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Com’era vitale la Milano degli anni ’50: un’anteprima su Enrico Baj alla Fondazione Arnaldo Pomodoro

  • Pubblicato il: 06/09/2013 - 07:59
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti
Enrico Baj

Milano. Enrico Baj (Milano, 1924Vergiate, 2003) è stato uno dei protagonisti del dibattito culturale in Italia ed Europa. Attraverso le sue frequentazioni (André Breton, Marcel Duchamp, Raymond Queneau, tra gli altri) e all’impegno nei confronti delle avanguardie artistiche, che lo conduce nel 1951 a fondare, insieme a Sergio Dangelo Joe Colombo, Gianni Dova, il Movimento della Pittura Nucleare, ma anche a firmare nel 1957  il manifesto Contro lo stile, proprio nell’anno in cui si tiene la sua prima personale all'estero, presso la Gallery One di Londra, mentre nel 1963 fonda l'Institutum Pataphysicum Mediolanense per caldeggiare la "scienza delle soluzioni immaginarie". Una figura complessa, quindi, anche nell’uso polimaterico dei materiali, dai celebri collages  ed assemblages di pittura mixata con medaglie, bottoni, passamanerie, vetro, legno, quest’ultimo utilizzato anche come intarsio ed impiallaccio, ma anche nell’impiego di materiali plastici, sotto l’influsso primario di Dada e Surrealismo. La mostra della Fondazione Pomodoro vuole mettere in evidenza tutto questo, con un affondo sui ruggenti anni ’50, attraverso rarità fotografiche e documentarie. Il curatore Flaminio Gualdoni, che ha progettato il percorso con il supporto di Roberta Cerini Baj e dell’Archivio Enrico Baj, ci offre una gustosa anteprima della mostra.

Come nasce il progetto della mostra su Baj?
La mostra è frutto della filosofia complessiva della Fondazione, che intende privilegiare l’approfondimento su figure e temi specifici piuttosto che rincorrere iniziative reboanti ma con poco contenuto. C’è un gran bisogno di documentazione accurata, di studio in profondità, di conoscenza autentica dei fatti dell’arte moderna, e questo è uno degli obiettivi primari della Fondazione Arnaldo Pomodoro.  Il caso di Baj è emblematico. È conosciutissimo, ma la sua straordinaria stagione degli anni ‘50, che ne ha fatto una delle figure di riferimento dell’avanguardia internazionale, era ancora per molti versi da indagare.

Quale sarà il focus della mostra?
Nel cuore degli anni ’50 Baj integra la proposta dell’arte nucleare con la fondazione della rivista “Il Gesto”, interlocutrice autorevole della fase di riscoperta del dada e del surrealismo, e con un “movimentismo” culturale straordinario. La mostra e il catalogo parlano di lui ma anche di personaggi leggendari come Édouard Jaguer, Raoul Haussmann, E.L.T. Mesens, Francis Picabia, che con lui dialogano strettamente, innescando una svolta radicale.  Raccontano anche, e soprattutto, della Milano vivissima di quel tempo, autenticamente cosmopolita, ove domina la personalità carismatica di Lucio Fontana (che con Baj realizza una grande opera a quattro mani, presente in mostra) e dove muovono i primi passi personaggi che si chiamano, per dire, Arturo Schwarz o Piero Manzoni.

Com’è pensato il percorso della mostra / allestimento?
Un gruppo di sceltissime opere esemplari, di quelle che hanno segnato i passaggi cruciali dell’evoluzione di Baj, si intreccia con documenti originali di quegli anni, rari e spesso inediti: manifesti, riviste, lettere, libri, fotografie. Sono materiali affascinanti, spesso sorprendenti, e che danno la misura dell’autentica proliferazione intellettuale della quale quella generazione, Baj in testa, è stata artefice.

Quali enti/partner sono stati coinvolti nel progetto della Fondazione e da dove deriva il reperimento fondi del progetto?
Allo stato attuale l’attività della Fondazione si regge totalmente sulle proprie disponibilità e sul contributo dei sostenitori, oltre che sull’entusiasmo di Arnaldo Pomodoro. In tempi ispidi come questi, vale davvero il detto che chi fa da sé fa per tre. In generale, poi, realizzare mostre concentrate e belle è sempre meglio che cucinare grandi mostre mediocri.

Quale spazio per la multidisciplinarietà? Qual è il pubblico al quale vi rivolgete?
L’attività della nuova sede è agli inizi, dunque è una fase per certi versi ancora di rodaggio. La consapevolezza è che a Milano esiste un’area considerevole di pubblico colto, attento e curioso, cui fare proposte non ovvie. I riscontri e i numeri della prima iniziativa, dedicata alla stagione d’esordio di Arnaldo Pomodoro, sono molto confortanti, in questo senso.

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