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Cultura come piattaforma di sviluppo delle città

  • Pubblicato il: 13/04/2014 - 21:53
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Articolo a cura di: 
Roberta Bolelli

In queste parole si riassume il motivo conduttore del recente incontro a Bologna, su «CULTURA E CREATIVITÀ TRA ECONOMIA E INNOVAZIONE SOCIALE» cui hanno partecipato Claudio Bocci, direttore di Federculture, Luca Bergamo, Segretario Generale di Culture Action Europe, Giuseppe Piperata, docente di diritto amministrativo membro del comitato di direzione della rivista Aedon e Walter Vitali, esperto di politiche urbane, sindaco di Bologna dal 1993 al 1999, Presidente di Eurocities e senatore dal 2001 al 2013.

L'appuntamento è stato promosso da Laboratorio Urbano, Centro di documentazione, ricerca e proposta sulle città con sede a Bologna (www.laboratoriourbano.info), costituitosi nel luglio del 2010 per iniziativa tra gli altri proprio di Vitali, come luogo di incontro tra le competenze e la cittadinanza attiva, per contribuire ad arricchire il dibattito sulle politiche urbane, attraverso il confronto tra  le diverse realtà e le migliori esperienze internazionali. Tra le sue proposte e iniziative il «Town meeting» sullo statuto della città metropolitana di Bologna, il progetto UrBes sul benessere equo e sostenibile nelle città, insieme al Comune e in collaborazione con Istat, il volume in uscita a maggio «Un'Agenda per la città - Nuove visioni per lo sviluppo urbano» (Il Mulino 2014), con proposte sulle politiche di genere, la democrazia urbana e le pratiche partecipative, le città metropolitane, il territorio e l'economia verde, la mobilità, il «welfare», la cultura e l'Università, le «smart cities», il lavoro e lo sviluppo locale.

Le città possono essere i centri strategici di aggregazione delle iniziative proprio perché sono i punti di maggiore concentrazione degli interessi culturali. Infatti da qui al 2050 il 70% dei nove miliardi di abitanti del pianeta vivrà nelle città. Non a caso l'Unione Europea ha chiesto a tutti i paesi membri di dotarsi di un'ambiziosa Agenda urbana  e l'ONU ritiene che dopo l'austerità, il nuovo paradigma dello sviluppo passa dalle città che possono costituire il «rimedio della crisi globale». In questa prospettiva, la cultura diventa un fattore determinante di una nuova visione non solo economica dello sviluppo.

La valorizzazione del patrimonio culturale e di una nuova progettualità territoriale, legata all'innovazione e alla creatività, è stata al centro dell'intervento di «Claudio Bocci» (www.federculture.it) che ha sottolineato come in una fase economica di contrazione delle risorse pubbliche, anche nel campo della cultura, il ricorso a forme di partnership tra pubblico e privato possa rappresentare un'opportunità di rilievo, capace di sostenere il rilancio economico del principale patrimonio italiano e nel contempo  avviare processi partecipativi, favorendo un maggiore coinvolgimento del non profit, delle imprese culturali e delle comunità. Strategie di lungo periodo possono assegnare un ruolo determinante alle autonomie locali e alle forze vive della società civile.

Secondo Bocci, i casi di successo poggiano su una progettualità integrata tra i vari livelli istituzionali e tra questi e i privati. Una progettualità della conservazione e del restauro è importante, ma non esaustiva. Per produrre risultati di sviluppo del territorio è fondamentale che tutela, valorizzazione e gestione siano tenute insieme e che specifiche risorse siano riservate alla qualità progettuale.

In questo senso sono eloquenti l'esperienza tedesca del bacino della RUHR dove storici altiforni sono divenuti contenitori e scenario di raffinate espressioni culturali, così come in Italia è importante l'analoga esperienza pilota dei Parchi della Val di Cornia di Piombino, dove cinque comuni hanno fatto sinergia per valorizzare antiche strutture della siderurgia per farne un paesaggio dove l'archeologia industriale si immerge in splendidi ambienti naturali costieri e collinari.

Nel 2019 in Italia ci sarà una città europea della cultura, scelta tra Cagliari, Matera, Lecce, Perugia-Assisi, Siena e Ravenna selezionate su 21 città. Proprio in vista di questo appuntamento si potrebbe sperimentare, continua Bocci, questo modello di progettualità del territorio, dove nella cultura è l'intera città che si mette in gioco e i progetti si relazionano con i possibili investitori privati, attivando un meccanismo virtuoso.

Da una visione nazionale si è passati ad una prospettiva europea con l'intervento di «Luca Bergamo» (www.cultureactioneurope.org), la più estesa rete di associazioni culturali in Europa con sede a Bruxelles che da anni lavora per diffondere conoscenza e informazioni preziose sulla maggior parte delle questioni relative alla politica culturale dell'Unione Europea. Bergamo ha annunciato che a partire dal 2014 Culture Action Europe
implementerà un nuovo modello operativo con l'obiettivo di facilitare l'interconnessione tra le organizzazioni e le persone, per massimizzare l'impatto del pensiero e delle richieste dell'opinione pubblica, in quanto  l'associazione crede fortemente nella cultura come elemento necessario per lo sviluppo. Per questo, secondo Bergamo, l'unico modo che ha l'Europa per uscire dalla crisi sia puntare sull'innovazione sociale e su un nuovo modello fondato su sostenibilità e rispetto dei diritti umani.

Sui grandi temi della cultura e della creatività «Giuseppe Piperata» (www.aedon.mulino.it) ha portato il punto di vista del giurista, focalizzando in particolare i legami tra sviluppo delle politiche e regolamentazione normativa, per favorire l'innovazione sociale e culturale, offrendo le possibili soluzioni attraverso le parole chiave della
competenza, del rapporto pubblico-privato e degli strumenti.

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