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Aree interne, Università e nuovi possibili equilibri territoriali

  • Pubblicato il: 15/11/2016 - 02:31
Rubrica: 
SPECIALI
Articolo a cura di: 
Massimo Sargolini

SPECIALE AREE INTERNE. Un imponente gruppo di lavoro coordinato da UNICAM e Istituto Nazionale di Urbanistica, con il coinvolgimento di ricercatori provenienti da diversi atenei italiani e di alcuni dirigenti di servizio regionale, sta monitorando, da circa un anno, l'attuazione della Strategia Nazionale Aree Interne.

I primi risultati, pubblicati nel Rapporto per il Territorio INU 2016, concordano con alcuni passaggi dell'articolata intervista al dott. Filippo Tantillo, coordinatore scientifico del team di supporto al Comitato Nazionale Aree Interne. 
La prima considerazione riguarda il rapporto centro-periferia. Nelle diverse esperienze indagate, si esplicita un'acquisizione di ruolo di aree marginali che, nella loro leggerezza e bassa densità, offrono la flessibilità necessaria ai nuovi equilibri territoriali e superano la condizione di subalternità culturale delle aree residuali. Il valore sociale e urbanistico di queste aree è certificato proprio dalla loro capacità di aumentare la resilienza territoriale. In tal senso, la SNAI, interessando tutti quei servizi essenziali all'aumento della qualità della vita e dell'attrattività di un luogo, può divenire la risposta organica e sistematica all'attenzione che, spontaneamente, una parte sempre più crescente di popolazione rivolge alle aree interne.

La seconda è il coinvolgimento delle comunità locali che, con fatica, inizia a fondarsi non solo su soggetti istituzionali e portatori di interesse ma anche e soprattutto su componenti della società non rappresentative di categorie ma in grado di portare creatività e originalità di processi e prodotti. Ricordo che, un primo tentativo, in tal senso, è stato effettuato, in Europa, con la Convenzione Europea del Paesaggio che tende a coinvolgere tutta la popolazione interessata nella progettazione di nuovi paesaggi. L'esperienza delle mappe interattive ed emozionali, sperimentate nell'interpretazione di tanti paesaggi europei, potrebbe essere appositamente ricalibrata per la SNAI. La dimensione del conflitto, come passaggio ineludibile nel confronto tra soggetti pubblici e privati, è stata già ampiamente validata nei processi di governance di spazi pubblici del nord Europa, con il risultato di accrescere la fiducia dei cittadini nei confronti dei decision maker.

La terza questione che vorrei sottolineare è la spinta alla rinascita, ripartendo dalla dimensione dell'arte e della cultura, mettendo in gioco un sistema di risorse storico-artistiche presente nella maggior parte delle aree interne italiane. Questo patrimonio, mirabilmente incastonato in matrici ambientali di fondo di straordinario valore naturale e paesaggistico, è però molto vulnerabile per motivi di dissesto idrogeologico (accentuato dai crescenti fenomeni di abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali) e per motivi legati a eventi sismici. Proprio l'ultimo terremoto disastroso del Centro Italia (24 agosto 2016 e seguenti), che ha colpito le aree interne di quattro regioni (Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria), mette in drammatico rilievo il rischio di perdita di eccezionali valori storico-artistici sui quali avremmo voluto fondare la rinascita delle aree interne.

© Riproduzione riservata

Massimo Sargolini, professore ordinario di Urbanistica, direttore del Master di II livello in "Paesaggi delle Aree Interne", Università di Camerino (UNICAM).

ph| Altipiano delle Rocche, Abruzzo, 4 ottobre 2014 © F. Tantillo
 
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