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CIMINIERE: Cantieri d’Arte a Civita Castellana

  • Pubblicato il: 31/03/2016 - 15:09
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Articolo a cura di: 
Roberta Bolelli

In «Storie di lavoro», il Festival delle arti che entrano nei luoghi di lavoro, arriva un nuovo progetto: una  residenza d’artista che  indaga sulla relazione tra produzione manifatturiera e trasformazione del paesaggio in uno dei più importanti distretti di ceramica sanitaria d'Italia. Ne parliamo con Cosimo Veneziano e Marco Trulli

 
Il 9 Aprile si apre a Civita Castellana la mostra di fine residenza di Cosimo Veneziano, l’artista invitato per la prima edizione di «Ciminiere», un nuovo progetto curato da Cantieri d’Arte e realizzato nella città laziale nell’ambito del programma dell’Officina Culturale «Distretto/Creativo» per l’area della Tuscia con il sostegno della Regione Lazio e il patrocinio del Comune.
Significativa la scelta dell’artista che inaugura questo filone dell’arte come rappresentazione dei territori. Cosimo Veneziano, infatti - nato a Moncalieri nel 1983, oggi vive e lavora a Leeds - da alcuni anni nella sua ricerca artistica indaga le influenze tra cambiamenti sociali e territorio urbano, con al centro le periferie, le architetture urbane e le loro relazioni con la collettività.
Promosso dall’Associazione 20chiaviTeatro, Ciminiere si colloca all’interno di «Storie di lavoro» (festivalstoriedilavoro.blogspot.it), il Festival delle arti che entrano nei luoghi di lavoro e si articola in una residenza d’artista e un programma di laboratori sulla percezione degli spazi della produzione manifatturiera nel territorio urbano e sulla memoria del lavoro. Tema centrale è appunto il lavoro, declinato attraverso lo sviluppo di un progetto artistico capace di esprimere le peculiarità del territorio con uno sguardo privilegiato sul contemporaneo.
In questo caso la residenza dell'artista indaga sulla relazione tra produzione manifatturiera e trasformazione del paesaggio in uno dei più importanti distretti di ceramica sanitaria d'Italia. L’opera di Cosimo Veneziano rispecchia il ciclo storico di sviluppo economico dell'industria dell'indotto di Civita Castellana come rappresentazione di quel territorio e riflessione sul suo cambiamento e sullo stato attuale.
La sua scultura di ceramica (che verrà installata nella ex Chiesa dei Cappuccini, riconvertita a spazio espositivo dell’azienda ArtCeram) riprende infatti la forma di un capannone industriale - suddivisa in quattro porzioni realizzate con tre differenti cotture che riflettono ciascuna un preciso ciclo storico - ed è stata realizzata con il coinvolgimento di alcune fabbriche del distretto e di alcuni ex operai della stoviglieria, filiera produttiva ormai quasi scomparsa in quel territorio.
Cosimo Veneziano riproduce quindi un paesaggio industriale che vive di memorie più che di attualità, di strutture abbandonate della fabbrica tradizionale, residui non più operativi dello slancio economico-produttivo del Novecento, che hanno sicuramente influenzato la percezione degli spazi di produzione nelle diverse generazioni, in particolare nei giovani.
Abbiamo colto l’occasione per rivolgere alcune domande a Cosimo Veneziano.
 
Com’è nato il suo progetto e come si collega con il territorio?
Il progetto per il distretto di Civita Castellana riflette sul tema della produzione manifatturiera e su come le architetture industriali hanno cambiato la visione del paesaggio. Tramite le interviste e i vari incontri avvenuti nella prima settimana di marzo con i professionisti che operano nel settore dell'industria della ceramica, è emersa una gloriosa e ricca storia sulla produzione di ceramica sia per l'uso domestico che sanitario, con un grande sviluppo industriale ed economico, soprattutto negli anni 70-80. Il progetto intende riflettere sulla storia e il futuro del territorio, il suo cambiamento e il suo attuale stato, tramite la creazione di una scultura che rispecchia il ciclo storico di sviluppo economico dell'industria dell'indotto di Civita Castellana.
 
 
Quali sono state le esperienze di coinvolgimento delle diverse realtà di Civita Castellana durante la sua residenza per questo progetto?
Marco Trulli (Curatore di «Cantieri d'Arte») e Ferdinando Vaselli (Direttore artistico Officina Culturale «Distretto/Creativo») hanno costruito una rete di collaborazioni con il territorio che cercano di unire i quattro poli presenti a Civita Castellana: le Fabbriche, le Scuole, il Museo e il Comune. Unire questi semplici quattro punti in realtà è molto complesso. Per il mio primo sopralluogo e per la prima fase progettuale sono stati per me fondamentali le responsabili del Museo della Ceramica di Civita «C. Marcantoni», Tamara Patilli e Flora Scaia che hanno messo in campo la loro esperienza e competenza sul territorio.
 
 
Lei oggi vive ed opera a Leeds: quali differenze e somiglianze tra i territori di queste due realtà?
La storia industriale di Civita Castellana è la storia simile a molti territori in Italia, dove il paesaggio sta ereditando architetture industriali ormai dimenticate, il cui attuale ruolo è quello di rovina.
Io vivo a Leeds, storica ex-città industriale del Regno Unito, dove c'è un intenso processo di riqualificazione dei territori con lo scopo finale di far diventare l'area industriale della città un campus universitario cambiando l'assetto stesso della città. L'unico punto in comune presente tra l'Italia e il Regno Unito è il fattore dell'eredità di strutture architettoniche industriali, ma il processo di riflessione è quasi imparagonabile. Penso che in Italia manchi una vera strategia culturale, una pianificazione progettuale di lungo periodo.
 
 
La sua ricerca si è caratterizzata per questa connessione tra arte e storia dei territori. Quali sono i suoi progetti futuri?
Attualmente sto portando avanti una riflessione sui confini europei e di come le comunità presenti in Europa vivono i luoghi di confine e quale idea di paesaggio costruiscono attraverso la produzione di una loro personale iconografia, composta di simboli e porzioni di cartografiche.
Il progetto nasce da due semplici domande: come si rappresenta l’idea di nazione? come si costruisce e si comunica la sua identità?
 
 
E con il curatore Marco Trulli abbiamo approfondito il disegno progettuale complessivo.
 
L’arte nei luoghi di lavoro è un progetto interessante. Come è nato e su quali linee si è sviluppato?
«Ciminiere» si inserisce all'interno del lavoro che l'Officina Culturale Distretto/Creativo sta promuovendo sul territorio, attraverso «Storie di lavoro», un festival che propone spettacoli, laboratori proprio nei luoghi attivi del lavoro.
Sono stato invitato a curare un progetto e ho pensato ad una riflessione sul paesaggio industriale, a come è cambiato in base alle fasi economiche e sociali e a come ha influenzato la trasformazione del territorio.
Il progetto, in fase di realizzazione, prevede un percorso laboratoriale curato da un collettivo di architetti e urbanisti, Laboratorio Urbano Quotidiano, che coinvolge una classe del Liceo Artistico U. Midossi con l'obiettivo di condurre proprio una riflessione sull'immaginario degli spazi del lavoro nelle diverse generazioni. Il laboratorio è realizzato in aperto dialogo con la residenza di Cosimo, che coinvolgerà anche gli studenti stessi per la realizzazione del lavoro finale.
In territori come questo, parlare di lavoro significa affrontare una storia collettiva, centrale per il destino di un paese dal punto di vista sociale, identitario, urbano e paesaggistico.
La relazione con il mondo del lavoro e della produzione è spesso al centro dei miei progetti, come ad esempio in «Fuoco project», progetto per il quale ho invitato diversi artisti ad operare all'interno di un deposito di legna da ardere, affrontando in questo modo una ricerca sull'immaginario del lavoro nel bosco.
 
 
Ho visto che «Ciminiere» inaugura una serie di altre residenze d’artista nei territori della Tuscia. Quali le caratterizzazioni e le sinergie tra di esse?
«Ciminiere» fa parte di un programma di residenze messo in atto da «Cantieri d'Arte» nel territorio della Tuscia. «Cantieri d'Arte» è un progetto di arte nello spazio pubblico attivo ormai da diversi anni e quest'anno si caratterizza come programma di residenze diffuso, compiendo un itinerario nell'articolato e ricco paesaggio di questa area territoriale. Civita Castellana rappresenta l'unico polo industriale di una provincia molto estesa, in cui l'arte storicamente si è relazionata con il paesaggio offrendo alcuni tra i giardini monumentali più interessanti in Italia e nel mondo (Sacro Bosco di Bomarzo, Villa Lante di Bagnaia etc.). Per questo «Cantieri d'arte» intende seguire la vocazione storica del paesaggio ed interagire con alcuni brani di territorio immaginando nuove letture e sperimentazioni: a Maggio Tothi Folisi sarà ospite nel giardino di sculture La Serpara di Paul Wiedmer a Civitella d'Agliano; in estate Anna Raimondo e Fatima Bianchi saranno in residenza a Viterbo con il progetto itinerante «Come un mare fuor d'acqua»; ad ottobre tre giovani artisti, selezionati attraverso la rete della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo, saranno i protagonisti di una residenza itinerante nel paesaggio.
 
 
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Da Il Giornale Arte e Imprese de Il Giornale dell’Arte
 
www.ventichiaviteatro.it
arte.cantieri.blogspot.it
Teaser del progetto
https://vimeo.com/147646150