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Rigenerazione Urbana e inclusione sociale attraverso la Cultura: una sfida possibile

  • Pubblicato il: 06/10/2016 - 14:08
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SPECIALI
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Redazione

SPECIALE LUBEC 2016. Matteo Bartolomeo, presidente di Avanzi - sostenibilità per azioni, anticipa sulle nostre colonne la riflessione che porterà a LuBeC, il 13 ottobre, nel focus dedicato alla rigenerazione urbana attraverso la cultura, una sfida che ritiene realizzabile anche grazie alla cooperazione tra pubblico-privato, a partire dalla sua esperienza sul campo con BASE-Milano, una startup innovativa a vocazione sociale che ha trasformato parte dello stabilimento ex-Ansaldo in uno spazio di contaminazione tra Arte, Creatività, Impresa, Tecnologia e Welfare in cui l’ibridazione delle funzioni genera piste inedite. Questa è innovazione, difficile da governare forse, ma innovazione

BASE - Milano, con lo stabilimento ex-Ansaldo, è un esempio di rigenerazione industriale e recupero di aree urbane attraverso la cultura.
Il nostro progetto, BASE-MILANO, è inserito in un grande complesso di quasi 80mila mq, di proprietà del Comune di Milano, il quale lì sta costruendo un meta-progetto dedicato alla cultura. Il luogo ospitava, già prima che ci insediassimo, il Laboratorio della Scala. Abbiamo partecipato ad un bando per una porzione di immobile di 6mila + 6mila mq, candidandoci a ristrutturarla e a gestirla seguendo le indicazioni del bando, liberamente interpretabili: creare un polo dell’arte, della cultura e della creatività. Noi stiamo provando a spingere un po’ in là la frontiera dell’ibrido, inserendo diverse funzioni, alcune delle quali già attive, mentre altre sono ai nastri di partenza, con l’idea che da un pluralità di funzioni possano nascere delle piste di lavoro nuove e inattese. Incrociando flussi, programmi e progetti aupischiamo emergano strade che magari noi non ci aspettiamo, che possono anche creare e o che magari non siamo in grado di riuscire totalmente a governare… ma questo è il bello dell’Innovazione.
Il progetto è stato inserito anche nell’Art Bonus e stiamo cercando di trovare soggetti interessati a contribuire anche sulla ristrutturazione. Base ha già investito 4 milioni di euro, di cui un po’ meno della metà coperti dal Comune di Milano - e ora, se andrà in porto la stipula dell’accordo sul secondo e terzo piano, occorrono 9,5 milioni di euro ulteriori, di cui 3,5 coperti dal Comune di Milano. Abbiamo sicuramente un bisogno economico-finanziario importante, su un luogo iconico e molto pregiato, per la sua localizzazione e per la sua storia. Ma l’Art Bonus potrebbe essere utilizzato per sostenere programmi e attività che hanno a che fare con l’Arte, la Cultura e la Creatività. Stiamo, ad esempio, attivando residenze d’artista, cercando di mescolare più linguaggi, stiamo apprestando degli atelier,abbiamo un’area esibizioni sia per le arti visive che per quelle performative. Questo potrebbe diventare un luogo ideale nel qualesviluppare un progetto articolato di residenza d’artista con la produzione e una prima distribuzione.
Abbiamo progetti che riguardano la partecipazione attiva della comunità. City making concerne il modo in cui i cittadini responsabilmente e attivamente si occupano di costruire la città, rafforzando i beni comuni e lavorando su aree tipicamente di fallimento di mercato, dove gli operatori economici quindi non riescono ad arrivare. Proprio i cittadini, in diverse situazioni, riescono a riattivare i contesti con le loro energie, la loro passione politica e, aggiungo, con la conoscenza che hanno di una serie di problemi e di possibili soluzioni. La mobilitazione dei cittadini all’interno del city making rappresenterà una cifra importante di BASE.
Confidiamo che l’Art Bonus avvicini operatori privati a sostenere i numerosi altri progetti in gestazione. Anche perché il sostegno economico può aprire ad altre possibilità. Dobbiamo infatti concepire il denaro non come una finalità, ma come un vettore di conoscenza e contaminazione. Chi si avvicina a BASE attraverso l’Art Bonus - e questo è l’auspicio - potrà sviluppare con noi delle progettualità originali.

BASE è quindi una realtà che trova fondamento nel rapporto pubblico/privato, sia dal punto di vista della governance, un’impresa sociale, che degli obiettivi di crescita e sviluppo.
La contaminazione tra diverse discipline e linguaggi, o più semplicemente tra diversi punti di vista, è rispecchiata dalla compagine societaria: abbiamo un incubatore di impresa ad alto valore sociale, culturale e ambientale, Make a Cube; un’organizzazione che si occupa di eventi culturali in spazi pubblici, che è Esterni; H+ lavora invece sul Book city; mentre Arci Milano lavora sull’aggregazione giovanile orientata alla costruzione di scenari possibili di città. Avanzi, che è l’organizzazione legata a Make a Cube, si occupa invece di politiche pubbliche e di innovazione sociale. Queste 5 realtà già si stanno contaminando, sviluppando progettualità che da sole non avrebbero potuto realizzare, per capacità produttive o per know how, o magari anche solo per ideazione.
Ma tornando al rapporto pubblico/privato, va sottolineato che l’edificio è di proprietà pubblica e il nostro progetto è un progetto pubblico, nel senso che le attività sono aperte al pubblico e cerchiamo di dare risposte piccole, ma si spera esemplari, a delle questioni pubbliche, a dei problemi del nostro vivere quotidiano. La nostra dimensione di publicness sta un po’ in questo. Una dimensione che ovviamente era definita da un rapporto contrattuale e prevista da BASE, con concedente, il Comune di Milano, che aveva interesse ad avere nell’ex Ansaldo un progetto con una forte dimensione pubblica. Il fatto che a metterlo in atto sia un’organizzazione privata è positivo, in quanto il privato ha un’agilità di manovra, una capacità di adattamento al contesto e anche una spinta verso la sostenibilità economica che credo sia oggi un requisito importante anche per fare politiche pubbliche. E BASE è anche una startup innovativa a vocazione sociale: quindi un soggetto privato che però fa politiche pubbliche.

Quali risposte avete già ottenuto?
I lavori sono iniziati ad agosto 2015, ma l’edificio è sempre rimasto aperto; abbiamo cercato di isolare i lavori quanto più possibile, in modo da permettere agli operatori di svolgere le loro attività. La parte più consistente della ristrutturazione è finita a marzo 2016. Da qui è iniziata quindi la programmazione più intensa, in parte nostra e in parte di soggetti esterni. Stiamo cercando di orientarla sempre più a pubblici e tematiche congruenti con noi e con la nostra visione. La risposta del pubblico è molto varia, stiamo cercando di avere una base di pubblico che frequenti questo luogo quasi a prescindere da ciò che avviene e scoprendolo una volta varcato il cancello. Questa base di pubblico non è facile da costruire. Dobbiamo gestire picchi significativi, come ad esempio quello del Bookpride, quando in un weekend abbiamo avuto 30mila persone. Stiamo cercando di lavorare sulle code, su ciò che avviene prima e dopo, per costruire costruire con gli operatori eventi per più settimane all’anno.
Se dovesse definire in sintesi la visione di BASE.
Si potrebbe riassumere con place for cultural progress: vogliamo che BASE sia un luogo, non uno spazio. Vogliamo che sia una comunità che si occupi di progresso sociale attraverso la Cultura, l’Arte, l’Innovazione la Creatività, che generi esternalità positive per il territorio immediatamente vicino, per la città, ma anche per altre città, se questa sperimentazione si sviluppasse bene.

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