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Al fronte in bicicletta

  • Pubblicato il: 21/02/2014 - 10:26
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Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
G.P.M

Chieti. Anche in Italia il centenario della prima guerra mondiale impegna il circuito espositivo. LaFondazione Carichieti, ad esempio, presenta a Palazzo de’ Mayo, dal 22 febbraio al 25 maggio, la mostra «Sironi e la Grande Guerra. L’arte e la prima guerra mondiale dai futuristi a Grosz e Dix», a cura di Elena Pontiggia, specialista sironiana. La mostra comprende oltre cinquanta opere e documenta come artisti italiani e internazionali rappresentarono la drammatica esperienza del conflitto. Al centro, la figura di Sironi, di cui viene analizzata la stagione creativa degli anni 1915-1918 e la tematica della guerra, che ricorre nella sua pittura ben oltre quegli anni. La rassegna parte da maestri europei come Léger con «I giocatori di carte» (1915), Otto Dix, con la poco nota «Trincea» (1916), Grosz e con gli italiani Previati, Nomellini, Balla, Carrà, Depero, Prampolini, Dottori, fino a Bonzagni, Campigli, Viani e Marussig, questi due ultimi a rappresentare entrambi, come emblema della sconfitta, il soldato austriaco. Dopo le vignette satiriche di Sironi  contro gli austro-tedeschi, realizzate nel 1915-1918, soprattutto quelle per la rivista «Il Montello», diretta da Bontempelli (è esposto anche il rarissimo ultimo numero, uscito nel novembre 1918), sono allestiti i ritratti che lo stesso artista, arruolatosi come volontario ciclista, dedicò a soldati e ufficiali e il paesaggio urbano «Città e aereo» (1921). Non mancano due opere monumentali: la «Vittoria alata» del 1935, e «Soldati» del 1936. La prima è un cartone per l’affresco «L’Italia fra le scienze e le arti», realizzato per l’Aula Magna dell’Università La Sapienza a Roma, ed è oggi il più importante documento dell’originale perché l’opera romana è stata pesantemente ridipinta. La seconda è un’imponente composizione con due soldati della prima guerra mondiale, evocazione visionaria a vent’anni dal confitto. Catalogo Allemandi con saggio della curatrice.


da Il Giornale dell'Arte numero 339, febbraio 2014