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Maria e Marisa, due leonesse d'oro

  • Pubblicato il: 07/05/2013 - 09:24
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Redazione
Maria Lassnig

Venezia. La 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di VeneziaIl Palazzo Enciclopedico premia la carriera di due donne: l'austriaca Maria Lassnig (93 anni) e l'italiana Marisa Merz (82 anni). I Leoni d’oro saranno consegnati alle due artiste il prossimo 1° giugno, ai Giardini della Biennale, nel corso della premiazione e inaugurazione della Biennale d'Arte. «Per oltre sessant'anni Maria Lassnig ha indagato la rappresentazione del corpo e dell'individuo in una serie di dipinti che ritraggono l'artista spesso in uno stato di irrequietezza, eccitazione e disperazione», si legge nella motivazione del Premio all'artista austriaca, attribuito dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta su proposta del curatore Massimiliano Gioni. «Con i suoi autoritratti Lassnig ha composto una personale enciclopedia dell'autorappresentazione e, attraverso quelli che chiama i "body-awareness paintings", ovvero i dipinti di “autocoscienza corporea”, ha trasformato la pittura in strumento di autoanalisi e di conoscenza del sé. A novantatré anni la Lassnig rappresenta un esempio unico di ostinazione e indipendenza». Per la Merz, nata a Torino nel 1931, il Leone d'Oro alla Carriera premia un percorso che ne ha fatto una «una delle voci più singolari dell'arte contemporanea»: «A partire dal suo lavoro svolto in parallelo ai protagonisti dell'arte povera, tra i quali Marisa Merz si distingueva per la riflessione sulla sfera dello spazio domestico e femminile, l’artista ha sviluppato un linguaggio personale in cui pittura, scultura e disegno si combinano per dare forma a immagini all’apparenza arcaiche e primordiali. In queste icone contemporanee, volti stilizzati affiorano alla superficie come apparizioni divine. Questa pittura epifanica, coltivata per anni in solitudine, ci invita a guardare il mondo a occhi chiusi, perché, come recitava il titolo di una mostra di Marisa Merz del 1975, “A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti”».

da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 6 maggio 2013