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Un fondo per la progettualità dell’impresa culturale

  • Pubblicato il: 15/03/2015 - 22:19
Autore/i: 
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Claudio Bocci

La grande difficoltà a posizionare la cultura tra gli 11 Obiettivi Tematici indicati nell’Accordo di Partenariato tra l’Italia e la Commissione Europea e in cui si distribuiscono le risorse del ciclo di programmazione dei fondi europei 2014/2020 (la cultura appare a fatica nell’OT 6 dedicato ad ‘Ambiente ed efficienza delle risorse’) è stata compensata dal brillante risultato ottenuto con l’approvazione del Programma Operativo Nazionale/PON ‘Cultura e Sviluppo’, che vale complessivamente circa 491 milioni di euro (di cui 368 milioni di fondi europei e 123 milioni di cofinanziamento nazionale). Il Programma, gestito dal Mibact, è destinato a 5 regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e ha come principale obiettivo la valorizzazione del territorio attraverso la tutela e la gestione del patrimonio culturale, il potenziamento del sistema dei servizi turistici e il sostegno alla filiera imprenditoriale collegata al settore.
Si tratta di un’opportunità da non mancare cercando di superare le criticità registrate nel ciclo di programmazione precedente che vede proprio nel POIn ‘Attrattori Culturali’ il programma che registra il maggiore ritardo di spesa (sul totale dei 640 milioni di euro stanziati, a fine 2014 è stato speso soltanto il 33% con l’obbligo di spendere i residui 424 milioni entro fine anno).
Alla diffusa carenza nella capacità delle burocrazie centrali e locali nella gestione dei fondi europei si cercherà di fare fronte con il Piano di Rafforzamento Amministrativo, previsto dall’Accordo di Partenariato e di cui beneficerà l’organizzazione centrale e periferica del Mibact.
Ma ancora non basta!
La vera criticità della spesa destinata alla cultura riguarda non soltanto la quantità di risorse ma la sua qualità, soprattutto nell’ottica ormai imprescindibile di tenere insieme tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, superando un approccio puntuale e favorendo, viceversa, un percorso integrato e partecipato, sostenuto da valide partnership tra pubblico e privato. E’ infatti l’assenza di progetti di qualità che affrontino in chiave di sostenibilità il problema della gestione, ad ostacolare il reale decollo sul territorio di imprese culturali.
L’esperienza delle Aziende associate a Federculture dimostra che è possibile fare impresa culturale in modo efficiente e sostenibile e, spesso, in collaborazione con il Privato. Con una gestione manageriale - che caratterizza alcune delle eccellenze dell’offerta culturale italiana (quali la Fondazione Musica per Roma che gestisce l’Auditorium di Renzo Piano; la Triennale di Milano, le fondazioni dei musei civici di Torino e Venezia, soltanto per citare le più importanti) così come alcune esperienze di area vasta (la Fondazione Musei Senesi o la Parchi Val di Cornia Spa) - si dimostra che le imprese culturali possono raggiungere l’equilibrio di bilancio, attrarre quote crescenti di cittadini e turisti, e stabilire un rapporto virtuoso con una pluralità di soggetti privati.
L’esperienza più stimolante da cui trarre ispirazione è proprio quella che ha interessato l’area intorno a Piombino, in provincia di Livorno; indebolito dalla violenta crisi industriale del settore siderurgico, il territorio ha saputo imboccare un interessante percorso di riconversione anche economica puntando sulla valorizzazione delle risorse culturali e naturali. In particolare, 5 amministrazioni comunali, associate in Unione di Comuni e capofilate da Piombino, hanno condiviso un unico piano regolatore e un unico progetto di sviluppo territoriale attraverso la tutela e la valorizzazione di un articolato sistema di parchi naturali, dell’area archeologica etrusca di Populonia (affidata in concessione dallo Stato) e dal parco archeominerario di San Silvestro, ricavato da un antica miniera di ferro, coltivato nel territorio sin dal tempo degli etruschi. L’ulteriore e decisiva scelta, poi, fu quella di costituire, nel 1993, una società per azioni a capitale pubblico-privato, la Parchi Val di Cornia spa, che, organizzata e gestita come un’impresa privata, ha saputo trarre valore dalle risorse del territorio creando nuova occupazione e raggiungendo l’equilibrio tra costi e ricavi. Non solo; grazie al nuovo attrattore culturale e turistico rappresentato dal sistema d’offerta sorto in Val di Cornia, la nuova Società ha reso possibile la nascita di circa 30 nuove aziende (ristorazione, ospitalità, servizi) che hanno creato 300 nuovi posti di lavoro.
E’ interessante notare che l’esperienza della Val di Cornia è stata un punto di riferimento di una innovativa linea di programmazione territoriale adottata recentemente dalla Regione Puglia: i SAC-Sistemi Ambientali e Culturali, con i quali si incoraggiano amministrazioni comunali contigue a condividere la programmazione territoriale e paesaggistica e, possibilmente, a gestire in forma unitaria le risorse del territorio.
Anche l’esperienza dei SAC, tuttavia, dimostra che fare buona progettualità, specie in chiave gestionale, non è semplice e necessita di una visione condivisa tra gli stakeholders, pubblici e privati, presenti sul territorio, e di approfonditi studi di fattibilità che integrino diverse competenze e discipline. Si tratta, dunque, di un processo lungo, complesso e costoso che, per sua natura, coinvolge diversi livelli istituzionali, impatta fortemente sugli assetti di governance tra pubblico e privato e deve poggiare sulla verifica di una reale sostenibilità economico-finanziaria. L’onere economico per la realizzazione di tali Studi difficilmente può essere affrontato dalle amministrazioni locali, le quali hanno già notevoli difficoltà a manutenere il loro patrimonio e stentano ad impegnare risorse per progettare il loro futuro.
E’ per questo che va salutato con grande interesse il recente decreto del Segretariato Generale del Mibact con cui si promuove l’Azione ‘Progettazione per la cultura’ che destina 8 milioni di euro per favorire l’innalzamento della qualità progettuale volta a migliorare le condizioni di offerta e di fruizione del patrimonio culturale, in raccordo con l’attuazione della programmazione 2014-2020. Le risorse, messe a disposizione dal Piano di Azione e Coesione, (oltre che allo sviluppo di progetti che riguardano i “Poli Museali di Eccellenza”, che beneficiano di 2,4 milioni di euro), sono destinate, in particolare, alla realizzazione di iniziative di sostegno alla predisposizione di progetti integrati di conservazione, fruizione e valorizzazione, anche a fini turistici, per un importo di 5,6 milioni di euro. Tali iniziative, da attivare in collaborazione con l’ANCI attraverso avviso pubblico per proposte progettuali presentate da singoli Comuni o raggruppamenti di Comuni delle regioni del Mezzogiorno (le ex-Convergenza più la Basilicata) devono riguardare territori con popolazione di almeno 150.000 abitanti.
Il provvedimento, da tempo fortemente sostenuto da Federculture e rilanciato anche nelle ‘Raccomandazioni’ dell’ultima edizione di Ravello Lab-Colloqui Internazionali, costituisce una rilevante innovazione che impegna i territori a superare l’approccio al mero intervento di restauro e a sforzarsi di condividere un reale progetto di sviluppo a base culturale saldamente agganciato alla cultura d’impresa.
L’auspicio è che ora anche le regioni del Centro-Nord si dotino di questo innovativo strumento finanziario finalizzato all’innalzamento della qualità progettuale di area vasta con l’obiettivo di individuare un modello di gestione in grado di mettere in valore le straordinarie risorse diffuse sull’intero territorio. Si tratta di un percorso che chiama in causa anche i soggetti privati e, in primo luogo, le fondazioni di origine bancaria vocate statutariamente allo sviluppo economico e sociale dei loro territori, che dovrebbero condividere un provvedimento di sistema in grado di introdurre una cultura della pianificazione strategica, della valorizzazione integrata e della gestione sostenibile delle risorse presenti sul territorio.
 
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Claudio Bocci è Direttore di Federculture – Consigliere Delegato Comitato Ravello Lab-Colloqui Internazionali
 
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