Tornare ai banchi di scuola per rilanciare la cultura del «fare». Con il progetto «Patrimonio milanese», Milano schiude i luoghi della sua passione per il lavoro
Milano. Abbiamo conversato con Leonardo Previ, docente di Gestione delle risorse umane all'Università Cattolica di Milano e Presidente di Trivioquadrivio, ideatore con Andrea Franzi del progetto «Patrimonio Milanese», pubblicamente lanciato durante il Fuorisalone fra il 9 e 11 aprile, alla Fondazione Gianfranco Ferré.
Cosa si cela dietro «Patrimonio Milanese»?
Innanzitutto un progetto di rilettura del nostro territorio, attraverso il recupero del rispetto per il lavoro, con l'idea di un ritorno alla trasmissione inter-generazionale, al passaggio del bagaglio di sapienza e competenze, per guardare al futuro.
Ci siamo proposti nel cuore dell'evento annuale che Milano dedica alla progettazione e al design internazionali, proprio per parlare ai progettisti, con il motto: «meno vetrine e più banchi di scuola», per sostenere che è necessario trovare quei luoghi meni visibili dove pratiche di lavoro appassionato accadono ancora e possono insegnare un metodo.
Milano è la nostra città, il territorio nel quale viviamo e lavoriamo, al quale ci rivolgiamo. Una città che ha dato i natali a numerosissimi Maestri del settore del design e della progettazione architettonica e industriale... Castiglioni, Ponti, Mari, Magistretti...persone che con le loro idee hanno saputo portare innovazione e permettere sguardi diversi su certi temi dell'architettura e design e donare un profilo internazionale a Milano. Ma senza un vero dialogo con il patrimonio, la lezione dei Maestri viene persa irrimediabilmente.
Vorremmo che l'Italia tornasse la meta del Grand Tour ottocentesco, dove gli intellettuali vengano a ispirarsi, per capire meglio il mondo. L'idea è quella di valorizzare il nostro patrimonio di progetto e di pratica, che si nasconde in luoghi meno scintillanti, per mostrarlo a noi stessi e a coloro che vengono da fuori e costruire percorsi di apprendimento e formazione, con mappe e itinerari di visita e incontro.
Una mappatura di luoghi di lavoro per ritrovare un'estetica e etica del “fare”?
In qualche modo sì. Carlo Sini, nostro maestro da oltre trent’anni e ospite ad «Art For Business» nel 2010, disse bene che l'Arte non è qualcosa che si aggiunge all'Economia, ma la deve sostanziare. Esiste un'Arte di lavorare. Wagner sosteneva che l'essere umano va a teatro la sera, stanco morto, dopo il lavoro....in questo modo non capirà nulla! L'Artista, quando lavora, si dimentica di se stesso, si abbandona completamente in quello che sta facendo. Vogliamo provare a spostare il punto di vista sul lavoro, passando da attività alla quale siamo condannati, ad attività nella quale ritrovarci e rappresentarci, generativa e capace di donare.
Per questo cerchiamo I luoghi del lavoro appassionato, dove le idee sono generative e producono processi e progetti concreti, disponibili a chi li voglia approfondire.
La lezione di Giuseppe Pontiggia in «La morte in banca» ci ha stimolato molte riflessioni: non possiamo permetterci oggi che il lavoro ci alieni e reprima la nostra creatività, passione e intelligenza.
Come lo state facendo?
I giorni al Fuorisalone sono stati la prima vetrina.
Lavoriamo su due fronti. Il primo è attraverso il diretto coinvolgimento del pubblico: abbiamo chiesto infatti ai visitatori di fermarsi davanti alla nostra lavagna e rispondere alla domanda: «In quale luogo lavorativo di Milano hai incontrato persone che trasmettono il valore e la passione del fare?». Abbiamo già raccolto circa 180 segnalazioni, e continueremo a farlo in altri contesti.
I primi risultati stanno già descrivendo una geografia dei luoghi.
Il secondo fronte è stato rappresentato dall'interazione lavorativa fra quattro profili professionali diversi: una consulente culturale, Camilla Bettiga, un giovane studente, Jacopo Verdesca, un artista, Marco Bongiorni, un manager, Marco Makaus. Queste quattro persone che non si conoscevano, hanno lavorato insieme per definire un metodo di ricerca e di rappresentazione dei luoghi. Ognuno di loro ha dismesso gli abiti della competenza specifica, per contaminarsi nell'ascolto e nella pratica condivisa. Hanno lavorato insieme durante il Fuorisalone alla Fondazione Gianfranco Ferré, dove I visitatori hanno osservato la loro interazione live. La contaminazione di approcci e metodi ha definito un modello di mappatura e lavoro, che si completerà attraverso il risultato della nostra inchiesta con il pubblico.
Com'è nata la collaborazione con Fondazione Gianfranco Ferré?
Ci siamo presentati loro percependo una comunanza di visione, che si è immediatamente confermata con la loro adesione al progetto.
La Fondazione è nata nel 2008 non solo per celebrare la memoria di un grande stilista Gianfranco Ferré, ma con l'idea di ordinare tutti I suoi documenti e progetti per digitalizzarli e metterli a disposizione di tutti, continuando a progettare, a rendere disponibile quel pensiero e visione. La Fondazione, diretta da Rita Airaghi, è attiva con la promozione di mostre, lecture, borse di formazione per giovani studenti, pubblicazioni.
«Patrimonio Milanese» vuole restituire il patrimonio di competenze e creatività che la nostra città nasconde in luoghi, botteghe, uffici meno visibili: la Fondazione già lavora con questi obbiettivi.
Abbiamo cominciato durante il Fuorisalone, ospitati nei locali di via Tortona 37. Proseguiremo con la costruzione di altre iniziative.
Come si svilupperà«Patrimonio Milanese»?
Abbiamo costituito un Comitato, con uno statuto che a breve pubblicheremo on line, che è una sorta di manifesto programmatico molto breve e semplice. Il livello istituzionale ci permetterà di allargare il nostro raggio di azione coinvolgendo anche l'Amministrazione pubblica, nonché le Università e gli sponsor. Per ora siamo quattro partner: Trivioquadrivio, Tortona Area Lab, Fondazione Gianfranco Ferré, Art For Business.
In programma abbiamo ulteriori incursioni in eventi del calendario culturale meneghino, nonché un convegno presso l'Università Cattolica il 27 maggio, con la partecipazione di Miguel Benasayag che ha aderito subito al nostro progetto. Poi ci stiamo preparando per la sesta edizione di «Art For Business Forum»in novembre. Fra un anno invece, al prossimo Salone del Mobile del 2014, riproporremo la nostra presenza al Fuorisalone per restituire i primi risultati della nostra mappatura. Ancora non ci è chiaro in quale forma vogliamo renderla pubblica. Anche questa rappresentazione è materia di riflessioni al nostro interno.
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