione, già da giovane, all’epoca della ricostruzione e poi del «miracolo economico», era riuscito a costruire una piccola azienda innovativa, quella che poi si sarebbe definita impresa a rete: aiutava i migliori dei suoi dipendenti a rendersi autonomi, ma, al tempo stesso, a concorrere assieme per appalti pubblici di qualche importanza. Successivamente si occupò anche di impianti di condizionamento. Micheletti ha avuto  un ruolo nella costruzione del sistema di teleriscaldamento a Brescia, traendo ispirazione da quel che aveva avuto modo di vedere in seguito ad una visita, negli anni ’50, presso la Skoda. Tuttavia, nel 1958, una visita al campo di sterminio nazista di Terezin, lo indusse a lasciare la sua avviata attività di imprenditore, per dedicarsi al ricordo e alla documentazione della lotta contro il nazifascismo. Era il 1981 quando l’imprenditore raggiungeva il suo primo obiettivo di costituire una Fondazione, riunendo l’archivio e la biblioteca composti da una moltitudine di documenti raccolti negli anni sulle vicende dell’età contemporanea.
 
Da allora la Fondazione Luigi Micheletti, che grazie ad una convenzione col Comune di Brescia già l’anno seguente alla sua costituzione si insedia nello storico palazzo di via Cairoli 9, si è impegnata con costanza e serietà nell’affrontare i temi del Novecento: dalle guerre, all’industrializzazione, dalla spinta al consumo, alla crisi ambientale, perseguendo in questa ricerca i valori di libertà, verità e del fare cultura, valori che hanno restituito alla Fondazione prestigio e credibilità anche oltre i confini nazionali.
 
Il patrimonio raccolto, catalogato ed in parte digitalizzato negli anni è davvero vasto.
Il nucleo centrale è costituito da un Archivio, organizzato in una settantina di Fondi suddivisi in 3.500 buste riguardanti in particolare la storia generale del Novecento, la storia dell'industria, la storia bresciana del XIX e XX secolo. Tra i Fondi  conservati il Fondo «Archeologia industriale» contenente le schede del censimento del patrimonio storico-industriale della Lombardia, realizzato dalla Fondazione Micheletti su incarico della Regione Lombardia tra il 1982 e il 1987. Una Biblioteca con oltre 80.000 volumi schedati sulla storia contemporanea. Un’Emeroteca contenente circa 15.000 testate di periodici su oltre 7.000 dei quali è possibile fare ricerca a terminale. Una Cineteca con circa 6.000 pizze cinematografiche (prevalentemente pellicole nel formato 35 mm) e circa 3.000 cassette (video professionali su vari formati magnetici). Particolarmente interessante il corpo costituito da circa 3.500 pizze e 1.800 cassette video provenienti dalla produzione della Gamma Film di Roberto Gavioli, azienda milanese leader a livello europeo nel campo della produzione di cartoni animati dagli anni Quaranta sino agli anni Settanta e oltre, di cui la Fondazione conserva anche una massa imponente di disegni (rodovetri). Una Fototeca che conta oltre 140.000 immagini riguardanti i temi di interesse della Fondazione. Un’Iconoteca divisa in quattro sezioni: cartoline, manifesti, tessere e  miscellanea. Ed infine una Mediateca costituita da insieme eterogeneo di documenti e materiali audiovisivi, su diversi supporti, ad esclusione delle pellicole cinematografiche e dei video magnetici professionali organizzati nella cineteca. 
 
La Fondazione Luigi Micheletti vanta inoltre di circa 180 pubblicazioni, tra periodici, monografie, collane, coedizioni e audiovisivi, riguardanti la storia locale a quella dell'ambiente, dalla politica alla società, dall'archeologia industriale agli avvenimenti cruciali del XX secolo. Tra i titoli: Il caso italiano. Industria, chimica e ambiente; Scienza, tecnica e industria nei 150 anni di unità d'Italia; Brescia la città delle fabbriche.
 
A Luigi Micheletti si deve anche la nascita del progetto MUSIL - Museo dell'Industria e del Lavoro di Brescia, che, nella visione dell’imprenditore,  doveva concretizzarsi in un grande museo su più sedi dislocate nel territorio che affrontassero il tema del lavoro a partire dal periodo che gli storici definiscono  della “seconda rivoluzione industriale”. Oggi il MUSIL è una realtà concreta e operativa, con oltre 4.000 reperti, primo tra tutti quello acquisito da Luigi Micheletti - una macchina da scrivere Continental Wanderer Werke, acquistata nel 1988 ed inventariata il 5 settembre 1989, 3 poli territoriali ed una sede centrale in costruzione nell'area dell'ex stabilimento Tempini a Brescia. Il budget annuale del MUSIL è di circa € 630.000, ed i visitatori paganti annui sono  circa 10.000, senza considerare dunque coloro che accedono agli spazi espositivi grazie alle iniziative libere o durante convention di aziende e associazioni.
 
Incontriamo il dott. Pier Paolo Poggio, che dagli inizi ricopre il ruolo di Direttore della Fondazione Luigi Micheletti.
 
Al giorno d’oggi cosa significa e che valore ha dirigere un centro di ricerca sulla storia contemporanea?
Credo che i problemi che caratterizzano il nostro tempo siano gli epifenomeni di una crisi di civiltà che è determinata da profondissimi e inediti cambiamenti nella struttura profonda della società umana; cito la concreta unificazione del mondo, pur in mezzo ad ineguaglianze e differenze di ogni genere, e la dimensione planetaria di quella che banalmente chiamiamo questione ambientale. A fronte di ciò la capacità di collocare il tempo presente nel suo contesto storico è fondamentale per capire e agire in modo consapevole. L’emarginazione della storiografia nella cultura odierna, specie in Italia, è uno dei punti deboli della formazione intellettuale delle giovani generazioni, spinte a vivere in un presente assoluto
 
 
Come vi sostenete?
Le entrate della Fondazione derivano, in una percentuale sempre minore, da contributi del MIUR e del MIBACT (apposite tabelle per enti riconosciuti a vario titolo) nonché da contributi, ormai poco più che simbolici, degli enti locali e territoriali. Ciò fa sì che le risorse siano legati a progetti di varia natura e entità, presentati a Fondazioni di erogazione (tipo Fondazione Cariplo), in certi casi anche a aziende del territorio bresciano, in questi casi in collaborazione con il Museo dell’Industria e del Lavoro (MUSIL).
 
 
Quante persone sono impegnate nella vostra attività?
In ragione del venir meno dei finanziamenti ordinari l’organico è ridotto al minimo, tre persone, con un numero significativo di collaboratori o consulenti che variano molto a seconda dei progetti: circa 10 persone, più alcuni collaboratori volontari.

 
Chi sono i partner con i quali la Fondazione Luigi Micheletti è solita operare?
Anche le collaborazioni,  a parte quella continuativa con il MUSIL, variano nel tempo: segnalo le due Università bresciane, altre fondazioni o enti culturali del territorio, istituti culturali nazionali, come l’Istituto Sturzo, infine significativi rapporti sono stati istituiti con realtà che si occupano di storia contemporanea in altri Paesi europei.
 
 
Qual è il rapporto col territorio nel quale la Fondazione Luigi Micheletti trova sede?
La Fondazione, operativa da oltre 30 anni  è un riferimento consolidato a livello bresciano, nondimeno l’allargamento del raggio d’azione ha un po’ affievolito, specie dopo la scomparsa di Luigi Micheletti, il rapporto con il territorio, centrale invece per il MUSIL che, al di là della veste istituzionale del tutto autonoma, si può considerare legittimamente una filiazione della Fondazione, anzi il suo progetto più importante, in parte realizzato e  in parte no, per i forti ritardi accumulati nella realizzazione della sede cittadina.
 
 
Quali sono i progetti più importanti che negli anni la Fondazione Micheletti ha realizzato?
Ho già detto del Museo dell’Industria e del Lavoro, originato dall’attenzione per l’archeologia industriale, in pratica il passaggio dal fordismo al postfordismo, per usare un gergo sociologico. Su questo versante, talvolta  con ricerche e pubblicazioni innovative, l’attenzione si è concentrata sulla storia della tecnologia, sia di lungo periodo –come noto Brescia è stata anche nel passato un epicentro della manifattura specie in ambito metallurgico-, che nell’attualità, ad es. la Storia del personal computer in Italia. Un altro filone strettamente connesso riguarda il nodo altamente problematico “industria e ambiente”. Un ambito su cui la Fondazione ha raccolto materiali e archivi imprescindibili, solo in minima misura utilizzati a livello di ricerca e divulgazione. In questo caso si è trattato principalmente di un progetto documentario, per evitare che documenti preziosi venissero dispersi e cancellati. La storia della tecnica e dell’ambiente rappresentano i due ambiti principali di attività della rivista on line promossa dalla Fondazione: “Altronovecento”, giunta al numero 26. Parallelamente, con qualche difficoltà nel far comprendere le interconnessioni, la Fondazione, sin dalle origini, ha perseguito lo studio delle grandi correnti e movimenti politico ideologici del Novecento. Cito le ricerche sulla Seconda guerra mondiale, la  Resistenza, la Repubblica Sociale Italiana (in questo caso con un ruolo decisamente pionieristico). Sempre ponendo particolare attenzione alle fonti iconografiche. Altrettanto importante il cantiere di studi dedicato al Comunismo novecentesco e al pensiero politico radicale, con  numerose pubblicazioni tuttora in corso
 
 
Quali sono i progetti che la Fondazione  Luigi Micheletti sta portando avanti oggi?
Segnalo tre filoni che si inseriscono organicamente con i lavori svolti negli anni e decenni passati: l’intenso ciclo di iniziative dedicato alla Prima guerra mondiale, di cui ci interessa studiare e far conoscere la dimensione industriale, scientifica e tecnologica, con i vari riflessi sociali (ad es. il forte coinvolgimento delle donne nell’industria di guerra). È  in stampa un volume da noi edito su La Grande Guerra e le industria bresciane. L’avvio di agili monografie dedicate alla “industrie del XXI secolo”, assumendo il territorio bresciano come area  di grandissimo interesse, considerato che oggi è forse il principale polo manifatturiero d’Europa, pur in un contesto di diffusa deindustrializzazione. Infine, prendendo spunto da Expo, abbiamo riattivato le ricerche sulla storia e la realtà attuale dell’agricoltura. Ricordo in merito che il primo convegno realizzato dalla Fondazione nel 1982 era stato dedicato alla storia dell’ agricoltura in Lombardia. Le trasformazioni che stanno avvenendo in agricoltura sono altamente esemplificative del passaggio di civiltà a cui mi riferivo in apertura.
 
 
Per concludere una battuta su Expo 2015. Quali attività prevede la Fondazione Micheletti durante questi sei mesi di evento?
Ai temi di Expo abbiamo dedicato il Convegno “Le tre agricolture: contadina, industriale, ecologica”  tenutosi  nel MUSIL di Rodengo Saiano (Franciacorta) a fine aprile. Altri appuntamenti seminariali sono previsti dopo l’estate. A parte ciò, la Fondazione collabora con il MUSIL, nella realizzazione dell’ esposizione bresciana dedicata a Fuori Expo. Attraverso prestiti del proprio patrimonio materiale e immateriale sarà presente in altre iniziative, a livello nazionale, in corso di definizione.
 
L’auspicio di tutti è che la Fondazione Luigi Micheletti possa continuare la sua preziosa attività di ricerca e divulgazione, affinché,  traendo consapevolezza del recente passato,  si possano affrontare al meglio le sfide che il futuro ci riserva.
 
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