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Abbiamo le carte in regola per creare occupazione. Fate lavorare gli artigiani!

  • Pubblicato il: 07/02/2014 - 17:15
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FOCUS MESTIERI D’ARTE
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti

«L’artigianato è un settore fondamentale del nostro sistema produttivo, che impregna profondamente la territorialità del nostro Paese, che vanta tradizioni risalenti alle medievali corporazioni delle Arti Minori, fino a giungere ai nostri giorni, con una serie di specificità che segnano l’eccellenza del Made in Italy» dice Flavio Zanonato Ministro dello sviluppo economico.
Su questo presupposto nasce nel 2001 l’Osservatorio dei Mestieri d’Arte (OmA), un insieme di progetti sviluppati dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per promuovere i mestieri d’arte come nuova occupazione. Nel 2011 diventa associazione e coinvolge oggi 30 Fondazioni d’origine bancaria nella Commissione che Acri ha attivato sul tema. La guida il prof. Giampiero Maracchi, climatologo di fama internazionale, presidente dell’Ente fiorentino, e padre dell’iniziativa nelle diverse cariche ricoperte nel tempo in fondazione.
Con un Paese in apnea, con un tasso di disoccupazione all’11,5% - all’apice dal 1977 - avvicinatosi al 40% tra i più giovani, «la formazione delle nuove generazioni è la priorità, per conservare, attualizzandola, l’identità del territorio con reti nazionali ed europee e progetti che coinvolgono anche gli studenti delle università. Più formazione e meno mostre» ci dice il Professore che si ispira ai principi de «L’uomo artigiano» del sociologo americano Richard Sennet e pensa strategicamente a un’occupazione qualificata. «Ogni regione italiana ha una tradizione ricchissima nel campo dei mestieri d’arte. Con le Fondazioni di tradizione marinara - Livorno, La Spezia, Lucca - abbiamo  realizzato una ricerca e un volume sui maestri d'ascia, un’eccellenza a rischio di estinzione. Vogliamo contribuire alla rinascita della qualità, dell’abilità e della competenza».
E in questa direzione l’Osservatorio ha promosso programmi di formazione dedicati a giovani aspiranti artigiani promuovendo tirocini a bottega, organizzando laboratori didattici per studenti di ogni età per cimentarsi nell’arte della rilegatura, sartoria, intaglio, restauro e ebanisteria, con il progetto «Let’s Work artisans!» che impegna gli studenti delle università americane in attività hands on presso le botteghe fiorentine. I tirocini formativi hanno prodotto risultati soddisfacenti concretizzati in collaborazioni lavorative di un buon numero di giovani. Dice Maracchi: «Il mio grande concittadino Vasari ha teorizzato alla fine del ‘500 che tutto ciò che aveva una funzione d’uso e non era pittura, scultura e architettura, andava ricondotto ad attività materiale. Nel III millennio questo non è più vero: gli oggetti di largo consumo vengono prodotti dall’industria. Le attività manuali qualificate, che oggi possono essere supportate dalla tecnologia, con la loro unicità del pezzo hanno un mercato, anche nella crisi. Nasce l’artigiano digitale. Ad esempio oggi a Firenze quattro giovani calzolai producono calzature che sono oggetti d'arte, con prezzi non certamente popolari, ma con un mercato globale».
OmA tramite il progetto Ventiquaranta si rivolge direttamente a tutti quei giovani che si stanno impegnando nel settore dell’artigianato, siano essi in procinto di terminare la propria formazione o già si affaccino al mondo del lavoro con microimprese.
Ma il settore è in flessione. I dati parlano chiaro. Dal marzo 2009 allo stesso mese del 2013 il numero complessivo di società attive nei settori dell’artigianato artistico è sceso del 7,15% (da 88.335 a 82.023 nel 2013). Un quadro allarmante se si considera la presenza cospicua delle società femminili (oltre il 50% dei soci e degli amministratori è donna), che rappresentano il 28,9% del totale e di quelle giovanili (oltre il 50% degli occupati ha meno di 35 anni).
La risposta dell’Acri è il protocollo siglato a luglio con Unioncamere, Confartigianato, Cna.
Dice Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’Acri «Occorre puntare sempre più su un’idea nuova di fare impresa, partendo dalle eccellenze territoriali, che si esprimono in veri e propri ‘distretti dell’artigianato’ specializzati nella lavorazione di ceramica, oreficeria, tessili, ferro battuto, metalli preziosi, vetro, marmo, ebanisteria, calzoleria sino ad arrivare all’enogastronomia. Abbiamo una forte convergenza di obiettivi con le organizzazioni che siglano con noi il protocollo per creare opportunità di lavoro. Insieme studieremo programmi anche attraverso uno specifico accordo con il Miur» e, aggiunge, «promuoveremo rapporti di cooperazione tra gli associati e con il Ministero del lavoro per individuare forme innovative di apprendistato rivolte alla preparazione dei giovani nel comparto dell’artigianato artistico. Anche con l’UEAPME (l’organizzazione che rappresenta a livello europeo gli interessi dell’Artigianato e delle Pmi dell’Unione Europea), per attività di formazione e scambio per i giovani nei territori di competenza delle Fondazioni e in altri paesi europei con analoghi obiettivi».
Un innovativo progetto formativo si accorderà con un modello di sviluppo fondato su imprenditorialità diffusa, distretti, filiere, reti e territorio.
Ancora Maracchi fornisce una lettura dell’iniziativa, auspicando «che questo accordo sia davvero il primo passo per un risveglio, forte e rigoglioso, di tante energie e intelligenze che la crisi non ha eliminato, ma solo narcotizzato».
Ricompare l’artigianato come giacimento di manualità e conoscenza dei materiali e delle tecniche. In tal senso è significativo che l’Osservatorio abbia ideato un progetto dedicato al turismo di qualità grazie a guide specializzare nell’artigianato artistico per elevare la qualità del turismo «mordi e fuggi», che stravolge le nostre città d’arte, diventate parchi tematici. Chiarisce Maracchi «nella provincia di Firenze abbiamo molti musei dell'artigianato: il Museo della Ceramica di Montelupo, quello della Pietra serena a Firenzuola, il Museo della Richard Ginori di Sesto Fiorentino, le collezioni museali degli Argenti, Stibbert (nel quale realizzeremo un centro di formazione), Bargello, Bardini e Horne, ai musei d’impresa come Ferragamo, con riferimenti alla concezione allargata dell'arte. Le fondazioni possono dare un contributo nel ripensamento della deriva che ha assunto la visione della cultura per lo stretto indotto turistico, in una nuova accezione sociale. L’Europa, con le sue politiche va in questa direzione da tempo. Meno le singole nazioni». Senza dubbio siamo in presenza di risultati elevati ottenuti da cifre modeste, ricordando che le fondazioni associate contribuiscono nell’ordine di 5000 euro annui per il finanziamento dei progetti di OmA. L’unione fa la forza.

Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014