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Al civico 7 di via degli Ausoni

  • Pubblicato il: 28/02/2014 - 09:46
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Claudia Ferrini

Roma. Istituita nel 2004 per volere del suo Presidente Flavio Misciattelli attraverso un intervento di riqualifica dello storico palazzo dell’ex Pastificio Cerere, la Fondazione si distingue nella scena culturale romana come luogo di didattica, promozione e diffusione dell’arte contemporanea. Attiva nel consolidare un’identità locale e valorizzarne la memoria storica rinnovandola con progetti formativi di ampio respiro internazionale: mostre, conferenze, workshop e studio visit, riserva un particolare interesse ai programmi di residenza per giovani artisti e curatori. Un luogo di raccolta e esportazione, attrattivo, coinvolgente e inclusivo: si offre alla città in uno dei quartieri in cui un’urgenza intellettuale e culturale si avverte forte e chiara, sollecitandone il dinamismo. Un’officina del contemporaneo, una factory in cui ricerca, innovazione e sperimentazione si intrecciano sensibilmente con le vicende della Capitale ma dialogano con enti pubblici, privati, istituzioni culturali nazionali ed estere. Che ha saputo cogliere e inventare nuove opportunità.

La Fondazione è già avviatissima, dinamica ed intraprendente. Guardando al futuro: quali sono le prossime sfide, da quali esigenze e istanze prendono avvio?
«La programmazione del Pastificio per il 2014 intende riaffermare  l’interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione, offrendosi come un luogo aperto alla città e agli artisti, agli architetti, alle associazioni, agli studenti, alle istituzioni italiane e straniere che vi operano. Nei prossimi mesi inaugurerà la prima mostra della serie  in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma. Aspetto fondamentale, inoltre, è l’interesse della Fondazione nei confronti dell’architettura, in particolare quando si confronta con l’arte contemporanea, col design e in stretta relazione con lo spazio pubblico. Ciò trova conferma nella scelta di continuare la riflessione su tematiche legate ad aspetti più “intimi” dell’architettura con la mostra BE THE POEM. Architettura plastica di Marco Galofaro, a cura di Domitilla Dardi, che inaugurerà il 26 marzo e il terzo appuntamento di Pastificio_arch previsto per il 10 maggio in occasione di Open House con lo studio di architettura T SPOON e il progetto Straordinario».

Tra i meriti della Fondazione c’è, infatti, la capacità di connotare e vivacizzare il quartiere San Lorenzo, nonché l’intero tessuto artistico e sociale romano, rivolgendosi ad un pubblico vasto ed eterogeneo. In un’ottica di sviluppo delle risorse turistico-culturali, qual è il ruolo svolto dalla Fondazione? Quale funzione attrattiva la contraddistingue nel rilancio dell’offerta di cultura rivolta ai cittadini e ai turisti?
«Alla base delle attività promosse dalla Fondazione Pastificio Cerere c’è la convinzione che l’arte contemporanea, in quanto attivatrice di pensiero, contribuisca a rompere i paradigmi tradizionali del sapere comune. La sua ubicazione, all’interno dell’ex pastificio, diventato celebre negli anni Ottanta come sede del “Gruppo di San Lorenzo” e ancora oggi popolato da numerosi studi d’artista, è da considerarsi sicuramente un unicum a livello europeo. Ciò offre la possibilità di organizzare visite agli studi degli artisti, rispondendo alle richieste sempre più frequenti di università e scuole, collezionisti, curatori, ma anche di un pubblico di non addetti. Inoltre, la sua vicinanza all’Università degli studi di Roma “La Sapienza” favorisce un dialogo con gli studenti che abitano e vivono il quartiere. Ne è stato un esempio la realizzazione di pastificio_lab, una serie di appuntamenti multidisciplinari a cura del collettivo curatoriale Sguardo Contemporaneo».

Rispetto alle partnership con enti, istituzioni pubbliche e private romane, italiane ed internazionali, nonché alla messa a sistema di forze, anche economiche, per lo sviluppo e la diffusione dell’arte, quali sono e potranno essere i principali interlocutori della Fondazione?
«Sseguendo la nostra vocazione didattica  realizzeremo un progetto in collaborazione con la Regione Lazio dal titolo CINTA – Centro Italiano Nuove Tecnologie Applicate. Si tratta di un’iniziativa che si pone come possibile modello per la creazione di un polo di ricerca, un osservatorio dedicato alle nuove tecnologie, al loro rapido sviluppo e alla loro influenza in ambito culturale e imprenditoriale. A partire da aprile, ci saranno lezioni e workshop dedicati alle nuove metodologie e alle prospettive che i new media hanno aperto da qualche anno a questa parte. L’obiettivo è creare un contesto fertile e fornire strumenti per la ricerca e la sperimentazione digitale, in un ambito, quello delle forme espressive, sempre soggetto alle contaminazioni, alle innovazioni e al cambiamento.  Inoltre, la Fondazione è impegnata nella realizzazione di progetti europei come Up Skilling cultural managers: matching skills needs by improving vacational training, co-finanziato dall’Agenzia Nazionale Lifelong Learning Programme, sottoprogramma Leonardo Partnerships, che approfondisce il tema delle competenze chiave per gli operatori del settore creativo e culturale con l’obiettivo di identificare le competenze necessarie ai manager culturali per affrontare in modo strategico questo periodo di crisi economica e fare dell’impresa culturale uno strumento di crescita».

Considerata la condizione instabile e sospesa del MACRO, in riferimento al programma 6ARTISTA, qualora la vostra collaborazione non dovesse proseguire quali potrebbero essere altri eventuali partner?
«6ARTISTA, il programma di residenza per giovani artisti, è stato istituito nel 2009 e realizzato insieme all’Associazione Civita. Dalla seconda edizione, la collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte di Roma ha permesso ai vincitori di risiedere per tre mesi anche a Parigi presso la Cité Internationale des Arts. Ha fatto da apripista a tutte le esperienze di residenza che poco dopo sono nate, con nostro grande orgoglio. Si avvale della partnership del MACRO per quanto riguarda la parte conclusiva del periodo di residenza: la mostra finale degli artisti: il museo si fa contenitore e vetrina dei risultati del lungo percorso formativo. Nel caso in cui il museo non fosse più disponibile, non sarà difficile trovare un luogo altrettanto rappresentativo per i nostri artisti residenti».

Impressioni sul panorama artistico-culturale romano, quali sono altri esempi virtuosi e funzionali di diffusione del contemporaneo e quali sono le specificità della Fondazione Pastificio Cerere?
«La ricchezza di Roma come luogo di ispirazione, di laboratorio di idee è inesauribile e ne fa un luogo straordinario ma anche complesso. I problemi che riguardano la crisi della creatività a Roma, riguardano ovviamente tutto il territorio nazionale. In questi ultimi anni gli artisti italiani che hanno avuto rilevanza nazionale e internazionale non hanno frequentato scuole d’arte (Maurizio Cattelan e Micol Assael) o le hanno frequentate all’estero (Francesco Vezzoli) quindi occorrerebbe una riforma molto seria delle Accademie di Belle Arti. Lavorano bene la Nomas Foundation, la Fondazione Giuliani, RAM Radio Arte Mobile, la Fondazione Memmo con la nuova programmazione tutta indirizzata al contemporaneo».

Un giudizio attendibile, quest’ultimo, vista la rilevanza e l’assidua frequentazione di cui queste Fondazioni godono nella scena romana.
Ma per lo stesso principio della “liquidità” dell’arte contemporanea e delle sue eccezionali strategie di comunicazione, bisognerebbe interrogarsi su come si stiano muovendo per immettere informazioni in rete e raggiungere anche i più lontani fruitori. Possiamo verificare che, anche in questo, la Fondazione Pastificio Cerere spalanca i suoi cancelli, si qualifica e si offre virtualmente nel modo più efficace.
Entrare per credere.

Marcello Smarrelli

Dopo la specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea si è dedicato in particolar modo allo studio dei rapporti tra estetica, pedagogia e formazione. È stato docente di Storia dell’Arte e Storia del Design presso l’Università degli Studi di Roma la Sapienza, Facoltà di Architettura. Dal 2007 è direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli, dal 2011 della Fondazione Pastificio Cerere. Ha collaborato con le principali riviste di settore. Ha curato numerosi progetti d’arte pubblica e molte mostre in spazi pubblici e privati. È stato membro d’importanti giurie per l’assegnazione di premi per l’arte contemporanea nazionali e internazionali (Premio Furla, Premio per la giovane arte Italiana, Premio per l’arte contemporanea della Fondazione Prince Pierre de Monaco) è curatore di 6ARTISTA, ha curato la V edizione del Premio Ariane de Rothschild. È stato membro della Fondazione italo-francese a sostegno dell'arte contemporanea in Italia Nuovi Mecenati e consulente per l’arte contemporanea per molte istituzioni tra cui l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l'Accademia Francese di Villa Medici, l'Ambasciata di Francia a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi.

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