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Un MAST da scoprire a Bologna

  • Pubblicato il: 26/10/2013 - 16:06
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Davide Lotti

Bologna. Un’idea d'innovazione sbarca in città. L'edificio polifunzionale commissionato da Coesia, azienda leader nel settore della meccanica di precisione, e da poco inaugurato, aspira a essere un nuovo centro per lo sviluppo delle arti e tecnologie legate all'industria. La volontà di Isabella Seragnoli, presidente del gruppo Coesia, era di stabilire una connessione tra impresa e città potenziando i servizi offerti ai propri dipendenti. Il progetto dello studio Labics, vincitore di un concorso nel 2006, si estende per circa 25.000 mq nel contesto della prima periferia.
Ma che cosa spinge un'imprenditrice a investire circa 40 milioni nella Fondazione Mast? Creatività, idee, formazione, sperimentazioni tracciano il filo rosso della politica aziendale che, partendo dal lavoro di Olivetti a Ivrea, mira a nuovi traguardi; la volontà di proporre una visione d’impresa aperta al dialogo con il pubblico e promotrice di nuove dinamiche sociali. Lo sviluppo dell'interfaccia pubblico-privato si svela nel prospetto principale attraverso la presenza di due rampe che, seppur interessanti nell'intento concettuale, risultano forse eccessivamente maestose nell’esito formale. Saranno le dinamiche di trasformazione socio-urbanistiche ingenerate dall'intervento a confermare la bontà delle scelte architettoniche. Ad esempio, come asserisce l’architetto Francesco Isidori, è prevista la conversione dell’attuale parcheggio di via Speranza in corridoio verde di collegamento scenico tra l’entrata principale del MAST e il Parco del Reno. Si mostra la doppia identità dell'edificio: da un lato un involucro modulato attraverso giochi volumetrici di aggetti e rientranze, dall’altro un fronte continuo con un unico taglio obliquo vetrato dialogante con gli stabilimenti del Gruppo. Pubblico e privato s'intrecciano in un gioco di corrispondenze in cui il complesso si pone da tramite tra l'azienda e la città.
Il percorso è la matrice generativa dell'intero edificio. Prima attraverso le rampe esterne, poi grazie a un unico tracciato interno continuo attraverso i volumi, si fruiscono le differenti unità funzionali. Percorrendo i due piani della galleria, che ospita esposizioni interattive incentrate sull’edutainment, si arriva attraverso un piano inclinato al foyer dell’auditorium in aggetto che può ospitare 420 persone. Sullo stesso livello si trova l’Accademy, centro di formazione tecnica e innovazione per il Gruppo Coesia. L’idea di micro-città connette le funzioni e le aggrega per fornire ai dipendenti, come ai cittadini, nuovi servizi. L’arte è l’elemento che lega l’ampio atrio dell’auditorium, illuminato da led a controsoffitto, con lo spazio verticale a tutt'altezza che rappresenta il centro nevralgico del complesso. L’energia sprigionata nel foyer dall’opera curvilinea Shine di Anish Kapoor, si confronta con la Collective Movement Sphere di Olafur Eliasson sospesa all’ingresso. La ricerca estetica rientra nelle scelte architettoniche dell’asilo del MAST, che intende educare i bambini all’insegna del gioco e della sperimentazione. Un prospetto totalmente diverso dagli altri, quello dell’asilo, realizzato con listelle colorate in ceramica (Casalgrande Padana), riflesso dei motivi colorati degli interni. I dipendenti come gli altri cittadini possono portarvi i figli e successivamente andare al lavoro o frequentare i corsi del centro wellness. Quest’ultimo, situato al piano terra, dialoga strettamente con la vetrata del ristorante affacciato sull’ampia vasca di acqua esterna. L’acqua diventa l’elemento di mediazione tra costruito e verde. Il progetto del paesaggista Paolo Pejrone mira all’equilibrio della natura con l’edificato e trova al suo centro la scultura Old Grey Beam di Mark di Suvero, interessante soluzione per mitigare le viste verso l’edificato circostante. Anche nella scelta dei materiali MAST propone una soluzione che uniforma i volumi delle funzioni ospitate al suo interno. La presenza di una doppia pelle costituita da una prima vetrata interna trasparente e una seconda serigrafata, si contrappone alla pavimentazione esterna in pietra e cerca di essere un collante tra il vetro e il cemento delle strutture a vista. La notevole dimensione degli interni e l'eleganza formale dei materiali, a tratti quasi glaciale, viene mitigata dall'inserimento di piccoli fiori neri stilizzati nel pavimento posato dal Laboratorio Morseletto. Anche l’auditorium, realizzato da Poltrona Frau interamente in legno, cerca di ricreare un’atmosfera raccolta pur tenendo conto della flessibilità acustica per differenti tipologie di spettacoli, attraverso il movimento di appositi pannelli. Perfino il progetto della segnaletica antincendio e di sicurezza s'inserisce armoniosamente nel complesso, in un'ottica totale dove tecnologia e creatività si compenetrano attraverso l’architettura. MAST tenta di essere, secondo quanto afferma la stessa Seragnoli, un esempio di sviluppo per se stesso, un centro ispiratore di nuovi processi, non solo a livello scientifico e tecnologico ma anche umano e ricreativo.