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La Wunderkammer della GAM dà fiducia

  • Pubblicato il: 09/12/2011 - 13:59
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Anna Follo

Torino. Decifrare l’invisibile. E’ il compito degli artisti che dà il titolo alla mostra delle opere di carta di Sergio Saroni dal 16 dicembre all’11 marzo alla Galleria d’Arte Moderna di Torino. L’esposizione, curata da Riccardo Passoni, festeggia un’importante donazione di opere su carta dell’artista, che testimonia la fiducia nell’istituzione che con la rassegna Wunderkammer, un progetto coordinato da Virginia Bertone porterà alla creazione del «Gabinetto Disegni e Stampe», uno spazio dedicato a facilitare l’accesso all’ampia collezione di disegni, acquarelli e incisioni del Museo, che con le sue oltre 39.000 opere rappresenta una delle maggiori raccolte italiane di grafica moderna. La generosa donazione è stata disposta da Anna Maria Scassa, Giovanna Saroni, rispettivamente moglie e figlia dell’artista, e da Maria Luisa Addario, vedova di Luciano Saroni, il fratello dell’artista. Sergio Saroni (Torino, 1934-1991) è stata una figura di primo piano nel panorama artistico torinese del Novecento. Formatosi presso l'Accademia Albertina di Belle Arti, condivide i primi passi nel mondo dell’arte con Aimone, Casorati, Chessa, Tabusso, Ruggeri.
All’Accademia lega la sua vita professionale, prima subentrando a Enrico Paulucci sulla prima cattedra di pittura e poi diventando direttore dell’istituzione, che sotto la sua guida inaugura un mutamento di rotta che porta l’attività dell’Accademia a livello nazionale.

Con «Saroni: Decifrare l’invisibile» la GAM presenta al pubblico nove opere nate tra il 1962 ed il 1985: un modo per possibile coprire un ampio arco di tempo della produzione dell’artista per suggerire al visitatore il percorso di evolutivo dell’opera di Sergio Saroni. Il critico d’arte Pino Mantovani, commentando l’ultima stagione creativa di Saroni, ha scritto che «a cominciare dalla fine dei settanta fino alla morte prematura, nel '91, il disegno continua ad essere praticato in forme autonome e finitissime (esemplari gli omaggi a Lotto e al giovane Caravaggio), ma diventa essenziale nella stessa pittura (del resto rigorosamente su carta): una nuvola o un albero immerso in una luce agostana sono prove di straordinaria maestria grafica e insieme di tagliente intensità».
Tra le tempere, acqueforti e acquatinte che la mostra presenta ci sono alcune opere di fondamentale importanza nel percorso di Saroni, perché testimoniano gli snodi evolutivi della sua poetica. È il caso di «Soldato con stendardo» del 1962, come sottolineato nel testo di commento alle opere del curatore Riccardo Passoni quest'opera rappresenta «il momento del trapasso del giovane artista dai risultati informali verso nuove esperienze.  Il dato storico del soldato in divisa si sfalda in un’immagine in cui la ricercata sensazione del rosso-colore viene progressivamente sopraffatta da un incursione grafica nuova, affiorante, in particolare, sul bordo inferiore del cartoncino». Tra le altre opere particolarmente rilevanti donate dalla famiglia dell'artista, la Gam esporrà «Uccelli impigliati e mosche» (1967), «Le tre pere» (1968), «Paesaggio con tralcio di vite» (1985) e «Le vigne notturne» (1985).

La mostra di Saroni, al di là dell'impareggiabile valore artistico, è anche significativa come momento di incontro tra le grandi collezioni private torinesi e le istituzioni cittadine. In un momento in cui i musei cercano di riorganizzarsi nel tentativo di migliorare la loro efficienza e rendere più incisiva la loro presenza, la scelta della famiglia Saroni di affidare al museo parte importante della loro collezione si può leggere come un incoraggiante passo di collaborazione e mutua fiducia tra pubblico e privato.

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