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Il Valore della Ricerca

  • Pubblicato il: 11/06/2013 - 00:41
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Massimo Caccia

Carl Jackson, Aprile 2003, Cork, Irlanda. Una data di nascita. Di un’idea. Carl discute una tesi di dottorato dal titolo astruso alla National University of Ireland: «Fotodiodi a valanga in modalità Geiger». Non è una tesi di alpinismo. E’ una tesi di tecnologia, su un nuovo tipo di sensori di luce ad altissima sensibilità. Sensori che «alzano il volume della luce», consentendoci di vedere là dove per i nostri occhi c’è il buio. Un’idea che, nata in Unione Sovietica, circola per le conferenze e per il mondo. Un’idea che si sviluppa in modo virale e che porta Carl (e non solo) ad un’altra rivoluzione digitale, basata sul Silicio. Non nella Silicon Valley ma a Cork, in Irlanda. Carl nel 2004 fonda SensL (SenseLight), un’azienda che vive di idee e di dispositivi che vengono integrati nella macchine più avanzate per la diagnostica medica come la Tomografia ad Emissione di Positroni, la PET. Questi sensori si applicano anche all’imaging dei campioni biologici, alla dosimetria medica, alle tecniche contro il traffico illecito di materiale radioattivo, alle tecniche di individuazione in remoto di oggetti distanti, a nuovi apparati per i grandi esperimenti di Fisica delle Particelle.
The sky is the limit. Noi diremmo che l’unico limite è la nostra immaginazione. Cinque anni fa, le aziende come SensL erano, forse, 3 o 4. Ora sono probabilmente più di venti al mondo; una, per fortuna, è anche italiana: ADVANSID, costola dei centri di ricerca della Fondazione Bruno Kessler a Trento. Inizialmente erano start-up ad alto rischio. Ora ci sono giganti come STmicroelectronics, PHILIPS e Perkin-Elmer che fiutano il mercato ed investono capitali non banali.

Uno dei primi articoli su questa tecnologia è del 1995, è stato pubblicato su Nuclear Instruments and Methods da un gruppo di ricercatori che si occupava dello sviluppo di una nuova classe di rivelatori per la Fisica delle Particelle. Oggi, i gruppi più attivi al mondo che si occupano delle nuove tecnologie PET operano sotto l’egida di un progetto di Commissione Europea coordinato dal CERN di Ginevra, la casa dei signori degli anelli, il laboratorio dove è stata scoperta la particella di Higgs. Questi sensori nascono dalla ricerca di base, i loro sviluppi e le loro applicazioni sono spinte da ricercatori verso nuove frontiere. In mezzo l’economia reale, i posti di lavoro, l’innovazione e la nuova imprenditoria basata sulla Conoscenza.

La Conoscenza che deriva dalla Curiosità, da quel moto senza requie che ci porta verso e oltre le colonne d’Ercole, che ci porta a cercare e ricercare, ad inseguire la cause dei fenomeni che la Natura ci offre e che cerchiamo di riprodurre per arrivare a capire. Scire per causas. Scienza.

8 Novembre 1895; uno scienziato di nome Wilhelm Conrad Röntgen sta conducendo degli esperimenti sulla natura dei raggi catodici, esperimenti sulla struttura atomica della materia. Scopre i «raggi X» ed il 22 Dicembre dello stesso anno esegue la prima radiografia, alla mano della moglie. La sua scoperta ci regala uno strumento diagnostico ad oggi senza pari. L’applicazione della sua scoperta non fu mai brevettata e, senza dubbio, il suo atteggiamento ne favorì lo sviluppo. Anche il CERN non brevettò il WorldWideWeb, questa idea di Tim Berners-Lee che venne giudicata «vague but intriguing» dal suo supervisore. E sappiamo quanto ha cambiato il mondo e la nostra vita.
Röntgen non stava lavorando ad un progetto finalizzato sulla diagnostica per immagini; lavorava ad esperimenti sulla struttura della materia. Berners-Lee cercava forse un’architettura per implementare un social network. Non Facebook, bensì una piattaforma di lavoro per la condivisione dei dati e dei risultati da parte degli scienziati delle particelle, nomadi per il mondo in pellegrinaggio ricorsivo presso i «santuari» del CERN e del FERMILAB a Chicago.

La scoperta di Röntgen, l’idea di Berners-Lee, i sensori di Carl Jackson: esempi del Valore della Ricerca. Del suo Valore Economico.
Casi straordinari, senza dubbio. Ma esempi di un processo che, negli Stati Uniti, ha contribuito al Prodotto Interno Lordo nella misura di 5.9 miliardi di dollari nel 1996 con un andamento crescente che porta a 38.8 miliardi nel 2007[1]. Questa stima è un limite inferiore, poiché considera solo l’impatto economico derivante dagli accordi di licenza di brevetti di proprietà di università ed istituzioni di ricerca ma rappresenta un buon indicatore: il suo andamento testimonia la rilevanza sempre crescente dell’Innovazione, figlia della Ricerca; il suo valore numerico corrisponde ad introiti per le organizzazioni di ricerca di circa 800 milioni di dollari nel solo 2007. Cifre non trascurabili, anche in un paese che investe molto in ricerca.

Innescare il circolo virtuoso non è banale. La stessa questione della proprietà intellettuale dei risultati della Ricerca pone delle questioni serie. La radiografia ed il web non furono brevettate e questo ne favorì di sicuro la diffusione; ma i proventi di accordi di licenza consentono ai centri di Ricerca di re-investire in laboratori, in borse di studio, in programmi di finanziamento premiali a nuovi progetti. Proteggere la proprietà intellettuale che deriva dai risultati della Ricerca è anche proteggere l’imprenditoria che gemma dagli Atenei e favorire quel processo di crescita che parte dai ragazzi che, a bottega nei laboratori, poi trovano il coraggio di partire all’avventura, lancia in resta.
Come Fabio Albano, da Ospedaletti in provincia di Imperia: primi anni di università al Politecnico di Torino, poi a Grenoble e lo sbarco in America per un dottorato di Ricerca all’Università’ del Michigan. Termina con una brillante tesi su una nuova tecnologia per batterie ad alto rendimento, un pacchetto di brevetti di cui e’ co-inventore, la nascita di una prima impresa, ed ora il lancio di ENERGYPOWERSYSTEMS.com, in cui investono capitali inimmaginabili società di rilievo ed in cui credono le aziende automobilistiche di Detroit.

Innescare il circolo virtuoso non è banale ma è possibile. Anche e forse soprattutto tra realtà piccole, dove è più facile costruire un rapporto di fiducia reciproca e dove università ed aziende possono lavorare insieme, non in uno schema che vede l’università produttore di conoscenza e l’industria come consumatore, ma creando laboratori congiunti che operano su progetti comuni, nel rispetto dei ruoli e degli obiettivi. E’ possibile, anche in Italia. Trento e la Fondazione Bruno Kessler sono un esempio; la Scuola Superiore S. Anna è un’incollatura avanti a tutti: 37 spin-off company costituite dal 1991; 89 brevetti dal 1996, di cui il 20% in licenza. Un corpo docente di una quarantina di professori e ricercatori per la classe accademica di Scienze Sociali, una decina in più per la classe di Scienze Sperimentali. Per 50 nuovi, selezionatissimi studenti ogni anno. Tra i docenti figura Maria Grazia Carrozza, il nostro nuovo Ministro all’Istruzione, Università e Ricerca.
Qualcosa può cambiare.
Stay tuned.

Fonte: Quotidiano di Como

[1] David Roessner et al., The Economic Impact of Licensed Commercialized Inventions Originating in University Research, 1996-2007,reperibile  a questo inidirizzo: http://www.bio.org/articles/economic-impact-licensed-commercialized-inve...