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A proposito di Palazzo Branciforte

  • Pubblicato il: 22/06/2012 - 17:40
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Catterina Seia
Giovanni Puglisi

Palermo ha ospitato  il XXII congresso Acri, in occasione dell’apertura di Palazzo Branciforte da parte della Fondazione Sicilia. Parliamo con Giovanni Puglisi del suo nuovo progetto.
 
 
Molti i suoi incarichi. Presidente Fondazione Banco di Sicilia, Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO.  Una collezione di poltrone.
Mi ricorda una domanda che mi fece un politico, quando mi chiese: «quante cose fai?». Risposi: «Tante, ma le faccio». Sono tutte azioni con lo stesso réseau, riconducibili alle strategie di sviluppo e di potenziamento dei beni e delle politiche culturali, oltre alla education in senso anglosassone, cioè alle politiche sull’educazione. Se mi chiedessero di occuparmi di politiche agricole, con tutto il rispetto, rifiuterei. Un terreno d’interrelazioni, sinergie ed economie.
 
In tempi congiunturalmente complessi, la Fondazione Banco di Sicilia apre un  museo. Perché l’impegno in Palazzo Branciforte?
Il primo punto: è un palazzo che ha una storia di oltre 500 anni, si trova nel centro storico di Palermo e ha svolto nel tempo una funzione sociale e culturale, prima di essere stata sede negli ultimi anni, della Cassa di Risparmio prima e del Banco di Sicilia poi, che l’hanno adeguata alle loro funzioni facendone scempio. È un palazzo significativo per la storia urbanistica della città che è stato violato, come accaduto frequentemente negli ultimi 200 anni ai nostri centri storici,  non  considerati perle, ma luoghi da adattare a chi si succedeva nel tempo. Il secondo punto: il pretesto storico per citare Polibio, consiste nel fatto che l’edificio che era finito nella disponibilità di Capitalia, così come la sede della fondazione Villa Zito. Per evitare che fosse annegato nel patrimonio di Capitalia Leasing e venduto poi a qualche palazzinaro che ne avrebbe fatto un albergo, la Fondazione ha deliberato l’acquisto, per sei milioni di euro. Il primo atto che ho compiuto da Presidente il 30 dicembre del 2005, chiudendo un’attività preparatoria che avevo seguito da vice presidente. Immediatamente abbiamo affidato i lavori a Gae Aulenti, al suo primo incarico in Sicilia.
 
Perché proprio Gae Aulenti?
Sono rimasto incantato, oltre che dalla storia e dalle capacità di questa donna, dal recupero della Gare d’Orsay, trasformata da stazione in gioiello d’organizzazione museale. Ritenevo che Palazzo Branciforte meritasse un destino analogo. I lavori sono stati realizzati a tempo record per un centro storico e per di più a Palermo: tra progetto di restauro, autorizzazioni e scelta dell’impresa siamo partiti a cavallo tra 2007 e 2008 e in poco più di tre anni abbiamo portato a termine l’imponente operazione, sia per le dimensioni che per profondità d’intervento. Ora inauguriamo.
 
A quanto ammontano i costi e quale sarà la destinazione?
Dal punto dei vista dei costi ritengo che sia un’operazione assolutamente esemplare. Si attestano per il restauro sui venti milioni di euro.  Una parte minimale del palazzo ospiterà la nostra sede, che prevalentemente sarà un grande circuito culturale: per la prima volta esporremo tutte le nostre collezioni, tranne quella pittorica che con tutte le opere del Banco di Sicilia che erano sparse per il mondo, sarà ospitata nella pinacoteca della nostra attuale sede di Villa Zito. A Palazzo Branciforte presenteremo per la prima volta quattromila pezzi archeologici (ad oggi erano visibili settecento), le preziose collezioni di numismatica, filatelia, stampe, disegni e  bronzi.
 
Una narrazione identitaria del territorio attraverso la vostra collezione.
Dopo il Museo d’Orsay, Palazzo Branciforte è uno dei migliori restauri dell’Aulenti. Sarà una sede destinata anche al servizio della comunità. Ritengo che quest’operazione di restauro e recupero, per la quali abbiamo investito complessivamente 28 milioni di euro, sia un trasferimento di valore al territorio da parte della fondazione. Abbiamo restituito un bene culturale che riconsegna un respiro al polmone del centro storico e riporta alla gente la ricchezza di un patrimonio artistico non accessibile fino ad ora. Nel restauro, con 500mila euro abbiamo recuperato il grande complesso ligneo dell’Edificio del Monte, ovvero un  luogo  di memoria impressionante,  un unicuum al mondo, in cui la povera gente portava le lenzuola in pegno. Il lavoro di consolidamento realizzato è stato importante perché la struttura poggiava su una base di tufo fortemente a rischio.
 
Una risposta a chi dice che la fondazione non interviene a favore dei musei in apnea come il Riso, o per dare una destinazione ai restauri, come per i Cantieri della Zisa, ma apre una nuova realtà quando altre sono costrette a chiudere.
Si tratta di due questioni differenti. La prima: noi apriamo il nostro museo e ci occupiamo del futuro. Non vogliamo un monumento, una struttura morta, come tante, dopo sei mesi. Abbiamo affidato la gestione di Palazzo Branciforte, a Civita Sicilia, la società di cui siamo soci e con la quale definiamo la strategia d’intervento. Inauguriamo con una prima partnership, con il Gambero Rosso, per un centro di formazione.
L’operazione è rivolta in primis ai siciliani, ma rientra immediatamente in un circuito turistico integrato. E nel palazzo coinvolgeremo i giovani migliori dell’isola, con laurea magistrale in discipline afferenti i beni culturali. La seconda: la valorizzazione della rete museale di Palermo è innanzitutto un diritto/dovere delle Istituzioni locali; anche noi siamo pronti a fare la nostra parte. Il nodo è sempre lo stesso: le priorità della politica! Noi facciamo solo promozione della cultura.
 
Quali costi annua comporta la gestione?
Per la Fondazione aumenteranno i costi fissi perché ci saranno due sedi da gestire. Civita gestirà in autonomia la parte museale e auspichiamo di avere margini da queste voci.
Come influirà questo investimento sulle richieste di terzi?
Abbiamo fatto una scelta strategica che necessita di risorse. Gestiremo con rigore e trasparenza le richieste, dando priorità a quelle che hanno maggiore potenziale di innovazione e di sostenibilità e riguardano la formazione.
Ritornando alle collezioni, in quale opera si riconosce?
La sezione archeologica è eccezionale per quantità e qualità, ma è la collezione delle maioliche che rappresenta l’identità siciliana ed è stata allestita nella sala da pranzo del ristorante Branciforte. Si farà colazione in una sala museale.
 
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(dal XII Rapporto Annuale Fondazioni)