Art enclosures / Confini d’arte
Venezia. Venerdì 15 marzo presso la sede di Fondazione di Venezia, che ne ha curato l’organizzazione, ha avuto luogo la tavola rotonda ART ENCLOSURES, residenze d’artista internazionali a Venezia.
Una giornata di riflessione sul tema delle residenze d’artista in occasione dell'uscita dell’omonimo volume Art Enclosures / Confini d’Arte. Residenze per artisti internazionali a Venezia edito da Marsilio, che testimonia la feconda esperienza che la stessa Fondazione ha realizzato dal 2008 al 2011 con Art Enclosures, progetto ideato e prodotto dalla Fondazione per favorire la conoscenza, lo scambio interculturale e la promozione delle opere di giovani artisti africani emergenti.
Hanno partecipato come relatori: Martin Bethenod, amministratore delegato di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, Germano Celant, direttore Fondazione Prada, Marino Folin, presidente Fondazione Venezia 2000, Philips Rylands direttore della Peggy Guggenheim Collection, Angela Vettese, presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Adriana Polveroni, direttore di Exibart, moderava l’incontro.
Prima della tavola rotonda sono state presentate alcune esperienze di residenza d’artista: Gertrude Flentge ha presentato l’attività della DOEN Foundation di Amsterdam, Simon Njami, cofondatore di ‘Revue Noire’ Parigi, e Mara Ambrozic, curatrice, hanno presentato l’esperienza di Art Enclosures a Venezia, Christopher Celenza, direttore dell’American Academy in Rome, ha presentato l’attività dell’Accademia Americana.
Ha fatto gli onori di casa e introdotto la giornata Fabio Achilli, direttore della Fondazione di Venezia, che ha commento l’innovativo progetto di residenza che ha portato l’Africa a Venezia, sostenendo e promuovendo l’apprendimento di artisti provenienti da culture lontane, un impegno costante della Fondazione,che mira a stabilire, attraverso processi educativi e formativi, nuove relazioni.
«La Fondazione – afferma Achilli - è arrivata all’organizzazione di questa giornata a seguito di alcune esperienze in questo ambito sia nel campo delle performing arts sia nel mondo dell’arte contemporanea. Nello specifico Art Enclosures era dedicato ad artisti under 40 provenienti dai paesi africani.
Il progetto aveva due principali obiettivi. Avendo la fondazione il principale settore d’intervento quello dei beni e delle attività culturali e il mondo giovanile quale principale target di riferimento, il primo obiettivo è stato portare alla luce nuovi talenti, provenienti da un continente che nei prossimi anni avrà un fortissimo sviluppo in molti settori, offrendo spazi di espressione dare loro visibilità, creando un dialogo interculturale fra mondi e culture diverse. Il secondo, in una città che sempre più nel panorama nazionale sta diventando di eccellenza per l’arte contemporanea – ricordo ‘la mamma’ Biennale, le più storiche Bevilacqua La Masa e Guggenheim a cui in questi anni si sono aggiunte la fondazione Pinault, la fondazione Vedova, la fondazione Prada, senza dimenticare le due università e l’accademia – in questo contesto, Venezia non può limitarsi a essere luogo espositivo o di fruizione ma deve diventare un luogo capace di accogliere e di attrarre la creatività degli artisti che qui vengano a produrre le loro opere, con l’obiettivo di riportare a Venezia una nuova vivacità culturale e intellettuale come sempre è accaduto in passato.
Vivacità culturale che la Fondazione sta perseguendo con alcune iniziative di particolare rilievo come la realizzazione del costituendo museo M9 in Mestre e la riapertura al pubblico, un anno fa, della Casa dei Tre Oci, bellissima architettura dei primi del novecento sull’isola della Giudecca, che la Fondazione ha dedicato completamente alla fotografia, unico bene culturale a non avere ancora una propria casa a Venezia.
Art Enclosure è stato un piccolo progetto che ha avuto la capacità, e le mappe all’interno del catalogo lo confermano, di attivare innumerevoli relazioni internazionali.
Partendo dall’Africa, transitando per l’Italia ha poi trovato sbocco in Europa, dimostrando che quando esiste una manifesta volontà di collaborare nascono molte opportunità, quando dal punto di vista degli obiettivi la qualità del progetto prevale sul riconoscimento dei suoi ideatori le probabilità di successo aumentano in maniera esponenziale».
Ancora una volta, l’arte si offre come possibilità per creare nuove reti, una mappatura altra che tesse relazioni e nuovi paesaggi per costruire il cambiamento.
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