Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

A quasi 50 anni dal terremoto, Gibellina Restaura

  • Pubblicato il: 15/12/2017 - 00:02
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Benedetta Bodo di Albaretto

Venerdì 10 novembre 2017 presso il Baglio Di Stefano, sede della Fondazione Orestiadi, ha avuto luogo un incontro tra il Sindaco di Gibellina, il Presidente della Fondazione Orestiadi, il Docente responsabile delle relazioni esterne ed internazionali dell’Accademia di Belle Arti di Brera ed il Presidente del gruppo Cantine Ermes – Tenute Orestiadi. Al termine della riunione, è stato firmato un protocollo d’intesa per l’inaugurazione di un progetto di restauro relativo alcune opere di arte contemporanea della città belicina
 


É passato un mese da quando Salvatore Sutera, Calogero Pumilia, Stefano Pizzi e Rosario Di Maria – rispettivamente Sindaco di Gibellina, Presidente della Fondazione Orestiadi, docente responsabile dell’Accademia di Belle Arti di Brera ed il Presidente del gruppo Tenute Orestiadi – si sono trovati per fare il punto sul progetto di ripristino e salvaguardia del patrimonio culturale dell’area di Gibellina Nuova, celebre Museo en Plein Air del territorio.
Com’è noto, dopo il terremoto che nel 1968 distrusse l’antica cittadina siciliana, venne edificato un nuovo centro urbano – conosciuto appunto come Gibellina Nuova - una ventina di chilometri più a valle, sul territorio del comune di Salemi. Per la ricostruzione della città, l'allora sindaco Ludovico Corrao ebbe un’idea ardita e meravigliosa, poiché scelse di non dimenticare il tragico evento e anzi di attirare l’attenzione sul territorio stravolto, puntando sulla forza e l’energia vitale dell’arte e chiamando a raccolta - per preservare la memoria di Gibellina - diversi artisti di fama internazionale come Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Leonardo Sciascia, Alberto Burri. Quest'ultimo, com’è noto, preferì rendere omaggio alla vecchia cittadina lavorando sulle tracce del sisma che la cancellò, realizzando sopra le rovine il suo famoso «Grande Cretto». Un lavoro monumentale, che ha richiesto oltre trent’anni di lavoro e che né l’artista e neppure Corrao hanno avuto modo di vedere terminato, poiché è stato ufficialmente inaugurato appena due anni fa.
Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni dal terremoto, la città che si fece coraggioso laboratorio di sperimentazione artistica, modernità ed innovazione, ha bisogno di attenzioni dedicate perché le sue opere possano mantenersi inalterate nel tempo. Ed è per questo che sono stati messi a punto Destinazione Gibellina e più nello specifico «Gibellina Restaura», un progetto di restauro dedicato alle opere che necessitano di tempestiva manutenzione, a causa dell’erosione dovuta al trascorrere del tempo ed alle condizioni climatiche.
Sutera, Pumilia, Pizzi e Di Maria hanno quindi iniziato a pianificare come lavorare sul tesoro artistico di questa terra - anche con il prezioso sostegno di partner privati - che nel 2018 ricorderà appunto i cinquant’anni trascorsi dal devastante terremoto. L’obiettivo è quindi quello di riprendere il percorso tracciato da Ludovico Corrao, coltivando il suo «Sogno Mediterraneo» a partire dal primo intervento di ripristino in calendario, che riguarda la tinteggiatura della «Montagna di Sale» di Mimmo Paladino. La sua realizzazione sarà possibile anche grazie alla donazione dei materiali da parte del Colorificio Atria, e due guide d’eccezione condurranno i lavori: l’Accademia di Belle Arti di Brera e la Fondazione Orestiadi, forti della profonda conoscenza del luogo e delle opere che lo popolano.
 
Ne abbiamo parlato con Stefano Pizzi, Titolare di Cattedra di Pittura dell’Accademia e parte attiva di «Gibellina Restaura».
 
L'incontro di un mese fa ha portato a concordare un protocollo d'intesa per avviare «Gibellina Restaura»: quali sono i punti cardine del progetto?
A seguito di una serie di incontri cominciati l’anno scorso - e concretizzatisi in un tavolo di lavoro portato avanti nel 2017 presso la Fondazione Orestiadi – si è ritenuto opportuno sollevare la questione della manutenzione delle opere d’arte conservate in questi luoghi, stabilendo, dopo una serie di sopralluoghi approfonditi e non ancora del tutto conclusi, un calendario di intervento mirato. Per conto mio, occupandomi anche del Museo che è stato approntato nella loro barricaia (n.d.r. Barrique Museum - Gibellina), è stato naturale portare all’attenzione dei responsabili della Scuola di Restauro di Brera ed al Consiglio Accademico questa iniziativa, per la sua importanza a livello culturale, territoriale e perché si tratta di un’occasione importante per i nostri studenti, un momento di studio e di confronto diretto con opere d’arte contemporanee di rilevanza nazionale ed internazionale.
 
Come si pone l'Accademia rispetto all'organizzazione del piano di restauro, quale ruolo attivo ricopre?

Due docenti dell’Accademia specializzate nel restauro lapideo e nel contemporaneo in particolare sono state coinvolte per effettuare i sopralluoghi necessari ad impostare il lavoro pratico con gli studenti. Si tratta della professoressa Donatella Benelli, che vanta un’esperienza trentennale nel restauro dei lapidei in particolare e delle opere scultoree in generale, e della professoressa Elisa Isella, assistente a Brera e docente all’Accademia di Bologna, specializzata in restauro del contemporaneo.  Il primo gruppo di studenti verrà coinvolto nella primavera-estate 2018 in un workshop sul campo della durata di un paio di settimane, dedicate al ripristino e messa in sicurezza di due delle tante opere del Museo en Plein Air.
 
Nel 2018 concorre il cinquantenario del terremoto e della ricostruzione di Gibellina. Quanti e quali interventi sono stati previsti dal progetto «Gibellina Restaura»? In che finestra temporale si auspica che possano essere completati?
La «Montagna di Sale» di Mimmo Paladino doveva essere la prima opera in calendario e doveva essere già risolta prima dell’estate, purtroppo non c’è stato il tempo di concludere i necessari studi preliminari per poter avviare il restauro nelle condizioni climatiche ed ambientali adatte. Si è quindi optato per procedere con un restauro di tipo estetico su quella parte della scultura che appunto rappresenta la montagna di sale. A questo scopo il cemento alla base è stato ridipinto a calce grazie al contributo, a livello di materiali, offerto dal Colorificio Atria.
 
Parlando del coinvolgimento di partner privati dal parte del progetto «Gibellina Restaura», come il Colorificio Atra, sono stati contatti a seguito della definizione della casistica e del piano di restauro, oppure sono già stati attivati canali specifici? Possono proporsi per partecipare al progetto?
Nel caso della «Montagna di Sale» è stato il Comune, con la Fondazione, a mobilitarsi nel contattare il partner più consono alle esigenze dell’opera e dei restauratori. In futuro saranno coinvolte in primis le aziende del territorio, perché il progetto unisca e renda consapevoli di questo patrimonio a cominciare dal locale, dopodiché a seconda delle disponibilità e delle esigenze – soprattutto a livello di materiali – delle opere d’arte da restaurare, si considereranno le realtà più indicate. In questo senso, il progetto è in via di definizione, e bisogna tra l’altro tenere presente che le opere in questione sono per lo più in cemento e metallo, salvo due lavori che non erano stati pensati per l’esposizione en plein air a Gibellina (n.d.r. Consagra e Pomodoro) ma come scenografie teatrali, quindi più di altre si sono danneggiate – benché siano stabili - e necessitano di interventi di ripristino.
 
 
© Riproduzione riservata
 

Ph: Destinazione Gibellina, particolare della Montagna di Sale di Mimmo Paladino