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Gener/azioni. La prima giornata della generatività sociale

  • Pubblicato il: 15/12/2015 - 16:01
Rubrica: 
FARE RETE
Articolo a cura di: 
Francesco Mannino

Genius Loci – L’Archivio della Generatività Italiana   ha raggiunto quest’anno i 100 casi e per l’occasione ha lanciato un appuntamento pubblico a Milano, per il prossimo 18 dicembre presso Umanitaria, Salone degli Affreschi

 

Il 18 dicembre si terrà a Milano «Gener/azioni. La prima giornata della generatività sociale», promossa da Genius Loci – L’Archivio della Generatività Italiana e da Vita.it, con il sostegno del Gruppo Unipol.

Sarà una festa, secondo i promotori: non un convegno, ma un momento di incontro e scambio, in cui dieci delle 100 esperienze raccolte (e ascoltate) dall'Archivio racconteranno «in modo creativo e coinvolgente la loro avventura». Saranno presenti i sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti (autori del pamphlet “Generativi di tutto il mondo unitevi”, pubblicato da Feltrinelli), l’economista civile Luigino Bruni, l'imprenditore sociale Johnny Dotti, le ricercatrici Patrizia Cappelletti e Tiziana Ciampolini e tanti altri.

100 storie di imprese, no-profit o azioni istituzionali che i ricercatori di Genius Loci hanno pazientemente inseguito, analizzato, interrogato e restituito (anche godibilmente, mediante audiovisivi pubblicati sul sito www.generativita.it); cento e più storie accomunate dal filo rosso delle caratteristiche generative,  la pietra di paragone che il gruppo di lavoro ha scelto per confrontare realtà sì diverse, ma unite da criteri di azione accomunabili.

 

L'Archivio nasce dall’Istituto Luigi Sturzo e dall’Almed (Alta Scuola in Media e Giornalismo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e prende letteralmente i primi passi dal metodo sturziano dell'ascolto itinerante: secondo il pensiero dell'Istituto prima ancora che dissertare su modelli e soluzioni è necessario sapere lasciar parlare le tante realtà che si incontrano via via sul territorio, atto preliminare e imprescindibile per cogliere gli elementi di ogni singolo caso particolare. Questi elementi sono i «semi» che possono essere individuati come esemplari universali comuni ad altre esperienze, e quindi ad esse tornare utili in una cornice complessiva che è lo specifico genius loci del Paese. L'atto della “semina” tocca poi alla narrazione che segue l'ascolto, e che caratterizza il metodo di lavoro dei ricercatori dell'Archivio: un grande limite del vivere presente (e una concausa delle sue crisi) è individuato infatti nell'interruzione della comunicazione delle esperienze sociali e imprenditoriali e soprattutto dell'arresto del loro rapporto dialettico con le istituzioni. Da questo blocco scaturisce una carenza di buona politica: essa non può esistere se non alimentata da buona socialità e da buona amministrazione. E se non c'è buona politica, non può esserci viceversa alcuna buona socialità, che ha bisogno di un contesto fertile per crescere e farsi Paese. Un circolo che potenzialmente virtuoso si fa invece vizioso, una mancata osmosi tra buone pratiche generative e gestione della cosa pubblica che conduce al degrado morale, alla involuzione istituzionale e infine alla crisi economica.

Ascolto e narrazione dunque, alla base del metodo dell'Archivio. L'altro punto di partenza, la «pietra di paragone» di cui si diceva, è quello delle caratteristiche generative dei casi ascoltati, ovvero (per semplificare) il come ci si comporta oggi per costruire un futuro diverso dall'oggi. In un lungo periodo di crisi sociale, che è anche economica ma non soltanto, esistono migliaia di casi di persone che si organizzano e rispondono vivacemente alla situazione contingente. Questa vivacità è, secondo i ricercatori dell'Archivio, «generativa», e lo è per una serie di motivi.

Innanzitutto perché il tratto comune di queste esperienze è l'individuazione di valori come perni del proprio agire, quasi sempre valori che travalicano il recinto dei soggetti direttamente coinvolti, per riversarsi con intraprendenza sugli altri, spesso la comunità di riferimento. Poi perché sono esperienze che trascendono il qui e ora, interpretando i propri compiti e i propri obiettivi con sguardo innovativo, riuscendo a mobilitare energie che altri non avrebbero neanche intravisto con spirito di fiducia e con una affettività e un desiderio che diventa motore. Non è passiva, l'esperienza generativa, ma si pone in maniera dialettica con il contesto di riferimento, non lo accetta per ciò che è bensì lo vuole trasformare. Un contesto di cui però sa riconoscere anche le fragilità (sociale, ambientale, economica) e verso cui si pone con l'approccio della sostenibilità, strada da cui non può prescindere. E infine, ultima caratteristica delle esperienze generative è costituita da un enorme sacrificio che spesso impone il conflitto con cui si viene a contatto, conflitto da cui non si fugge ma a cui si oppone una resistenza generativa, finalizzata a creare nuovi scenari.

Insomma, i ricercatori di Genius Loci sono alla ricerca di persone o organizzazioni, pubbliche o private, che affrontano la crisi mettendo in movimento azioni innovative che generano nuove risorse per sé e per le comunità di riferimento. Non sono statalisti in senso stretto, anche se credono fermamente che lo Stato debba giocare un ruolo fondamentale di ascoltatore, supervisore, architetto di strategie, facilitatore delle loro attuazioni, rappresentante delle istanze collettive. Non sono mercatisti, ma (alcuni di loro) non temono anche la sfida dei mercati: ai quali si presentano forti dei valori che li hanno fatti partire e che li motivano ogni giorno, molto al di là del profitto individuale. Insomma, è tutta gente che si gioca la partita creativamente, pensando alla coesione sociale che se ne può generare (interna alla propria organizzazione, di prossimità o anche più diffusa), e nel frattempo magari a fare quadrare i conti e a pagare gli stipendi. Queste esperienze, spesso lontane tra loro e inconsapevoli le une delle altre, sono caratterizzate da criticità comuni e da soluzioni simili o adattabili in questo o in quell'altro caso. Si va da Farm Cultural Park di Favara, con i sette cortili rigenerati alla faccia del degrado e della emarginazione, all'Ecomuseo del Mare di Palermo, con le loro memorie di comunità condivise, ai progetti scientifico-sociali della Fondazione di Comunità di Messina, fino all'antimafia che si fa impresa sociale di Libera Sicilia, o al turismo di comunità realizzato a Napoli con le Catacombe di San Gennaro, fino al conosciuto esempio coesivo di Luxottica, multinazionale che investe sul benessere dei propri dipendenti, o (tra le buone pratiche istituzionali) la storia del Progetto Speciale Periferie di Torino, fino alla Fondazione Housing Sociale lombarda.

 

100 e più storie che però non sono solo una raccolta, ma anche il preludio (il suggerimento? L'invito?) ad una “politica generativa”. Un modello il cui parto, per stessa ammissione dei ricercatori di Genius Loci, non sarà né facile né immediato. Ma necessario. Anche qui il ragionamento è restituito in forma semplice: la politica generativa sa che «le risorse spese per le persone, i territori, le relazioni non sono un costo – risorse sottratte a usi più produttivi – ma un investimento decisivo per fertilizzare il terreno sul quale la crescita si produce». 

 

Persone, territori, relazioni: eccoli i fulcri su cui immaginare un nuovo modello di policy (nel senso di strategie collettive e condivise), di polis (nel senso di rapporti sociali) e di poiesis (nel senso di pratiche innovative rivolte ad impatti futuri). I perni su cui orientare le scelte istituzionali che se non indirizzate a valorizzare questi pilastri ma altri – come le iniquità sociali e le disattenzioni alla salute generale – sono destinate a fratture ben più profonde con i sistemi sociali che dovrebbero rappresentare.

Una «forza mite», la politica generativa: capace di favorire le soggettività sociali e al contempo indispensabile per costruire le condizioni di uno sviluppo sostenibile, si basa sull'operare «in seconda battuta», ma senza rimpiazzare o schiacciare le energie vitali, personali e sociali.

 

Eccole dunque la generatività, le organizzazioni generative e la politiche generative che si incontreranno a Milano il 18 dicembre, e che l'Archivio sta pazientemente ascoltando e leggendo in chiave prospettica. Un lavoro complesso e assai denso, che sarà interessante leggere nei suoi sviluppi ma soprattutto nelle conseguenze che avrà sul fronte delle azioni istituzionali, stimolate a comprendere questa nuova e diffusa realtà umana.

 

Francesco Mannino è Presidente di Officine Culturali – Catania

www.generativita.it