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In occasione di Frieze, lente di ingrandimento su Londra

  • Pubblicato il: 21/10/2011 - 21:30
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DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Santa Nastro
Il pubblico si aggira tra gli stand di Frieze Art Fair. Foto © Giusi Diana

Londra. Il tema «giovani e cultura» è di grande attualità oggi. Quali possano essere le strategie a sostegno di coloro che stanno intraprendendo un percorso di tipo artistico, quali i modi per aiutare i giovani a non rimanere confinati all’ambito nazionale, quali le occasioni formative sono sicuramente dei punti nodali nel dibattito contemporaneo. La Gran Bretagna, un Paese che senz’altro gode di un’offerta culturale notevole, fatta di splendidi musei, calendari culturali di grande interesse, teatri e sale da musica di grandissimo livello, e che soprattutto dimostra di avere un rapporto cultura – cittadino risolto a priori, ha attivato una quantità impressionante di premi, programmi, competizioni, attività che hanno l’obiettivo specifico di promuovere i propri artisti, a tutti i livelli, senza barriere di settore, e di aiutarli nel costruire la propria carriera, con lo specifico obiettivo di incoraggiare un ricambio generazionale sano e, soprattutto, veloce. In questo le fondazioni svolgono un ruolo molto interessante. Abbiamo esplorato qualche esempio, con la lente d’ingrandimento puntata su Londra, la capitale. L’International Art Incubator Foundation, per cominciare, è promotrice del Young Artists Incubator, un’iniziativa recente, completamente gratuita, riservata ai creativi dai 16 ai 35 anni, senza barriere di settore, che ha l’intento di creare un grande database online, ma anche di promuovere eventi quali festival, ma anche un magazine online The Art Voice Magazine, ancora under costruction. Tutte queste iniziative sembrano procedere a rilento, ma sono sicuramente ambiziose. Vediamo cosa salterà fuori. Molto più definito e concreto è il tipo di contributo che offre la Concordia Foundation che si preoccupa di sostenere i giovani musicisti all’inizio della loro carrriera, ma anche di interfacciarsi con il loro pubblico. La cosa veramente interessante è che in questo caso gli artisti non vengono aiutati con una borsa di studio, ma con l’offerta di una concert platform. Ovvero, cari giovani musicisti, vi aiutiamo ad esibirvi non solo a Londra, ma in tutto il mondo. E questa soluzione non ha il sapore, talvolta un po’ tristanzuolo, del saggio di fine anno, ma pone questi ragazzi di fronte ad una prova che è già di per sé professionale, creando, in prospettiva, adulti consapevoli e non pulcini spauriti. La Sorrel Foundation è un altro esempio interessante in tal senso. Dedicata nello specifico a supportare le attività creative delle nuove leve con un’attenzione particolare al design, offre programmi a più livelli, dedicati ai ragazzi delle scuole – anche con connotazioni sociali, vedi «Design out Crime», che parafrasa il libro di Hal Foster per proporre laboratori per ragazzi in contesti difficili - agli artisti delle accademie, agli artisti già tali, che spesso ospita in residenze.  Al di là dei casi specifici, peraltro numerosissimi, è interessante constatare come l’attività di sostegno ai giovani creativi sia una priorità a tutti i livelli. Fa parte di un percorso che ha radici più profonde, che non predilige un tema, piuttosto che un altro a seconda della volontà istituzionale in corso, che accompagna i ragazzi, cominciando con il dare loro un ventaglio di opportunità e degli stimoli che possono arricchire la loro vita. Se poi decidono di fare gli artisti, tanto meglio. Le fondazioni, le istituzioni, sono con loro. E nulla è separato, tutto è collegato e fa capo a un progetto più ampio. E se ci pensassimo anche noi?

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