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"Safeguarding Cultural Heritage from Natural and Man-Made Disasters". Il Patrimonio culturale europeo si salva così

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:01
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Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Manlio Lilli

Presentato il 5-6 marzo, a Bruxelles, al Forum Europeo della Protezione Civile, lo studio commissionato all'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR dal Direttorato-Generale per Educazione, Giovinezza, Sport e Cultura. “Nelle singole differenze, determinate da peculiarità geografiche e da situazioni politiche, é chiaro ormai che servono strategie comuni contro i disastri che interessano il patrimonio culturale. Ci vogliono degli strumenti generali ma non generalizzati per la gestione del rischio per il patrimonio culturale”. Partendo dall’analisi delle criticità lo studio indica raccomandazioni generali e specifiche per rispondere alle catastrofi.


Il cimitero medievale armeno a Julfa, nella Repubblica autonoma di Nakhchivan, tra l'Armenia, la Turchia e l'Iran, distrutto dagli azeri, presubilmente nel 2005. La facciata della basilica di S. Francesco ad Amatrice, crollata a seguito del sisma che ha colpito il centro Italia nell'agosto 2016.  E poi aree archeologiche e monumenti lasciati nell'incuria, interessati da alluvioni, smottamenti  e incendi, come palazzi storici abbandonati e quasi dimenticati. Eventi naturali e conflitti. Anche il Patrimonio culturale é in emergenza. Anche il Paesaggio sconta i disastri causati da scelte episodiche e politiche sclerotizzate senza logica.
Anche per questo la Presidenza italiana della Comunità europea ha deciso di dedicare il 2018 al primo Anno europeo del Patrimonio culturale. Lo scopo?  Sensibilizzare sull'importanza della storia e dei valori europei e rafforzare il senso d'identità europea, richiamando l'attenzione sulle opportunità legate al patrimonio culturale, ma anche sulle sfide, come le pressioni ambientali sul paesaggio e sui siti del patrimonio culturale.
Un'operazione difficile, ma affascinante. Una operazione articolata in momenti differenti. Il 23 gennaio una conferenza internazionale a Krems, dedicata alla "Salvaguardia del Patrimonio Culturale da disastri naturali e antropici", organizzata dall'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR, in collaborazione con l’Università Danubiana di Krems. Soprattutto, il 5-6 marzo, a Bruxelles, il Forum Europeo della Protezione Civile, con una sessione speciale dedicata ai Beni Culturali nel corso della quale la Commissione ha presentato lo studio “Safeguarding Cultural Heritage from Natural and Man-Made Disasters”, commissionato all'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del CNR dal Direttorato-Generale per Educazione, Giovinezza, Sport e Cultura.
Perché nelle singole differenze, determinate da peculiarità geografiche e da situazioni politiche, é chiaro ormai che servono strategie comuni. Ci vogliono degli strumenti generali ma non generalizzati per la gestione del rischio per il patrimonio culturale.  Sono necessarie scelte condivise.
 “Un paio di anni fa il Consiglio ha chiesto alla Commissione europea di dedicare un gruppo di riflessione alla gestione del rischio per il patrimonio culturale. È stato commissionato questo studio che per noi è molto importante perché è la prima analisi esaustiva dei meccanismi esistenti nei 28 stati membri dell’Unione europea su come viene gestito il rischio per il patrimonio culturale”, ha raccontato Erminia Sciacchitano della DG per l'Educazione e la Cultura della Commissione europea, responsabile scientifico dell’Anno europeo del Patrimonio, che ha moderato il panel del Forum dedicato al patrimonio culturale.
Sugli obiettivi dello studio, idee precise. Nessuna incertezza. "Fornire una panoramica di informazioni sulla valutazione e sulla prevenzione del rischio per salvaguardare il nostro patrimonio dagli effetti dei disastri naturali e dalle minacce dell’azione umana; utilizzare i risultati per presentare delle raccomandazioni ... contribuire allo sviluppo di buone prassi nelle strategie di riduzione del rischio messe in campo dai Paesi membri”, ha spiegato Alessandra Bonazza, del Gruppo di ricerca ‘Rischi naturali, ambientali e antropici del patrimonio culturale’ dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNRI criteri di ricerca, stabiliti partendo da fattori di rischio ben precisi, quali cambiamenti climatici, inquinamento, inondazioni, valanghe, terremoti, eruzioni vulcaniche, incendi e conflitti armati. Poi “abbiamo deciso di concentrare l’attenzione sull’aspetto tangibile del patrimonio culturale: siti archeologici, culturali e monumentali sottoposti a diverse minacce,  valutando cosa è stato fatto in termini di ricerca e l’impatto dei disastri sul patrimonio culturale”, prosegue Bonazza. Quindi le strategie dei Paesi sono state mappate attraverso “indagini online, interviste a esperti del settore e a decisori politici a livello internazionale, nazionale e locale che hanno una responsabilità decisionale e i risultati sono stati utilizzati per formulare raccomandazioni”.
Come era ipotizzabile l'"anello debole" é quello decisionale. I casi più ricorrenti, la mancanza di coordinamento tra le autorità coinvolte nelle politiche della gestione del rischio e la mancanza di misure di protezione nelle strategie di gestione del rischio, ma anche frequenti cortocircuiti nell'iter  tra le decisioni politiche e l'applicazione della pratica.
Partendo dalle criticità sono state sviluppate raccomandazioni generali e specifiche per rispondere alle catastrofi. Tra le priorità emerse c'è la consapevolezza dei rischi, promuovendo da un lato la sensibilizzazione dei cittadini e più in generale dell'opinione pubblica, dall'altro, sostenendo progetti specifici. Tra le priorità anche una reale condivisione tra le autorità competenti nella gestione del rischio. "E’ importante che ci sia più cooperazione tra le autorità e che ci sia un efficiente flusso di comunicazione; è necessario inoltre elaborare un sistema di pre-allerta di possibili disastri e delle mappe locali per il patrimonio culturale a rischio”, sottolinea Bonazza.  Si raccomanda anche un aumento della preparazione nei confronti dei disastri utilizzando standard europei e l’applicazione dei servizi satellitari per valutare l’impatto delle catastrofi sul patrimonio.
La mappatura delle strategie e degli strumenti per la gestione del rischio per il patrimonio culturale, é servita! Non rimane che applicarla. Forse la parte più difficile.
 
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