Ponti per costruire un’Europa diversa ridisegnata dai popoli e interdipendente
L’OCSE LEED in collaborazione con la Fondazione di Venezia ha organizzato a Venezia nell’aprile scorso il 12° Meeting annuale del Forum OCSE LEED su Partenariati e Sviluppo Locale, all’interno del quale si è svolta la sessione Culture and Local Development: a new agenda for public-private partnerships, con partecipazione di esponenti di numerose Fondazioni italiane e di Katherine Watson, Direttore della European Cultural Foundation. Conversiamo con lei sull’evoluzione del contributo delle Fondazioni allo «sviluppo locale, alla cooperazione tra pubblico-privato e al sostegno alle pratiche di cambiamento, processi che richiedono una prospettiva a lungo termine e una chiara assunzione di rischi»
Quale contributo originale possono portare oggi le fondazioni ai processi di sviluppo locale?
Il paesaggio delle fondazioni è per fortuna incredibilmente vario quindi è impossibile generalizzare, tuttavia ci sono alcune caratteristiche fondamentali che noi tutti condividiamo e che pesano in varia misura nei singoli contesti .
In primo luogo l'indipendenza. Le fondazioni sono per loro natura indipendenti da vincoli politici o istituzionali e in grado di operare autonomamente, tuttavia è comunque più efficace lavorare con il settore pubblico , facendo leva sull’ indipendenza per essere in grado di agire dove altri soggetti non possono.
Le fondazioni possono essere un ponte tra la società civile e il settore pubblico; nel settore culturale, tra pratiche culturali istituzionali e indipendenti. Possono anche essere efficaci ponti rispetto al mondo economico finanziario e infatti molte fondazioni aziendali hanno una presenza in entrambi i settori. Un maggior collegamento tra tutti i settori ci farebbe lavorare meglio per il futuro della società e la salute delle comunità.
L'indipendenza consente inoltre la flessibilità necessaria a sostenere ciò in cui noi (e i nostri partner o beneficiari) crediamo, ma questa è un ambito in cui non tutte le fondazioni si avventurano, sentendo che non è il loro ruolo e che forse potrebbe portare tale indipendenza in discussione.
All’ European Cultural Foundation collaboriamo attivamente con la società civile per contribuire a portare avanti questa prospettiva e per dare voce alle alternative. Società civili attive - persone che partecipano e che contribuiscono allo sviluppo delle comunità - sono la chiave per la costruzione di comunità solide e per promuovere lo sviluppo economico locale. Recentemente ECF ha pubblicato una raccolta di casi definiti di costruzione delle città , indirizzata ai responsabili politici che stanno plasmando l'Agenda urbana europea. E nel contesto della presidenza del Consiglio europeo da parte dei Paesi Bassi, stiamo incoraggiando l'inclusione di iniziative guidate dai cittadini nello sviluppo dell'Agenda urbana europea. Stiamo costruendo l’Europa quartiere per quartiere e collegando queste iniziative locali ispiratrici (con nostri programmi come Tandem Culturale Managers Exchange o l’annuale Idea Camp) miriamo a accendere i riflettori su un’Europa diversa ridisegnata dai popoli e interdipendente.
Sviluppo locale, ponti tra società civile e settore privato e pubblico, sostegno delle pratiche di cambiamento, sono tutti i processi che richiedono una prospettiva a lungo termine e una chiara assunzione di rischi, come sviluppa l’EFC questo approccio e come lo trasforma in programma d'azione?
La disponibilità di risorse finanziarie non vincolate e legate a fondi di dotazione permette alle fondazioni di avere una maggiore libertà d’azione nel correre rischi, anche se non tutte ne esplorano i vantaggi. Uno dei cambiamenti che abbiamo fatto a ECF è quello di cercare di allontanarci dall’ essere soprattutto un finanziatore del progetto. Due anni fa abbiamo lanciato una nuova linea di programmi, inviti ai change makers nelle comunità a presentare idee per il cambiamento - idee, concetti, sogni, non progetti interamente concepiti - idee che potrebbero dare una svolta alla loro comunità. L'idea poteva provenire da un individuo, un collettivo o di una organizzazione ed essere un seme proveniente da qualsiasi settore e ma deve essere radicata nella pratica culturale. Il nostro pensiero è che ben pochi sostengono o investono in un'idea nella sua fase nascente, mentre se iniettassimo un po' di risorse in una fase iniziale , grandi nuove iniziative locali potrebbe trovare una via d'uscita. L'idea potrebbe avere bisogno di un po' di R&S, richiedere la prototipazione o test. Tutte queste idee hanno radici locali, ma stanno affrontando sfide comuni in Europa - ad esempio come recuperare, riutilizzare e dare nuovi scopi a spazi pubblici per il bene comune. Ogni idea necessita di un modello di business e tutte sono sviluppate da imprenditori sociali. L’altra faccia della medaglia del prendere rischi e del considerare investimenti in idee basate sulla comunità, leggeri, “facili” quasi delle agopuntura, è la capacità delle fondazioni di pensare a lungo termine - di riconoscere che i partenariati impiegano molto tempo per sviluppare e prosperare e che all’interno dell’ecosistema delle nostre comunità non possiamo cercare soluzioni rapide, ma sostenere i principali attori in un periodo più lungo - rimanere con loro - investire nella loro sostenibilità.
I Community hubs che operano come incubatori sono un buon esempio di questo approccio- come gli Impact Hub o i Makers Labs. Nonostante quello che ho appena detto riguardo al lungo termine, una fondazione deve però sempre essere flessibile, pronta a cambiare, agile e reattiva.
Può fare alcuni esempi di processi di sviluppo locale in cui l’azione delle fondazioni fa la differenza?
Una delle tante idee che abbiamo sostenuto attraverso la call di idee è venuta dalla città di Solin in Croazia: l’Ex Marna Cava come spazio comunitario - Antonija Eremut.
L'idea alla base di questo progetto è creare un parco interattivo e un giardino urbano partecipativo su un sito di cinque ettari nei pressi della sorgente del fiume Jadro a Solin , con l'obiettivo è aumentare la consapevolezza ambientale e incoraggiare l'impegno pubblico nelle politiche urbane. L'idea si è sviluppata con successo attraverso la collaborazione con le autorità locali e ha portato alla partecipazione a un progetto Urbact pluriennale.
Tandem Europa è la più recente aggiunta alla famiglia del programma TANDEM, rivolto a manager culturali che lavorano su soluzioni creative che rendono possibile l'innovazione sociale in tutta l'Unione Europea. Noi crediamo che le sfide socio-economiche complesse nelle nostre società richiedono il potere creativo di iniziative culturali transfrontaliere. Tandem Europa collega idee pionieristiche, nuove alleanze socio-culturali e modelli di lavoro economici e di collaborazione alternative.
Tandem Europa è un'iniziativa sviluppata da ECF, da MitOst e.V. di Berlino insieme a Fondazione Cariplo, sostenuta finanziariamente dalla Fondazione Robert Bosch di Stoccarda e dalla Fondazione Stavros Niarchos di Atene.
Il nostro obiettivo è di sviluppare un modello iper-locale di organizzazioni culturali e collaboratori trasversali che lavorano con i residenti, i partner intersettoriali e artisti per migliorare le comunità e gli ambienti nei contesti urbani di alcune città europee.
Tandem Ucraina (dialogo per il cambiamento) ha un altro modello di partnership in cui il maggior contributo finanziario è dal Ministero degli Esteri tedesco.
Uno altro ancora dei nostri partner, Platoniq, una organizzazione internazionale, con sede in Spagna, pioniere nella costruzione di processi collaborativi on line ha favorito con successo collaborazioni con le autorità locali, regionali e nazionali mirate allo sviluppo di piattaforme crowd-funding.
Ultimo esempio infine il Programma Actors of Urban Change della Fondazione Robert Bosch, modellato in una certa misura sull'esperienza Tandem e sviluppato con Mit Ost a Berlino, che si propone di realizzare uno sviluppo urbano sostenibile e partecipativo attraverso attività culturali. Gli attori della scena culturale, l'amministrazione e il settore privato hanno la possibilità di migliorare le proprie competenze attraverso una collaborazione intersettoriale. Attraverso progetti locali, consulenze di processo e i partecipanti al programma mettono in pratica le loro abilità. Team provenienti da Bologna, Atene, Skopje e Porto e altre città garantiscono lo scambio a livello europeo.
Quali sono le principali sfide e minacce per le Fondazioni in un prossimo futuro?
Le maggiori minacce sono, naturalmente, le pressioni esercitate su coloro con i quali lavoriamo – vedo in questo senso un restringimento dello spazio per la società civile – proprio quando una società civile forte e collegata è più che mai necessaria. Le crisi finanziarie ed economiche hanno messo sotto pressione gli individui e il sistema nel suo complesso, le stesse risorse proprie delle fondazioni sono spesso diminuite in un momento in cui vi è una crescente necessità dal momento che il settore pubblico fa passi indietro. Stiamo lavorando in un mondo in costante frammentazione proprio quando dobbiamo impegnarci insieme ancora di più per recuperare un po’ di quella solidarietà che abbiamo perso. Trovare modi per fondazioni, settore pubblico, imprese e società civile di lavorare in collegamento più stretto è di fondamentale importanza - per trovare soluzioni alle sfide locali che abbiamo di fronte, sviluppare comunità solide e per affrontare le questioni globali. Per tutte le regioni che ho citato la nostra incapacità di innovare e di lavorare insieme potrebbero essere i nostri peggiori nemici. Detto questo, una grande quantità di lavoro è in corso, abbiamo solo bisogno di fare di più, per favorire un quadro di riferimento entro cui può crescere ancora.
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