S-legami per innovare. Di scena il Festival dell'innovazione responsabile a Forlì
Forlì. Dall'iniziativa della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Camera di Commercio, ha preso corpo un nuovo appuntamento nel calendario dei festival di approfondimento culturale, concentrato sui temi dell'innovazione sociale, con particolare attenzione alla sostenibilità, responsabilità, green economomy, creatività, ma soprattutto alle nuove relazioni sociali che si stanno trasformando in questa epoca globale, che disegnando nuove logiche di collaborazione fra i corpi sociali con un'ottica olistica che fa dialogare le discipline, tipicamente distanti, economia, cultura, sociologia. Abbiamo avvicinato il festival s-lègami grazie alle parole di Roberto Camporesi, fra i suoi ideatori.
Che domanda vi siete posti di partenza. Perché è nato s-legami, festival dell'innovazione responsabile?
Prima di arrivare al festival, in seno alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, della quale sono consigliere uscente, abbiamo fondato Romagna Innovazione, ente strumentale che si occupa di trasferimento tecnologico, che cerca di operare sul territorio come soggetto facilitatore di processi innovativi. Concepita nel 2008, ha mosso i primi passi nel 2009. Fin dai primi impatti sul territorio, ci siamo resi conto che in un momento difficile di crisi, accanto al problema di risorse corte, la debolezza più evidente è il problema di cultura d'impresa. Qual è la cultura della classe dirigente? Quali sono gli interventi giusti per incentivare le attività di innovazione. Da queste domande, sono nate riflessioni che ci hanno spinto verso la volontà di confrontarci con il territorio, nella maniera migliore, cioè attraverso appuntamenti culturali.
Prendendo spunto da altri format, come ad esempio il festival dell'Economia di Trento, oppure quello di Filosofia di Modena, nel 2009 abbiamo lanciato la prima iniziativa con il nome “l’arte di innovare”, costituendoci insieme alla Camera di Commercio, come primo nucleo promotore.
L'obiettivo è stato quello di dotare la classe dirigente di un appuntamento formativo per una nuova cultura d'impresa capace di stimolare Innovazione. Così ci siamo concentrati su una prima definizione dei processi innovativi da punti di vista scientifico e tecnologico, per capire subito che era restrittivo. Così abbiamo incluso le angolature sociali, delle finanza, della filosofia, aprendoci a 360 gradi.
In seguito, abbiamo deciso di dare una cadenza biennale a questo appuntamento e aprirlo all’argomento delle innovazioni responsabili.
Fare innovazione, non significa solo introdurre nuovi prodotti, servizi e processi, ma anche valutare gli impatti che essi generano sulla società, il territorio, l'ambiente, esercitando un senso di responsabilità inter-generazionale, che influisce sulla libertà dell'individuo. “Responsabile” ha per noi un significato più ampio di sostenibile.
Nel settembre 2011, abbiamo promosso un nuovo evento di due giorni che oltre a guardare al mondo delle imprese, si è aperto più diffusamente al territorio e pubblico generico, grazie al contributo che Romagna Creative District ha portato nella nostra discussione: realtà creative e culturali, start-up, associazioni animative, musei, teatri sono entrati a bordo di questo festival.
Come è arrivata la sensibilità verso la green economy?
Dopo l'evento del 2011, il comitato promotore si è allargato al Comune di Forlì, al Comune e Provincia di Cesena, all'Università di Bologna, con il polo forlivese e come dicevo a Romagna Creative District. Nel 2012, Fondazione, Comune, Camera di Commercio e CISE, ente speciale Centro Innovazione Sviluppo Economico hanno promosso una “notte verde”, a seguito dell'adesione del Comune al Patto dei Sindaci, attraverso i piano PAES.
Per perseguire concretamente gli obiettivi di questo patto, come la diminuzione delle emissioni di Co2 del 20%, e sensibilizzare il territorio, abbiamo aperto un bando pubblico, per invitare alla propositiva, alla partecipazione e per far emergere tutte quelle realtà associative ed economiche che già sperimentano la green vision, senza mai avere gli spazi sufficienti per raccontare i propri successi.
Tutto il centro storico coinvolto con vari momenti creativi e non, con il risultato che 20mila persone hanno partecipato. A bocce ferme, abbiamo capito che Forlì stava rispondendo con forza, dunque abbiamo alzato l'asticella alla nostra progettazione e quest'anno uniamo festival e notte verde in un unico appuntamento, per raggiungere un livello nazionale di visibilità e penetrazione di pubblico.
Abbiamo capito che è inutile tenere divisi momenti più istituzionali da momenti aggregativi e ludici: dove c'è innovazione, c'è una contaminazione di linguaggi. L'innovazione non può generarsi se non incorpora già in è l'errore e la devianza dalla norma. Un legame di rompe per “s-legarsi” e mettere in discussione i legami e rinascere sotto una nuova forma: questa prospettiva ci sembra sufficientemente forte da parlare alla classe dirigente, ma colpire anche il pubblico.
Come si è arrivati alla contaminazione inter-disciplinare?
Nella scienza, innovare non significa introdurre dal nulla nuove conoscenze, ma sapere mettere il relazione quelle già esistenti, per aumentare il valore e l'impatto delle loro applicazioni. La tecnologia e la scienza sono un mezzo e non un fine. Il fine è il raggiungimento di sempre migliori condizioni di vita.
Per raggiungere questo traguardo, è necessario contaminarsi con altri linguaggi. Con il festival abbiamo voluto creare una rosa ampia di stimoli, per fare massa critica e smuovere le coscienze indurite da processi rigidi. Anche quando si parla di cultura di impresa, esistono degli asset intangibili costituiti dal capitale connettivo, fatto di relazioni, scambi, gioco. Non possiamo più permetterci in un mondo globale, di isolarci. Stare in connessione, gestire l'interdipendenza è la nuova formula per raggiungere un'autonomia personale.
Un altro elemento importante, è che la conoscenza ha scardinato il controllo di poche elite del sapere: la globalizzazione e l'accesso più esteso al sapere, attraverso le reti, ha permesso una maggiore democratizzazione.
La complessità nella quale siamo immersi oggi ci deve portare a processi partecipativi e deliberativi differenti. Il cosiddetto “buon governo” è quello che valorizza i processi di contaminazione.
Quali sono i fili conduttori all'interno del festival? Per grandi temi o per grandi attori?
La cornice generale e' data dalle sessioni plenarie di apertura e chiusura: sono state concepire perchè siano fortemente partecipate e di alto livello contenutistico. Nel mezzo si svolgeranno eventi di varia entità. Siamo partiti dal pensare alle imprese e classe dirigente come interlocutore primario, per aprirci su altri fronti, grazie al contributo dei partner creativi che ci hanno raggiunto.
Il programma è suddiviso più o meno per interlocutori: università, istituzioni, imprese, creativi, famiglie, giovani, diversi soggetti pubblici. Ognuno si può riconoscere e descrivere un percorso personale fra i panel. Ance questo è un gioco, un approccio ludico che vogliamo lasciare ai cittadini.
Le parole chiave intorno alle quali si dipana la fitta matassa di appuntamenti, incontri, conferenze, tavole rotonde sono: innovazione, responsabilità sociale, creatività e legami-
Forlì accoglierà tutti con la sua generosa ospitalità da piccola città di 15mila abitanti con i suoi standard alti di qualità della vita. Il centro storico è ancora l'agora di riferimento.
Prospettiva europea. Richiamo a europa creativa.
Innovazione sociale a base culturale. Ricerca al quale tendiamo. In questo essere globali, ci applichiamo nei luoghi dove si vive. Ognuno appartiene a se stesso, questo per liberare energie locali.
Sperimentare, temi alle quali applicarsi. M na delle caratteristiche dell'innovazione. Posso farla se c' è una struttura che lo vuole. Sfide. Non sempre ce la si fa. Logica tentativi ed errori. Applicarsi. Ambiente fecondo per l'innovazione e anche un ambiente che sa sopportare l'errore.
Le cito una frase tratta dal vostro concept generale (il cosiddetto «timone») che ho trovato molto bella: «Trasgredire il canone per trovare il verso».
È una citazione del poeta Franco Loi, che ci ha fatto compagnia nella scorsa edizione. A questo verso aggiungo un'altra citazione «L'innovazione è una devianza andata a buon fine....»: questo rende bene l'essenza del nostro approccio. Vogliamo slegarci, cambiare, per rompere i legami e rinnovarci.
Ci rappresenta bene anche il verso del Premio Nobel, Wislawa Szymborska :«ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande, senza stupirmi di niente.»
All'interno del nostro festival, cerchiamo proprio di stimolare alcune di quelle domande che possano contribuire a generare un cambiamento responsabile.
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