Architettura contemporanea: come la vede il Ministero. L’emergenza è il Novecento
Un sistema condiviso di regole aggiornate, che sappia fare fronte all’esigenza, oramai pressante, di proteggere, restaurare, riqualificare. E nello stesso tempo, un approccio metodologico di riferimento per effettuare interventi di qualità nei nuclei e agglomerati storici di epoca più recente e del loro contesto paesaggistico: un sapiente uso delle metodologie che guidano da sempre il restauro conservativo del patrimonio antico, da accompagnare alla conoscenza storico-critica della progettazione moderna e contemporanea, in un’ottica di tutela attiva dell’esistente e di trasformazione consapevole e sostenibile del territorio. Il tutto, con uno sguardo alle normative degli altri Paesi europei ed extra-europei, nella consapevolezza della dimensione internazionale che oggi hanno assunto le problematiche della tutela e della gestione del territorio, considerato quale bene economico oltre che identitario.
È forse di questo che c’è prioritario bisogno, ma la strada appare ancora tortuosa.
Una recente pubblicazione di Ugo Carughi riaccende il confronto su questi temi, sulle criticità della legge e su possibili modifiche degli strumenti normativi. Le istituzioni sono chiamate a fare la propria parte, tutti noi a sollecitarle ancora, incalzarle, sostenerle.
L’assetto del MiBAC è più volte variato negli ultimi anni ed ha visto anche il settore del contemporaneo modificarsi in aggregazioni e funzioni. Il Servizio architettura e arte contemporanee - che ha raccolto alla fine del 2009 gran parte dei compiti in precedenza affidati all’ex Direzione DARC, seppur ridimensionato fortemente in disponibilità finanziarie e di personale, ha comunque avviato un’attenta riflessione sulle condizioni che affliggono il patrimonio di architettura contemporanea: a partire innanzitutto dall’esigenza d’integrazione e affinamento degli elementi di conoscenza, attivata con una più sistematica rilevazione e restituzione dei dati. Tra questi, in primo luogo quelli afferenti il censimento delle architetture del secondo Novecento. Un’attività quest’ultima che s’innesta sui criteri e sui risultati del lavoro utilmente avviato agli inizi degli anni 2000 dall’ex DARC e che vede oggi una rilettura e un aggiornato approccio metodologico di rilevazione e restituzione dei dati, che coinvolge, oltre al sistema universitario, le Regioni e gli istituti periferici del Ministero.
A tale lavoro si affianca la ricerca recentemente completata e pubblicata dallo stesso Servizio architettura e arte contemporanee, sui 205 «Luoghi del contemporaneo» recentemente censiti e schedati in tutte le regioni italiane.
Un percorso tortuoso, si diceva, ma stimolante, che vede il Servizio della Direzione PaBAAC impegnato a diversi livelli:
quello della tutela del patrimonio storico contemporaneo, insieme alla promozione e al sostegno di esperienze dei territori, per riconnetterle al più generale lavoro di studio, ricerca e progettazione. È lo stesso percorso che ha portato Carbonia, città di fondazione del ‘900 a vincere su proposta del MiBAC nel 2011 il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa tra 14 Stati europei e nello stesso tempo, ad avviare la ricerca sui grandi edifici dell’abitare, sulle soluzioni tecnologiche sostenibili, sull’affidabilità dei servizi: in definitiva, sulla qualità dei progetti e delle realizzazioni per le realtà urbane.
È il caso della ricerca in corso su Corviale, un tratto forte e significativo tra le architetture italiane del secondo Novecento, un importante progetto autoriale e un segno importante nel paesaggio urbano. Un insediamento che da anni suscita riflessioni critiche, indagini sulle complessità del tessuto sociale, ma oggi anche progettualità, opportunità e passioni, poste al centro dei lavori del Forum tenutosi a Roma nell’ottobre 2012 con un approccio plurisettoriale e multidisciplinare. I contributi, le sperimentazioni, le iniziative, i progetti culturali fanno di Corviale un vero e proprio laboratorio e un dibattito sempre aperto. Un dibattito che, per gli aspetti generali e per le complessità del tema specifico, arricchirà anche il confronto che s’intende sviluppare nell’ambito del Salone del Restauro 2013, per far emergere elementi che conducano a una sempre più forte e costante integrazione tra l’agire consapevole dei diversi soggetti istituzionali e professionali che operano per la qualità delle nostre architetture e delle scelte territoriali che le determinano.
© Maria Grazia Bellisario
Direttore Servizio «Architettura e arte contemporanee», Mibac
da «IL GIORNALE DEL RESTAURO»© - XVII EDIZIONE - MARZO 2013 - IL GIORNALE DELL’ARTE E IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA