Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

«Street-Art»: l’originalità di una mostra che si fa dibattito culturale

  • Pubblicato il: 14/03/2016 - 18:32
Autore/i: 
Rubrica: 
NOTIZIE
Articolo a cura di: 
Roberta Bolelli

La prima grande retrospettiva in Italia apre riflessioni e polemiche sulle modalità e gli approcci per salvaguardare queste forme d’arte. E l’«affaire Blu»accende il dibattito

Dagli interventi di «strappo» e restauro (di Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani) su alcuni muri bolognesi di Blu - uno dei dieci street artists migliori al mondo secondo una classifica di The Guardian del 2011 – è nato un progetto culturale che si inserisce nell’attuale dibattito internazionale sulla conservazione di queste forme dell’arte contemporanea e della possibilità di «musealizzazione» rispetto all’originaria collocazione.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni, infatti, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy sono nelle maggiori città del mondo e, dagli anni Ottanta, la stessa Bologna è divenuta riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu appunto, passando per Dado e Rusty - che l’hanno scelta per lasciare il loro segno sui muri.
Dopo una impegnativa preparazione, accompagnata da un lungo e acceso dibattito, dal 18 marzo al 26 giugno 2016 in Palazzo Pepoli-Museo della Storia di Bologna, ecco la grande mostra «Street Art - Banksy & Co. L’arte allo stato urbano» che, attraverso 250 opere, racconta l’evoluzione, il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae-Musei nella città e Arthemisia Group, è curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, del Museo della Città di New York. Dal quale proviene parte della collezione del pittore statunitense Martin Wong, donata nel 1994 al Museo newyorkese. Esposta per la prima volta in Italia, come mostra nella mostra, City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection riproduce il clima della New York del 1980 con i lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.
Il progetto, che ha messo insieme il Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi-Monaco e un gruppo di esperti nel campo della street art, non ha mancato di dar vita ad un vasto dibattito sul «graffitismo urbano», toccando i temi della legalità, del diritto d’autore e della proprietà. Si sono contrapposte, tra artisti critici e giuristi, le diverse visioni dei conservatori (le opere debbono rimanere nello stato e nel luogo in cui sono state create) e dei valorizzatori (le opere vanno salvaguardate e recuperate per essere mantenute come testimonianze di una epoca e di una forma della creazione artistica).
Questo dibattito si è ulteriormente acceso e ha assunto una dimensione nazionale e non solo, per  la decisione di Blu di scendere a Bologna e, con l’aiuto di giovani ed attivisti, cancellare i suoi lavori ancora presenti sui muri, ricoprendoli di vernice grigia, impedendone lo «strappo» e, come lui stesso ha detto, «per sottrarli al mercimonio». Non accettando di partecipare a quella che Roversi Monaco e i curatori hanno definito una «sfida prima di tutto di natura culturale e artistica»  con l’obiettivo  «che i graffiti d’autore possano entrare nelle sale dei musei, salvarli dall’inevitabile distruzione a cui sono destinati nei cantieri che demoliscono le ex zone industriali».
Ma il dibattito continuerà e accompagnerà sicuramente tutto lo svolgimento della mostra sul quesito di fondo se la street art è una espressione artistica non necessariamente subordinata alla sua collocazione oppure, come è stato detto, è un'arte effimera e deve rimanere sui muri, perché se cambia di posto cambia anche di senso.

www.genusbononiae.it/mostre/street-art-bansky-co-larte-allo-urbano

© Riproduzione riservata