Biennale di Venezia: Baratta verso il terzo mandato
Venezia. Protagonista assoluto dell’ultima mostra del cinema di Venezia, il buco. Ovvero quell’immensa spianata di plastica di fronte al Casinò del Lido, che ricopre le tonnellate di amianto rinvenute nel sottosuolo. Variamente definito «ground zero» o «memorial» di fatto è la pietra tombale di un progetto ambizioso e costoso (90 milioni di euro la previsione di spesa) relativo al nuovo palazzo del cinema, un’opera che era stata inserita tra quelle da realizzare per i 150 anni dell’Unità. Nulla di fatto, ma nel frattempo sono andati sperperati ben 34 milioni.
È questo il punto debole, certo per responsabilità non a lui personalmente addebitabili, della presidenza di Paolo Baratta, che pure in questi quattro anni del suo secondo mandato (il primo risale agli anni 1998-2002) ha fatto veri e propri miracoli per dotare la Biennale di sedi congrue. Che Baratta aspiri a essere riconfermato per la terza volta è cosa nota. La sua autorevolezza, peraltro, lo accredita come uno dei candidati più credibili. Non l’unico, però, come del resto inevitabile per una carica così prestigiosa e così appetita. Tra i nomi che circolano con più insistenza, quello di Davide Rampello, presidente della Triennale del 2003 e curatore delle ultime edizioni del carnevale di Venezia. Riconfermato anche per la manifestazione del 2012 che, forse non a caso, virerà sul culturale. Altro nome, Giulio Malgara, manager, esperto di marketing che, nel 1984, ha fondato l’Auditel, di cui è tuttora presidente. L’olio Cuore e la bibita Gatorade sono tra i prodotti da lui promossi con maggior successo. Sarebbe la prima volta, almeno dal secondo dopoguerra, di un industriale privato alla guida della Biennale.
Naturalmente la partita è politica. Con un paradosso: che l’attuale Cda dell’ente veneziano vira decisamente a sinistra (quattro dei suoi cinque membri) nonostante il Governo, la Regione e la Provincia siano di centro-destra. Certamente si vorrà riequilibrare in futuro quest’anomalia. Da parte sua il governatore del Veneto, Luca Zaia, leghista, intende continuare a partecipare di persona al Cda senza rilasciare deleghe. Potrebbe trovarsi di fronte Franco Miracco, per designazione del Ministero. Sarebbero subito scintille, visto che Miracco è consigliere del ministro Giancarlo Galan, che, si sa, non perde occasione per attaccare Zaia, a lui subentrato come governatore. Forse la partita decisiva si svolgerà tra i due. Il barometro della mostra del cinema dava uno Zaia favorevole a Baratta mentre registrava una certa distanza di Galan. Per ora, visto che in due mesi, quelli che mancano alla fine del mandato di Baratta, può succeder tutto e il contrario di tutto.
Intanto il conte Giovanni Volpi di Misurata, figlio di Giuseppe, colui che inventò nel 1932 la Mostra del Cinema, invoca un «papa» straniero che faccia piazza pulita di tutte le alchimie politiche.
Di ritorno a un direttore italiano si è molto discusso, invece, nelle polemiche di agosto. Soprattutto in riferimento alla prossima nomina del curatore della Biennale di Architettura, in programma per il 2012: non del tutto a torto, visto che l’ultimo direttore italiano è stato Massimiliano Fuksas nel 2000 e ben sei edizioni fa. Per la Biennale d’Arte, invece si risale al 2003 con Francesco Bonami.
Quanto al futuro palazzo del cinema l’unica cosa certa è che non sarà pronto per il 2012. Intanto si ristrutturano le vecchie sedi. Tanto da far sorgere il dubbio, anzi da far auspicare, specie da parte degli ambientalisti, che forse non è così necessario.
Che al posto della spianata di plastica fiorisca un boschetto verde?
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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 15 settembre 2011