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Scatizzi, amico di Ragghianti e Innocenti

  • Pubblicato il: 27/07/2012 - 02:49
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Redazione
Le «Rose» del 1940 e una «Marina» del 1979 di Sergio Scatizzi

Lucca.A Sergio Scatizzi (1918-2009), pittore diviso fra la vocazione informale e la passione per gli antichi generi della figura, della natura morta, del paesaggio, la Fondazione Ragghianti dedica fino al 4 novembre 2012, nella sede del Complesso Monumentale di San Micheletto, la mostra «Scatizzi. L’ipotesi della pittura», a cura di Giovanna Uzzani. L’esposizione è la prima di una serie che la Fondazione dedicherà alla propria collezione di opere d’arte: oltre 600 tra dipinti, sculture, incisioni, disegni, fotografie, donate da tanti artisti per stima e amicizia a Carlo Ludovico Ragghianti. Le oltre 70 opere proposte dalla mostra accompagnano l’intera vicenda artistica di Sergio Scatizzi pittore e appartengono a due collezioni distinte per storia e per scelte: quella della Fondazione Ragghianti, esposta in toto per la prima volta, e quella di Giuliano Innocenti, segno dell’amicizia trentennale fra il pittore e il collezionista di Montecatini. La mostra documenta le diverse stagioni e maniere dell’arte di Scatizzi, dalla veduta urbana al nudo in studio, dal paesaggio alla natura morta e segue il fil rouge cronologico delle fasi della ricerca pittorica di Scatizzi nelle opere delle due collezioni che si integrano per ricostruire il percorso della pittura materica e di forti esplosioni cromatiche di Scatizzi, articolandosi in fasi distinte: dopo una sezione dedicata al primo decennio di attività, segue la prima stagione informale degli anni Sessanta, la più pura e astratta, per arrivare, attraverso le opere materiche degli anni Settanta, alla «stagione delle ricapitolazioni» con i dipinti dei primissimi anni Ottanta. In mostra anche opere di grafica dalla Collezione Innocenti, alcune inedite e legate al rapporto di amicizia fra il pittore e il suo collezionista. Completa la mostra un video di Chiara Ronconi: un commento critico diretto alla tecnica pittorica e all’enfasi del colore scatizziano che si avvale della colonna sonora appositamente composta da Paolo Zampini, compositore e flautista di Ennio Morricone, da sempre cultore della trasposizione musicale delle immagini visive.

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