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Viaggio in Italia. Tappa a Bologna

  • Pubblicato il: 22/07/2011 - 01:07
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin e Roberta Bolelli
Un momento di ricerca alla Fondazione Golinelli

La Fondazione Marino Golinelli (FMG) nasce nel 1988. Da oltre vent’anni opera a Bologna con un posizionamento preciso sulla promozione della cultura scientifica, ponendosi lo scopo di avvicinare ampi pubblici al fascino della scienza attraverso l’utilizzo dei linguaggi dell’arte visiva contemporanea. Frutto della duplice passione per la scienza e l’arte dell’imprenditore Marino Golinelli, Presidente del Gruppo Alfa Wassermann, la Fondazione è un caso virtuoso di declinazione del binomio impresa e cultura. Con un forte radicamento sul territorio, la FMG progetta convegni e ricerche anche in collaborazione con l’ateneo bolognese e la municipalità, mostre e laboratori didattici con le principali istituzioni culturali del Paese, iniziative che complessivamente impegnano risorse per circa 2 milioni di euro all’anno.

Forse per un retaggio gentiliano, nel nostro Paese esiste ancora una distanza percepita tra cultura in senso stretto e cultura scientifica. Con la formula «arte+scienza insieme» la Fondazione Marino Golinelli scardina questa tradizione. In che modo le arti e la scienza possono essere poste a dialogo?
Sia le scienze umanistiche e sociali che quelle naturali sono modi per andare oltre la realtà immediata delle cose, avendo in comune una radice fondamentale: la curiosità intelligente nei confronti del mondo. Così come lo scienziato è un ricercatore che focalizza i suoi studi sull’essenza dell’uomo e sul suo rapporto con la natura, anche l’artista è un osservatore della società, che cerca di comprendere le dinamiche e gli sviluppi insiti in essa, talvolta anticipandone i risultati. Credo profondamente nella forza creativa dell’artista, che con le sue opere offre alla persona, e anche all’impresa, la possibilità di intravedere ciò che la nostra mente riesce solo a immaginare. L’entusiasmo con cui il pubblico ha accolto la nostra iniziativa «La Scienza in Piazza» ci ha incoraggiato alla naturale evoluzione del format in «Arte e Scienza in Piazza». Nelle ultime due edizioni, quelle in cui la commistione fra Arte e Scienza è stata esplicitata già nel nome dell’iniziativa, le visite sono state oltre 80mila e oltre 27mila le presenze alle rassegne «arte+ scienza... » di Bologna e Milano: tantissimi bambini e riscontri positivi da parte degli insegnati che hanno apprezzato la possibilità di rendere più appetibili le discipline scientifiche, tradizionalmente considerate difficili, sviluppando percorsi didattici interattivi con i colleghi delle materie umanistiche.

Guardando alla sua impresa, in che modo la ricerca farmacologica può trarre benefici da un confronto con la ricerca artistica? Come ha maturato la decisione di istituire una Fondazione?
Se pur attraverso linguaggi differenti, sia gli artisti che i ricercatori leggono la natura e il sociale ricercando, scoprendo, talvolta ispirandosi a vicenda. Si tratta dello stesso, comune interesse per la società che avvicina gli intenti dell’impresa e della Fondazione alla propria comunità: entrambe operano con l’obiettivo di contribuire al benessere dell’uomo e della società. In fondo, siamo tutti ricercatori che inseguono il significato dell’esistenza e del vivere insieme. La Fondazione Marino Golinelli, che è stata presentata l’8 novembre 1988 in occasione del IX Centenario dell’Università di Bologna, nasce dalla mia personale convinzione che «bisogna rendere alla società quello che la società ci ha dato». Ho costituito la Fondazione seguendo proprio questo spirito calvinista: fondando un ente privato, autonomo rispetto dall’azienda, con una matrice di ispirazione anglosassone e la configurazione di un’impresa sociale il cui prodotto, il cui dividendo e il cui profitto sono l’educazione, la formazione e la cultura trasmessi alla società per il suo sviluppo. La Fondazione ha una sua propria vita rispetto all’azienda - non a caso non ho dato la stessa denominazione dell’impresa - perché seguono percorsi diversi e la sua evoluzione non sarà legata o subordinata agli sviluppi che l’azienda avrà nel tempo.

In un momento storico di crisi endemica di risorse pubbliche, il ruolo dei privati nel sostegno alla cultura e alla ricerca sta mutando velocemente. Un cambiamento, forse un’evoluzione sociale?
Fin dalla nascita, la Fondazione Marino Golinelli opera mettendo in atto il principio della sussidiarietà: nel 2000 abbiamo creato, insieme all’università di Bologna, il Life Learning Center, un centro permanente di formazione e didattica sulle scienze della vita, oggi dipartimento didattico della Fondazione, che coinvolge ogni anno oltre 12.000 studenti della scuola secondaria. Più recentemente, attraverso una virtuosa collaborazione con il Comune di Bologna, abbiamo lanciato START- Laboratorio di Culture Creative. Accanto a questi progetti sosteniamo le istituzioni esistenti – la scuola, l’università – cercando di ascoltare le loro esigenze e di intervenire là dove c’è carenza di strutture, di attrezzature o di competenze. Ritengo che le istituzioni pubbliche e quelle private siano ugualmente responsabili dello sviluppo culturale della società, un tassello fondamentale per la felicità dell’uomo, e che la diffusione della cultura debba essere sostenuta da una progettualità forte, che deve aprirsi verso un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato. START – Laboratorio di Culture Creative è uno spazio stabilmente dedicato alla diffusione della cultura scientifica e artistica, alla conoscenza e alla creatività, negli ambienti dell’ex Urban Center di Via Ugo Bassi - Rizzoli, di proprietà del Comune di Bologna. Un esempio di cooperazione pubblico-privato per offrire alla città un progetto creativo, innovativo, gestito con un approccio unitario che combina discipline scientifiche e umanistiche. E la città ha dimostrato di sapere apprezzare, accogliendo con entusiasmo le iniziative che proponiamo.

Anche attraverso progetti come «Arte e Scienza in Piazza»,la Fondazione Marino Golinelli esce dai confini tradizionali dei luoghi espositivi per incontrare i cittadini nello spazio pubblico. Quali i motivi di questa scelta?
La Fondazione opera con progetti che favoriscono l’educazione e la cultura diffusa per una «Città Metropolitana» dove, oltre alle barriere urbane e architettoniche, è necessario siano abbattute le barriere culturali. La ri-vitalizzazione degli spazi urbani nasce in primis con il coinvolgimento dei quartieri, attraverso logiche di scambio centro–periferia con le biblioteche, i centri interculturali, le scuole. Crediamo che la scienza debba uscire dalle accademie e dai luoghi tradizionalmente deputati alla cultura per incontrare il cittadino nello spazio pubblico, lì dove vive e lavora, aprendosi alla città. Questo ci ha portato a sviluppare uno dei nostri maggiori punti di forza: la capacità di inserirci nelle realtà esistenti, utilizzando luoghi pubblici per trasformarli, anche temporaneamente, in luoghi di cultura e di incontro.L’aspetto dell’incontro è fondamentale: anche oggi nell’era di internet e dei social media, non si può prescindere dallo scambio costruttivo fra individui, anzi, forse se ne avverte ancora maggiormente la necessità. Ma ci vuole uno stimolo… la cultura deve diventare interattiva e partecipata. Imparare da casa o leggere un principio scientifico su un libro non è la stessa cosa che realizzarlo con le proprie mani, sperimentando e divertendosi, scambiando le proprie opinioni con altre persone in momenti di socializzazione. Si devono creare spazi di dibattito dove i cittadini possano incontrare gli esperti e confrontarsi alla pari sulle tematiche di attualità che maggiormente li interessano. E’ un passo verso la futura società della conoscenza e verso un senso di responsabilità civica condivisa.

La recente mostra «Happy Tech. Macchine dal volto umano», in partnership con la Fondazione La Triennale di Milano, ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica. La vostra attenzione per l’aspetto formativo dell’esperienza culturale si è realizzata anche attraverso progetti specifici realizzati in collaborazione con i laboratori educativi del MAMbo e si sta sviluppando in sinergia con la Collezione della Fondazione Guggenheim. In che modo l’iniziativa privata - e in particolare la progettualità di fondazioni come la vostra - può fare da traino a un rinnovamento dei musei?
Il contributo principale è in termini di innovazione. I progetti della Fondazione sono innovativi e sperimentali. Grazie al contributo della Fondazione queste attività educative hanno poi modo di consolidarsi e divenire servizi offribili a tutti dai centri gestiti direttamente della Fondazione o dalle istituzioni partner. L’aspetto della collaborazione e della messe in rete dei saperi e delle iniziative esistenti è da sempre molto importante per la Fondazione. Oltre agli esempi citati, dobbiamo ricordare anche quella con il Settore Istruzione del Comune di Bologna e con i tanti partner scientifici come l’Osservatorio astronomico, l’Inaf-cnr, il Cineca, il Cern, l’Infn.

L’educazione è perno fondamentale della vostra mission e oggi, con START, vi dedicate anche ai più giovani. Come garantite sostenibilità economica alla programmazione della Fondazione, all’implementazione dei suoi progetti?
L’educazione dei più piccoli è fondamentale: investire sui bambini vuole dire investire sui giovani adulti di domani per garantire un futuro migliore al nostro Paese, anche in termini di competitività a livello internazionale. La sostenibilità economica dei progetti della FMG si basa inizialmente su un mio investimento personale, ma chiaramente beneficia di sinergie con il pubblico e con privati che condividono i nostri valori e obiettivi: partner istituzionali, privati sostenitori e partner scientifici grazie al cui supporto è possibile realizzare ciò che facciamo. Anche i privati cittadini che partecipano alle nostre iniziative e gli studenti che frequentano i nostri centri didattici, contribuiscono al sostegno delle stesse, pagando un biglietto, se pur simbolico, perché il contributo che chiediamo è sempre di pochi euro, ma aiuta, anche il cittadino a percepire il valore dell’iniziativa a cui partecipa.

Qualche anticipazione sui progetti in cantiere?
Il programma quinquennale «La Cultura nutre il Pianeta» che racchiude in maniera organica ed integrata la pianificazione strategica di tutte le iniziative culturali della FMG.

Marino Golinelli è fondatore del Gruppo ALFA WASSERMANN, una delle più importanti industrie farmaceutiche a livello internazionale. Cavaliere del Lavoro, ha unito il forte impegno per la ricerca scientifica alla passione per l’arte e il mecenatismo culturale. Ha fornito il patrimonio per la costituzione della Fondazione Cesare Gnudi (1988), attraverso la quale la Pinacoteca di Bologna ha ricevuto in donazione importanti opere della collezione di Sir Denis Mahon. Nel 2001 è stato insignito dall’Università degli Studi di Bologna della Laurea Honoris Causa in Conservazione dei Beni Culturali con una lezione dottorale sull’unicità della cultura.

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